Un'attrazione fatale (parte ottava)

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Qualche secondo dopo Pip era vicino al mezzo

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Qualche secondo dopo Pip era vicino al mezzo. L'aria gli accarezzava i capelli, lo sguardo si spostava di continuo verso la grande e lunga cassa che stava per essere trasportata nell'aeroplano: era quella in cui, prima, era stato riposto il cofanetto con il flauto. Il ragazzo non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. 

Toccò il legno chiaro, sul quale si distinguevano delle sfumature scure e un numero di riconoscimento. 

Una scarica di adrenalina gli provocò un brivido e il suo cuore cominciò a battere sempre più forte. Il flauto non era al sicuro, lo sentiva. Non avrebbe dovuto accettare di spedirlo a Londra. Suo padre era stato chiaro nel sogno: gli aveva detto di seguire sempre il suo cuore, che in quel momento lo stava pregando di entrare nel contenitore per accertarsi del destino del flauto. 

Aprì la cassa socchiusa e guardò verso l'aeroporto. Sua madre avrebbe capito le sue ragioni. 

Girò la testa per accertarsi che fosse solo ed entrò lì dentro, sempre più sicuro della sua decisione.

Dopo qualche secondo, la sua testa era rivolta verso l'alto e lui stava cercando invano di trovare una posizione comoda per braccia e gambe. 

In quel momento sentì delle voci e subito dopo uno scatto, segno che la cassa era stata chiusa. 

Deglutì ed ebbe la sensazione che il suo cuore fosse stato schiacciato. 

Pip era claustrofobico.

***

In poco tempo la cassa fu trasportata sul mezzo, che partì dopo qualche minuto.

Ben e Aura si avvicinarono al vetro che si affacciava sulla pista e guardarono l'aeroplano prendere quota.

La donna controllò dove fosse il figlio, ma non lo vide.

Corrugò la fronte e affinò la vista per riuscire a scoprire il punto in cui si trovava Pip.

La pista era deserta e un nodo di preoccupazione le attorcigliò la gola.

Si diresse verso la porta e la aprì con uno scatto fulmineo.

Ben la seguì richiamandola, ma lei continuava a camminare guardandosi attorno.

"Pip!" urlò lei, girando su se stessa. "Pip!" gridò con più impeto. "Pip, dove diamine sei?" strillò con tutto il fiato che aveva in corpo.

Gli occhi cominciarono ad appannarsi e un improvviso brivido di freddo la investì.

"Pip, ti prego, dove sei?" gridò calcando sulle ultime lettere.

Vide due figure arancioni che si stavano avvicinando a lei, ma la sua attenzione fu rivolta verso l'alto: l'aeroplano era partito, ormai sembrava un puntino nel cielo.

"No... non può essere" commentò tra sé e sé con gli occhi sgranati e la saliva a zero.

Sentiva che quel volo si sarebbe trasformato in un incubo.

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