Un palazzo nella piana

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Il fiato le si mozzò in gola e la portò a socchiudere le labbra, incapace di produrre alcun suono se non un rauco lamento. Perché il destino si burlava di lei?

Le era bastato un attimo per credere di avere davanti a sé Ben con quel suo sorriso inconfondibile e quegli occhi simili a due gocce di miele. La sua mente si era divertita a tirarle un brutto scherzo.

Come se quella situazione non fosse già agghiacciante di suo...

Aura sbatté più volte le ciglia e riuscì a focalizzare meglio la figura che le si era parata davanti.

Finì per credere che non poteva fidarsi nemmeno dei suoi occhi, che la illudevano che Ben fosse ancora vivo.

La voce profonda dell'uomo la riportò alla realtà. "Non può restare qui. Non riesco a capire come quegli inetti dei miei colleghi abbiano potuto lasciarla passare!"

Aura non aveva il coraggio di parlare; si limitava a osservare il suo volto ricercando quegli occhi color ocra che lei tanto amava.

Al loro posto, su quel volto abbronzato e squadrato, vi erano due anonime biglie nocciola. I muscoli del viso erano contratti in un'espressione severa e un pizzetto castano incorniciava le sue labbra sottili che non temevano di nascondere tutta l'autorevolezza che la sua voce trasmetteva.

Quella persona non era Ben, e Aura per un attimo si sentì mancare. Era stata ingannata dai suoi stessi occhi, dalla sua stessa mente che sperava di rivederlo ancora vivo.

L'uomo corrugò la fronte, increspando quel volto autoritario.

Aura abbassò lo sguardo e le sue guance si tinsero di rosa, vergognandosi di averlo guardato per troppo tempo. "M-mi dispiace... Io sono... un'amica di Ben" spiegò, tentando di mantenere la calma e non sapendo come definire il suo rapporto con il commissario.

L'uomo le lasciò il braccio. "E come si chiama?"

La donna alzò lo sguardo e con fierezza rispose: "Aura. Aura Chau."

Non appena il poliziotto sentì quel nome, le sue labbra si curvarono in un sorriso compiaciuto, mostrando una dentatura perfetta. "Finalmente ci conosciamo, signora Chau. La sua fama la precede."

Aura rimase bloccata e si chiese perplessa cosa volesse dire con quelle parole.

L'uomo indicò il lenzuolo bianco. "Sono il migliore amico di Ben, lui mi ha parlato molto spesso di lei." Mise le braccia conserte e la squadrò dalla testa ai piedi. "E devo dire che i suoi racconti superano ogni aspettativa. Lui mi aveva detto di aver incontrato una bella donna, ma... non mi aspettavo che lei lo fosse davvero. Sa, lui con il genere femminile ha dei gusti piuttosto particolari..."

Aura non lo stava nemmeno ascoltando, i suoi occhi erano continuamente rivolti verso il lenzuolo bianco vicino a loro.

Si accorse del momento di silenzio e replicò: "Posso sapere con chi ho il piacere di parlare?"

Lui le prese una mano e si inchinò, sfiorandole le labbra. "Sono il commissario Luke Lành. Per me è un piacere fare la sua conoscenza."

Lei alzò un sopracciglio, ancora confusa. Non riusciva a credere che Ben fosse morto, né tantomeno che quell'uomo le avesse davvero fatto il baciamano.

Erano anni che qualcuno non si comportava in modo così gentile con lei.

Si voltò di nuovo verso il lenzuolo bianco. "Beh, avrei preferito conoscerla in una circostanza diversa..."

"Anch'io, glielo assicuro" commentò il commissario, velando la sua voce profonda di una sfumatura cupa. "Non posso ancora crederci. L'ultima volta che ci siamo parlati, ieri mattina al telefono, lui era felice. E ora non riesco a concepire il fatto che... non sia più tra noi."

Chiave: verità e menzognaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora