Eros 18

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E in un attimo, la vita può essere stravolta completamente.
Una semplice parola, un'informazione inaspettata, e ogni certezza può svanire.
Eros Knight

Per un istante vidi tutto bianco, un bianco che mi riportò alla mente la clinica Lux. Peccato fossi in Germania, non in Brasile, e in un ospedale.

Strinsi gli occhi con forza quando il dolore all'addome si fece sentire, ricordandomi della ferita.

Quella psicopatica di Victoria mi ha colpito...

Sorrisi al ricordo.

...ma non è riuscita a uccidermi. Povera, quasi mi fa pena. Così tanti chilometri, così tanta fatica per varcare il confine e alla fine non è riuscita nemmeno a farmi finire in coma.

Provai ad alzarmi, ma ogni muscolo del mio corpo si ribellò, rendendo impossibile quel movimento.

Respirai a fondo, con una smorfia di dolore incisa sul volto, finché non alzai lo sguardo davanti al lettino, sorrisi, vedendo Isabel esausta, che dormiva rannicchiata sulla poltrona, ancora vestita con gli abiti di quella sera.

Tolsi la flebo e mi sedetti, cercando di alzarmi. Appoggiandomi al muro, provai a stare in piedi, ma finii per urtare la flebo, facendola cadere a terra.

<Eros...> sussurrò lentamente, prima di alzarsi e correre verso di me. <Eros!> esclamò, stringendomi in un abbraccio così forte che sentii il suo cuore battere contro il mio. <Ho avuto molta paura... pensavo di perderti...> aggiunse, con le lacrime che le rigavano il volto.

Con molta fatica, le strinsi la vita con un braccio, appoggiando la testa sulla sua. <Sfortunatamente per voi, sono ancora vivo.> risposi, un dolore insopportabile mi pervase appena sorrisi alla mia stessa battuta.

<Stupido.> affermò, incrociando il mio sguardo con un sorriso e le lacrime agli occhi prima di alzarsi sulle punte, posando un delicato bacio sulle mie labbra. <Devi riposare, l'operazione non è stata per niente facile.> disse con dolcezza, aiutandomi a tornare a letto.

Mi distesi con un gemito soffocato e lei mi coprì con il lenzuolo prima di riempire un bicchiere d'acqua e porgermelo. <Niente scuse. Devi bere.> ordinò, con un tono che non ammetteva repliche.

Alzai le mani in segno di resa e presi il bicchiere, bevendo lentamente. <Diamond? È qui?>

Lei scrollò le spalle con indifferenza. <Non lo so.> rispose. <Non l'ho sentita, credo sia alla villa.>

Annuii alla sua affermazione, deglutendo a vuoto. <Chiama Brayan e chiedi di lei.> ordinai, avvertendo il dolore farsi più intenso ad ogni parola pronunciata.

<Sei tornato dalla morte e la prima cosa a cui pensi è lei?> sospirò profondamente prima di avvicinarsi, stringendo la mia mano con delicatezza. <Victoria è stata arrestata. Ti prego, torna con me in Brasile, torna al Königloom, torna alla clinica Lux, torna da me. Rivoglio la vita che avevamo. Rivoglio l'uomo che conoscevo.> sussurrò, sedendosi accanto a me. <Il titolo di Alpha è tuo di diritto. Reclamalo e metti fine a questa guerra.>

Le accarezzai il viso con dolcezza, sistemandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. <Victoria non resterà in carcere. La farò uscire.> risposi.

<Cosa?!> esclamò, guardandomi incredula. <Perché?> chiese, confusa.

Sorrisi alla sua reazione, nonostante il dolore crescente che mi rendeva difficile persino respirare. <Ho ucciso sua madre e ho causato la morte di suo padre. So cosa vuol dire crescere senza una famiglia, e io, volontariamente o meno, ho distrutto la sua, solo per il potere.> una fitta al petto mi costrinse a rimanere un attimo in silenzio, deglutii a vuoto prima di continuare. <Le devo una nuova vita. Victoria ha sofferto, e sarebbe codardo da parte mia non riconoscerlo. Certo, non è un angelo, mi ha fatto del male, e non dimenticherò mai come si è vendicata la prima volta, ma...> abbassai lo sguardo, non riuscendo a completare la frase.

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