Un'attrazione fatale (parte quinta)

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Aveva pronunciato quel discorso a ruota libera, senza pensarci

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Aveva pronunciato quel discorso a ruota libera, senza pensarci. Il suo tono di voce si era alzato dopo ogni parola che era uscita veloce dalla sua bocca.

Abbassò lo sguardo e rimase sorpreso dal suo stesso atteggiamento così spavaldo. Forse aveva pompato troppo quel discorso, ma in fondo aveva detto la verità: quel flauto era un pericolo pubblico.

Il capo si tolse di nuovo gli occhiali e asciugò una goccia di sudore che rigava il suo volto alabastrino. "Non mi stai chiedendo nulla di illegale, però... non dipende solo da me. Bisogna informare il Museo Nazionale di Londra e la Galleria in cui sono custoditi i quadri di Cozens."

Seguì una lunga pausa in cui il suo capo si limitò a tamburellare nervosamente il dito sulla scrivania. Conosceva bene quel tic, significava che stava prendendo in considerazione la sua proposta.

"Sai perché ho scelto te e non altri poliziotti, vero?" domandò, puntando i suoi occhi pece in quelli color ambra del commissario.

Ben rimase sorpreso, ma rispose con sicurezza: "Per la mia capacità di discernere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato."

"Esatto..." pronunciò in un soffio il suo capo. Smise di muovere il dito. "Voglio fidarmi, ma sappi che se qualcosa andrà storto, ne pagherai le conseguenze."

Con lo stesso dito di prima indicò la finestra. "Se fallisci, ti mando a dirigere il traffico delle imbarcazioni lungo il Mekong... e non sto scherzando."

Ben annuì e lo rassicurò: "Non si preoccupi. Andrà tutto per il verso giusto." Appoggiò il gomito sulla scrivania e continuò: "Dobbiamo solo parlare con Il Museo Nazionale di Londra e con la Galleria."

***

Pip e Aura erano seduti nell'ufficio di Ben e stavano in silenzio. Entrambi prestavano attenzione per captare dei passi provenienti dal corridoio. Stavano aspettando l'arrivo del commissario e speravano che aprisse quella porta il prima possibile.

A un certo punto il ragazzo si alzò e fissò spazientito l'orologio appeso alla parete. "Sono stanco di aspettare!" e si avvicinò alla porta. "È passata mezz'ora, non possiamo stare ancora qui!"

La madre si girò verso di lui. "Calmati, Pip. Il commissario e il suo capo stanno discutendo su un argomento importante, non possono prendere una decisione affrettata!"

Lui si avvicinò alla madre. "E se avessi sbagliato a consegnargli il flauto? E se adesso se lo tenesse? E se..."

Lei lo interruppe: "Ti prego, basta! Capisco la tua agitazione, però io... mi fido di lui. Siamo in buone mani, tranquillo."

Il figlio sbuffò e si sedette. "Da dove viene tutta questa convinzione? Fino a qualche ora fa avevi persino paura di entrare in commissariato e descrivevi i poliziotti come se fossero dei criminali e adesso ti fidi di lui?"

Chiave: verità e menzognaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora