Ben si irrigidì. Doveva uscire di casa il prima possibile e, conoscendo la testardaggine di Bet, sapeva che bere quel tè era l'unico modo per spingerla ad andarsene.
Allungò la mano per prendere la tazzina, ma lei per un attimo la ritrasse. Fu solo per pochi secondi, i due si scambiarono uno sguardo intenso, indecifrabile.
Lui la guardava con odio, lei invece... forse con pena.
Piccato, lui afferrò con prepotenza la tazzina e bevve il contenuto tutto d'un sorso.
Il liquido, ormai quasi a temperatura ambiente, si spanse come una cascata lungo la sua gola, provocandogli un gusto strano, quasi acido.
Le labbra di Bet si aprirono per pochi impercettibili secondi, come se le fosse sfuggito qualcosa come Scusa.
Lui non prestò attenzione a quel gesto e si voltò stizzito.
Un imprevedibile conato di vomito lo colse all'istante.
Si girò verso di lei per parlare, ma la voce gli si era bloccata sul nascere, come se le sue corde vocali fossero troppo rigide.
Aprì la bocca per inspirare, ma un dolore lacerante gli oppresse la cassa toracica, percependo due braccia invisibili che stavano cercando di ridurla a un mucchietto d'ossa.
Si sentì soffocare e spalancò gli occhi, guardando in faccia colei che stava ponendo fine alla sua vita.
Un'invincibile forza lo trascinò verso il basso contro la sua volontà, come se gli arti non rispondessero più ai comandi del cervello.
Sbatté la testa contro una gamba del tavolo e fissò imperterrito il soffitto bianco, bianco come quel mondo che di lì a poco avrebbe raggiunto.
Un viso familiare si frappose tra lui e quella visione: Bet lo guardava soddisfatta, le labbra tirate in un sorriso malvagio e gli occhi che brillavano di odio, ribollivano di rabbia.
Ben capiva tutto, si rendeva conto che stava per morire e in quel momento si ricordò che lì, in quella casa, loro non erano soli. C'era Pip nell'altra stanza e di sicuro stava guardando quella scena. Perché non interveniva? Perché non bloccava il crudele destino dal volto di donna che stava distruggendo ogni speranza di vivere una vita serena?
Ben sapeva già la risposta, gliel'aveva data Pip poco prima quando aveva parlato della madre: perché aveva paura, paura di fare la sua stessa fine.
Doveva salvarsi con le sue sole forze, quella era la sua unica speranza.
Tentò disperatamente di muovere le gambe, ma non ci riusciva. Sembravano di piombo, gli arti legati da catene mentali che gli rodevano quel poco di lucidità rimasta.
A un certo punto, le finestre attraverso le quali vedeva il mondo si chiusero, piano e controvoglia.
Le mani stavano assumendo un colorito biancastro, il cuore stava battendo gli ultimi battiti, i pugni chiusi erano l'unica traccia ancora viva e, ostinati, non volevano mollare la presa.
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Chiave: verità e menzogna
Adventure(In revisione) Primo volume. Pip vive con i genitori in un piccolo villaggio del Vietnam e in seguito a un doloroso lutto entra in possesso di un misterioso flauto. Questa scoperta segnerà l'inizio di un lungo viaggio verso Londra, durante il quale...