Diamond 6

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L'uomo è infelice perché non sa di essere felice. Soltanto per questo. Questo è tutto, tutto! Chi lo comprende sarà subito felice, immediatamente, nello stesso istante.
Fëdor Dostoevskij

L'ha chiesto.
Me lo ha chiesto.
Ancora non riesco a crederci.
Dopo tutto quello che è successo ha avuto il coraggio di farmi quella domanda.

Non ho mentito. Ma, allo stesso tempo, non ho detto tutta la verità... Non mi ha chiesto esplicitamente di sapere tutto. Mi ha solo domandato il motivo che mi ha spinto a lasciare tutto e trasferirmi in Brasile. Non ha specificato di voler conoscere TUTTA la verità.

Ho agito nel modo giusto. Lui non merita di sapere.

Cosa avrebbe fatto in caso contrario? Cosa avrebbe fatto se gli avessi rivelato che la mia promessa principale era di sposarlo?

No. Non gli permetterò di continuare a ricoprire il ruolo di eroe, non gli darò questa soddisfazione.

Mi ha mentito. Mi ha ingannata. E ora mi tiene rinchiusa in questa stanza come un cagnolino. Come fossi di sua proprietà. Come se la mia parola non valesse nulla e la mia vita dipendesse completamente da lui.

Mi sento soffocare. La bambina mi sta aspettando e io sono qui. La sto deludendo, di nuovo. Lei vuole parlare, darmi consigli, aiutarmi e invece io sono rinchiusa da un pazzo assassino.

Mi ha salvata da una umida cella solo per rinchiudermi in una gabbia dorata.

Colpii la porta con violenza. <EROS! EROOOOS! APRI! SO CHE MI SENTI, APRIIII!> gridai, sentendo la gola dolere per tutte le ore trascorse ad urlare.

Mi guardai intorno. La stanza era molto grande, con delle finestre dotate di inferriate, completamente oscurate, prive di riflesso. Le pareti erano bianche, così come le lenzuola, mentre i cassetti e l'armadio erano dorati.

Sembrava una delle stanze della clinica Lux...

Mi alzai, avvicinandomi all'armadio e lo aprii. All'interno c'erano canottiere, magliette a maniche corte, pantaloncini e pantaloni lunghi, reggiseni e mutandine. Nemmeno una felpa. Nemmeno una maglia oversize a maniche lunghe.

Inspirai profondamente, colpendo un'ultima volta la porta con forza.

<Come una bambola...> sussurrai, fissando un punto imprecisato sul pavimento. <Come una bambola...> ripetei, sentendo la testa girare.

<COME UNA BAMBOLA! COME UNA BAMBOLA! COME UNA BAMBOLA! COME UNA BAMBOLA!> le lacrime rigarono il mio viso mentre le gambe cedevano facendomi cadere a terra.

<Io non sono tua... Io ho sempre desiderato appartenere a me stessa...> non riuscii a trattenermi e iniziai a piangere senza alcun controllo. <Perché mi fai questo...> strinsi i pugni con forza e mi alzai, asciugando le lacrime.

<Tranquilla, Diamond, conta. Conta, Diamond. 1 battito. 2 battiti. 3 battiti. 4 battiti.> camminai avanti e indietro per la stanza, tenendo gli occhi chiusi e cercando di concentrarmi solo sui miei battiti.

Cercando di non pensare a Eros e a tutto quello che mi sta accadendo. <36 battiti. 37 battiti. 38 battiti. 39 battiti.>

<Diamond...> aprii gli occhi voltandomi verso la voce appena udita.

<Brayan!> esclamai, correndo verso di lui e abbracciandolo. <Sei qui. Non mi hai lasciato come tutti gli altri.> lo strinsi con più forza. <Dobbiamo andare. Dobbiamo uscire da qui prima che torni.> sciolsi l'abbraccio, prendendo la sua mano e dirigendomi verso la porta aperta.

<Non possiamo.> rispose Brayan, fermandomi.

Mi voltai verso di lui. <Cosa intendi?> chiesi, sperando che non dicesse quello a cui stavo pensando. <Brayan, sono io, Diamond. E tu sei mio amico, ricordi?> domandai, avvicinandomi a lui.

The Promise 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora