Diamond 26

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La canzone che consiglio per questo capitolo è: "Without You" di Ursine Vulpine e Annaca, che vi lascio di seguito🤍

Ama, ama follemente, ama più che
puoi e se ti dicono che è peccato ama
il tuo peccato e sarai innocente.
William Shakespeare

<Chi?> domandai, alternando lo sguardo tra Isabel ed Eros. <E, soprattutto, perché sei pieno di sangue?> aggiunsi, fissando l'enorme macchia sulla camicia all'altezza del suo cuore.

Lui mi prese le mani tra le sue e, con un gesto dolce, le avvicinò alle labbra, posando un leggero bacio. <Ti ricordi la nostra prima conversazione? Hai lanciato un vaso contro di me. Anche quel giorno ero pieno di sangue.>

Conversazione? No...

Mi venne da ridere al ricordo.

Lui l'ha definita una conversazione, per me, invece, era stata una discussione. Lo avevo accusato di aver contribuito al mio stato, senza sapere che era stato proprio lui a salvarmi.

Mi ha salvata allora e continua a salvarmi anche adesso.

<Te lo eri meritato. Avresti potuto dirmi la verità subito, senza giri di parole.> risposi con un sorriso ironico.

<Non me ne hai dato il tempo, hai subito tratto le tue conclusioni.>

<Ah sì, certo. Ti ricordo che le tue prime parole sono state: "Dirò loro di rimuovere qualsiasi oggetto tagliente o appuntito.".> lo imitai, abbassando la voce per cercare di riprodurre il suo tono autoritario. <Un ordine. Il tuo primo approccio è stato dare un ordine, sottolineando la tua superiorità.> sorrisi, e lui fece lo stesso, prima che entrambi ci ricordassimo dove fossimo e che cosa era appena successo.

<Io...> iniziò, ma lo interruppi prima che potesse continuare.

<Eri un angelo.> dissi con dolcezza. <Quando sei entrato... wow. Non avevo mai visto un uomo come te. Indossavi un camice bianco, simbolo di purezza, e sotto una camicia molto aderente dello stesso colore. I tuoi occhi brillavano: all'inizio sembravano castani, ma poi il sole ti ha illuminato e hanno rivelato mille sfumature dorate. Ho sentito il loro calore, il profumo del miele che avrei voluto assaporare per il resto della mia vita. Sembravi un dio caduto dall'Olimpo, un angelo senza ali. Le tue labbra erano lucide, i tuoi capelli pettinati alla perfezione. Eri l'incarnazione dell'autorità, ma anche la prima mano che mi sia stata tesa dopo la morte di papà.> alzai gli occhi verso di lui, posando le mani sul suo petto.

<"Eri"? Cos'è cambiato?> domandò lui, con esitazione.

<Questo.> alzai le mani, mostrandogli come si fossero sporcate di sangue. <Il sangue.>

<Ho cercato di tenerti lontano, io->

<Shh> lo interruppi di nuovo, posando un dito sulle sue labbra. <Sono io che ho deciso di venire in Brasile, io che ho scelto di stare con te. Tu non hai colpe. E a me va bene questo sangue. È giusto che i peccatori vengano puniti. Non mi allontanerò solo per qualche goccia...>

Lui mi guardò per un attimo, poi, senza dire una parola, iniziò ad aprire i bottoni della camicia.

<Tu...> balbettai, senza riuscire a completare la frase mentre indietreggiavo di qualche passo, fissando la ferita, incredula.

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