Aura era immobile e le sembrava ancora di percepire il suo respiro sulla pelle. Com'era possibile? Come poteva anche solo desiderare di sfiorare le sue mani dopo aver parlato di suo marito?
Si allontanò da quella posizione e cambiò argomento. "Secondo lei, il padre della vittima sapeva delle minacce rivolte al figlio?"
"Non lo so, ma avrebbe dovuto dirglielo" spiegò lui, mentre stava sciacquando il bicchiere.
Aura mise le braccia conserte. "Forse non gliene ha parlato perché voleva proteggerlo."
Quell'argomento la toccava molto da vicino.
Ben cominciò a ridere e asciugò il bicchiere. "Certo, e da quando mentire è sinonimo di proteggere?"
Lei si sentì punta sul vivo. "E se si fosse limitato solo a omettere quel... dettaglio?"
Il commissario sistemò il bicchiere sulla credenza e la guardò intensamente. "Se c'è una cosa che odio delle persone, è proprio la vigliaccheria. Nella vita bisogna assumersi le proprie responsabilità. Odio l'ipocrisia che regna al giorno d'oggi..."
Aura non sapeva come replicare, era bloccata.
Lui continuò: "S'insegna ai bambini che non bisogna mai raccontare le bugie e poi siamo noi i primi a dirle per paura di affrontare le conseguenze delle nostre azioni. Non le sopporto..."
Aura commentò: "È un discorso molto interessante, ma allora perché prima, in commissariato, ci ha rassicurato sul fatto che aveva una camera degli ospiti? Non ci ha mentito anche lei?"
Il commissario sorrise e alzò le mani.
Aura, con più sicurezza, dichiarò: "Vede? Mentire è inevitabile, anche per le più piccole sciocchezze. Le menzogne sono la più grande verità che gli uomini si siano mai raccontati."
Dopo quelle parole, si diresse verso l'uscita della cucina.
Si voltò e, appoggiandosi alla porta, lo salutò: "Buonanotte, commissario Bao."
"Buonanotte, Aura."
Lei rimase sorpresa del fatto che l'avesse chiamata per nome e restò a fissarlo, imbambolata. Quella voce così rassicurante, quegli occhi così simili a quelli del marito, quel sorriso disarmante in grado di sciogliere ogni tristezza.
Quando si rese conto che era rimasta a osservarlo, abbassò lo sguardo, si limitò a sorridere e lasciò la cucina.
Si recò nella camera da letto del commissario, cercando di camminare piano per non svegliare Pip.
Nonostante il buio riuscì a orientarsi e si sedette sul letto.
Sbadigliò e inspirò tutta l'aria che poteva.
Nelle sue narici, però, si diffuse un profumo particolare.
Cercò di concentrarsi e di fiutarlo così come un cane da tartufi scruta il terreno.
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Chiave: verità e menzogna
Adventure(In revisione) Primo volume. Pip vive con i genitori in un piccolo villaggio del Vietnam e in seguito a un doloroso lutto entra in possesso di un misterioso flauto. Questa scoperta segnerà l'inizio di un lungo viaggio verso Londra, durante il quale...