Eros 19

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Nessuno ha davvero il controllo sul proprio destino.
Eros Knight

Ho preteso di avere il controllo assoluto sul suo corpo, sulla sua vita, sui suoi pensieri, su di lei.

Ho preteso di essere l'unico uomo, nonostante lei non fosse l'unica donna per me.

Ho preteso di possederla, dichiararla mia davanti al mondo intero, proibendo a chiunque di avvicinarsi o anche solo pensare a lei.

L'ho intrappolata in una gabbia dorata, convincendomi che quello fosse il suo posto, che quello che stavo facendo fosse corretto.

Ho manipolato la mia stessa mente per renderla fredda, spietata, capace di trasformarmi nel mostro che quell'essere voleva che diventassi.

Ho giocato con i suoi pensieri, convincendola che fossi l'uomo perfetto per lei.

Ha rinunciato alla sua famiglia e a tutti i suoi amici, per seguire me.

Ha abbandonato i suoi sogni e tutti i suoi obiettivi, per stare con me.

Ha donato la sua verginità a me.

E alla fine, è stata la ninfa a inseguire l'uomo, e l'uomo ad attirare la ninfa.

Molti mi considerano un Uomo, ma io, nella realtà, mi vedo solo come un ragazzino che è stato costretto a crescere troppo in fretta.

Intrappolato in un odio costante, avvelenato dai suoi stessi ricordi e soffocato da una realtà che non gli concede alcuna tregua.

Edgar, in "Re Lear" di William Shakespeare, disse: "Finché possiamo dire: "quest'è il peggio", vuol dir che il peggio ancora può venire.". E io non potrei essere più d'accordo.

Ogni volta che penso che questo sia il massimo dolore che la vita possa riservarmi, accade qualcosa che mi fa ricredere.

Questa volta, però, spero solo di sbagliarmi.

<Ti ha detto qualcosa il medico? I risultati?> domandai, vedendo Isabel entrare nella stanza con il viso pallido.

Lei mi guardò per un attimo, poi scosse la testa e si sedette sulla poltrona senza dire una parola.

<Cos'hai? È successo qualcosa? Sei pallida...> chiesi, cercando di sedermi meglio, appoggiando la schiena contro il cuscino.

Isabel forzò un sorriso. <Sto bene, probabilmente è solo perché sono svenuta, non ti preoccupare. I risultati del test del DNA dovrebbero uscire entro oggi, anche se...>

<Continua.> dissi, facendole cenno con la mano di avvicinarsi.

Lei si alzò, sedendosi accanto a me. <Ho paura. E se quello che ha detto il medico fosse vero?>

<Non lo è. È impossibile che sia vero. Mia madre me l'avrebbe detto, anche se fossimo stati solo cugini lontani.> le asciugai le lacrime con il dorso della mano. <Tranquilla, il medico avrà sicuramente solo letto male le analisi. E quando uscirà il risultato del test, non riuscirà ad alzare lo sguardo per la vergogna.>

Lei annuì, stringendomi in un abbraccio. <Lo spero... potrei impazzire.>

Sentii le sue lacrime calde scorrere sulla mia pelle. <Anch'io.> sussurrai, sentendo il peso di ogni lettera.

Io e Isabel imparentati? No, è impossibile. Mia madre, sua madre, suo fratello, chiunque ce l'avrebbe detto. Chiunque.

Noi non siamo mai stati solo amici. Da sempre abbiamo dichiarato di stare insieme, di essere molto intimi. Rifiuto di credere che qualcuno possa nascondere una simile verità a due bambini.

The Promise 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora