A Luang Prabang il sole splendeva alto nel cielo. I suoi raggi entravano prepotenti nelle case degli abitanti della cittadina. Pip andò all'ospedale per vedere Caroline e passò negli stessi luoghi in cui sua madre era stata ricoverata. Il ragazzo attraversò un lungo corridoio al piano superiore e incontrò degli infermieri. In fondo al reparto vide una stanza, dove fuori era posta una targhetta: «Hòng Caroline».
La porta era semiaperta e si sentiva uno strano clima. Il ragazzo entrò in una piccola camera, dove c'erano due finestre e le tende impedivano ai raggi del sole di entrare. Caroline era a letto e aveva i capelli biondi sul volto. Appena vide il ragazzo, lo guardò fisso negli occhi. Pip rimase immobile: la persona che aveva davanti sembrava debole e triste.
Per cinque minuti il tempo si fermò: i due sentirono delle risate e nella loro mente si formarono molti ricordi sulle lunghe passeggiate nel centro storico di Luang Prabang. La ragazza cominciò a parlare con voce tremante: "Mi sono divertita in questi giorni: ho trovato una persona speciale con la quale è piacevole parlare e scherzare. Io mi sono fidata di te." Pip disse indeciso: "Non è colpa mia: se tuo padre non avesse deciso di prendere il flauto, adesso sarebbe ancora vivo." La ragazza scostò i capelli dal volto e il giovane vide i suoi occhi rossi e scavati: "Mi hai indotto ad accettare... ti sei approfittato di me per i tuoi scopi! Hai sfruttato la capacità di falsificare le firme e la mia debolezza!" Pip prese coraggio: "Non ti ho costretta: potevi decidere. Io volevo soltanto realizzare il sogno di mio padre!"
Restarono qualche secondo a guardarsi e poi il giovane disse: "È una situazione difficile quella che stai vivendo: la morte di una persona cara è sempre un brutto colpo, soprattutto se è stata un punto di riferimento. Anch'io ho sofferto molto quando mio papà è morto." La ragazza sorrise amaramente: "C'è una differenza: tuo padre è stato colpito da una malattia, mentre il mio è stato ucciso dal suo desiderio di apparire fiero ai miei occhi. Forse credeva che il suo insuccesso professionale potesse essere motivo di vergogna per me nei suoi confronti. Il tuo è un paragone che non regge." Pip cercò di spiegare quanto fosse dispiaciuto, ma la giovane lo bloccò: "Sono finita in ospedale perché ho tentato di suicidarmi: io non ho più un motivo per vivere. Come posso sopportare questo peso?" Il ragazzo disse confuso: "Non è possibile quello che hai appena detto. Ci conosciamo solo da una settimana, però ho capito che sei una ragazza forte, decisa, con solidi principi e soprattutto solare, che sa sempre ridere e scherzare. Mi hai raccontato che hai passato dei brutti momenti anche quando la tua migliore amica si è suicidata: in quell'occasione hai saputo guardare avanti. Sostenevi che lei ti vedesse da lassù e ti sostenesse nelle situazioni difficili. Credo che questa sia una di quelle, forse la più terribile. Considera la tua sopravvivenza come il fatto che lei ti abbia salvato. Le persone care scomparse sanno il nostro futuro e in qualche modo impediscono che non si compia secondo le circostanze. Probabilmente è successo lo stesso con te." "Adesso vattene... e non ti permettere mai più di parlare di lei!" disse arrabbiata Caroline. Il giovane la ascoltò e si avviò verso la porta, chiudendola dietro di sé.
In reparto vide Helen e la salutò: anche lei era molto provata per l'accaduto. La donna era rossa in volto e sedette chiedendogli di parlare. Lui accettò e la madre della sua amica chiese le motivazioni che l'avessero portata a tentare il suicidio: "Io credo che tu ne sia a conoscenza: in questa settimana siete stati molto tempo insieme e forse ti ha confidato un suo malessere interiore." Pip accennò un sorriso: "Io sono a conoscenza di tutto, però è suo dovere confidare quello che l'ha spinta a un gesto così estremo. Ti avverto che la verità sarà dolorosa, però credo sia meglio raccontare i fatti come si sono svolti, piuttosto che una bugia, probabile causa di altre disgrazie." Helen lo guardò andarsene, le sue parole l'avevano spaventata, ma aveva apprezzato la sincerità.
All'una del pomeriggio a Roma Elena e Mariano s'incontrarono per pranzare insieme in un bel ristorante nel centro della città. Si trovavano su una piccola terrazza che si affacciava sui tetti della capitale d'Italia. Il caldo era molto forte, ma nonostante ciò nel mese di agosto si potevano vedere molti turisti intenti a scattare fotografie vicino ai monumenti che rappresentavano la storia del Paese. L'allegria delle persone contagiò Elena, che però notò lo sguardo cupo del marito e gliene chiese il motivo. Il Presidente del Consiglio non riuscì subito a trovare le parole giuste e poco dopo cercò di introdurre l'argomento di cui voleva parlare: "Sei contenta di partire domani per Mirano?" Lei annuì dicendo che ormai mancasse solo una settimana alla fine della serie di iniziative benefiche da lei organizzate: "Mi dispiace restare via per altri sette giorni, però è interessante essere organizzatrice di eventi, anche se penso sia difficile gestire il tempo. L'abilità di coordinare te stesso e i tempi di lavoro di tutto il team è complicata, ma aiuta notevolmente la gestione di uno spettacolo, una beneficenza o una fiera. Una parte fondamentale del mio mestiere è la passione: senza di essa non è possibile sopportare le frustrazioni e fallimenti che possono accadere. Posso insegnare come gestire il tempo, ma non a divertirsi." Il marito sorrise, versò del vino nel suo bicchiere e disse: "Il tuo discorso potrebbe essere applicato anche nella vita: non ha senso restare con una persona se non senti dell'attrazione verso di lei." La moglie non capì e lui spiegò meglio: "Deve essere difficile condurre due vite parallele." Elena gli chiese di parlare chiaramente, Mariano prese il bicchiere, bevve un sorso di vino e sorrise: "Dopo il racconto del rapimento e il del tuo desiderio di non voler mandare in carcere Pietro, ho capito che tra voi due sta nascendo un sentimento e ho messo sotto controllo il tuo cellulare." La donna lo fissò confusa, si guardò intorno per assicurarsi che nessuno avesse sentito e gli chiese come si fosse permesso di dubitare di lei. Mariano sostenne che i suoi dubbi fossero diventati delle certezze: aveva intercettato una telefonata proprio con Pietro. Lei si mostrò fredda e distaccata: "Se non ricordo male, gli ho detto di sparire dalle nostre vite perché io amo solo te!" "Come credi ci si senta a trovarsi davanti un'altra persona? La stessa che hai sposato e con la quale hai due splendidi figli... scusa, mi sono sbagliato, una meravigliosa fanciulla!" tuonò il padre di Ilaria. Elena gli disse di abbassare la voce: "Forse ho sbagliato a mentirti riguardo Carmine, però questa è l'unica mia colpa: io vado a Mirano per organizzare una serie di iniziative benefiche in uno dei più importanti circoli della cittadina, il Club del Tennis... sicuramente non per rivedere Pietro. Quando l'ho incontrato, mentre eravamo in vacanza, non ho sentito nulla a livello emotivo!" Mariano la guardò fissa negli occhi: "Come posso crederti dopo che mi hai mentito per dodici anni? Ti rendi conto che il nostro matrimonio si basa su una bugia?" Lei annuì e Mariano le disse di spiegare di cosa avessero parlato durante il loro incontro. Elena confessò: "La sua proposta è stata sconvolgente: mi ha detto che aveva intenzione di ricattarti dicendo di averci rapito. Io l'ho assecondato solo perché credevo che fosse un modo per capire quanto tu potessi soffrire per la mia mancanza dopo la litigata alla serata di gala. Sono fuggita con la consapevolezza di aver provocato solo dolore con questa scelta. Ho sbagliato e mi dispiace, però ormai non si può ritornare indietro. Bisogna affrontare le conseguenze del mio tradimento, prima del nostro matrimonio, con Pietro. Sia ben chiaro, però, che io non sto rinnegando Carmine, perché dall'unione con lui è nato un ragazzo bellissimo e volenteroso." "Non credi che io possa vederlo con occhi diversi adesso?" chiese Mariano. La donna scosse il capo e gli prese le mani: "Pietro è il suo padre biologico, mentre tu sei colui che ha visto alla nascita, quando ha cominciato a camminare, a parlare... Tu sei stato presente alle sue recite e l'hai consolato quando era triste. Pietro non si è sentito all'altezza e mi ha lasciato gestire questa difficile situazione da sola. Al momento in cui mi hai chiesto di chi fosse il bambino, prima della sua nascita, ho risposto che fosse tuo perché sapevo che altrimenti mi avresti abbandonata." "Ora come credi che mi comporti?" chiese velocemente il Presidente del Consiglio togliendo le mani dalla stretta della moglie. Elena disse di non poter buttare dodici anni della sua vita: "Nonostante ti abbia mentito, sono sincera quando dico di amarti: se potessi decidere tra te e lui, io sceglierei sempre la persona dagli occhi azzurri che ho incontrato in quell'hotel di cui io sono impazzita. Ho provato per Pietro solo una piccola cotta ed è stato un momento di debolezza." Lei prese le mani di Mariano: "Scusa, ti giuro che non vedrò più Pietro." L'uomo provò a ragionare: "Se io mi trovassi al suo posto, è ovvio che vorrei avere dei diritti nei confronti di Carmine. Può capitare di non sentirsi pronti a essere padre." "Forse hai ragione, però avrebbe dovuto affrontare la sua paura. Anch'io sono stata spaventata quando lui è nato, però ho avuto la forza di andare avanti." spiegò Elena.
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Chiave: verità e menzogna
Adventure(In revisione) Primo volume. Pip vive con i genitori in un piccolo villaggio del Vietnam e in seguito a un doloroso lutto entra in possesso di un misterioso flauto. Questa scoperta segnerà l'inizio di un lungo viaggio verso Londra, durante il quale...