I Muros

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Le fiamme s'innalzavano alte e Damiano respirava a fatica. In quel momento sentì un rumore lontano e il cigolio della porta della stanza. Chiuse di nuovo gli occhi e percepì il fumo sulla pelle. Non era quello del fuoco perché aveva un odore diverso. Subito dopo sentì come se un'onda lo stesse travolgendo. Una mano gli toccò la spalla e una voce preoccupata chiese se fosse ancora vivo. Damiano aprì gli occhi incredulo e vide due ragazzi dall'aspetto familiare. Uno era alto e tozzo e l'altro basso e magro. Il primo sorrise: "Ci siamo incontrati poco meno di due settimane fa: tu stavi per entrare nell'ufficio del Prorettore... e noi stavamo uscendo." Il giornalista si ricordò di loro e i due lo aiutarono ad alzarsi. "Grazie..." commentò sorpreso l'uomo. Si sedette tremolante e guardò intorno. Gran parte della carta era ridotta in cenere e gli oggetti buttati per terra erano rotti. Il ragazzo alto e tozzo gli diede una vecchia coperta trovata sopra una scatola e presentò se stesso e il fratello: "Sono Moustapha Anpas e lui è Abdelaziz. Volevamo parlarti e ti abbiamo seguito fin qui!" Damiano cercò di capire: "Quindi i passi che ho sentito prima di entrare erano i vostri..." Abdelaziz scosse la testa: "Quando siamo entrati nel sotterraneo, abbiamo visto il fumo e siamo corsi qui con un estintore." Moustapha esclamò: "Prima di raggiungerti, abbiamo visto uscire Ali Cila e stava mettendo un accendino nella tasca!" Il giornalista lo guardò sorpreso: "Avevo dei sospetti, ma non credevo che arrivasse fino a questo punto: è chiaro che volesse uccidermi!" Abdelaziz suppose: "Desiderava impedirti di uscire di qui vivo, ma per quale motivo?" "Ho trovato una chiave nell'ufficio del Rettore che apre questa stanza. Prima c'erano molti giornali sui fatti accaduti in quest'edificio e sul mobile c'erano dei piatti sporchi, bottiglie vuote e vestiti. Cosa nascondeva Omar qui?" rifletté Daiano. Moustapha suppose: "Forse è meglio chiedersi chi. Sembra che vivesse qualcuno con cibo, vestiti e giornali a sufficienza!" Il giornalista rabbrividì e cambiò discorso: "Perché mi stavate cercando?" Abdelaziz rispose: "Ti abbiamo visto entrare nell'ufficio del Rettore quasi una settimana fa e volevamo sapere se avessi trovato degli elementi sospetti." Il giornalista si insospettì: "Perché avete aspettato una settimana per parlarmi?" Moustapha rispose subito: "Abbiamo cercato di avvicinarti, ma eri sempre in compagnia di Ali. Di sicuro lui è collegato al Rettore e a questa stanza." Daiano si fidò di loro: "Poco più di una settimana fa ho trovato un baule in un doppiofondo di un armadio nell'ufficio del Rettore e dentro c'erano delle fotografie di Fatima Amiate e la chiave di questa stanza. La ragazza era incinta e dopo qualche mese aveva abortito. Sospetto che sia stato lui a causarlo. Forse il Rettore era invaghito di lei e Fatima non ricambiava. Credo sia questo il motivo dell'aborto e del successivo omicidio. In più Edma può aver scoperto il suo invaghimento e quindi l'ha minacciato. Il Rettore può essersi suicidato per la lunga scia di dolore che ha causato." Abdelaziz esclamò: "In verità non ci riferivamo a quello..." Moustapha spiegò: "Una notte abbiamo sentito dei rumori nei sotterranei e siamo andati a vedere. Abbiamo visto dei soldati cristiani distesi sui lettini e alcune ragazze li stavano aiutando. Abbiamo riconosciuto il loro viso ed erano studentesse di quest'Accademia. Ciò ci ha sconvolti in quanto all'inizio della guerra il Rettore aveva dichiarato di non voler ospitare nell'edificio i soldati feriti per non creare danni. Il giorno seguente siamo andati nell'ufficio del Prorettore e lui non ha voluto ascoltarci. Per questo motivo avevamo il volto triste. Sei sicuro di non aver trovato elementi sospetti?" Il giornalista annuì: "Non ho trovato nulla. Poco meno di due settimane fa sono sceso nei sotterranei perché ho sentito dei rumori e ho visto il Rettore che mi ha ordinato di andare nella mia camera. Credo che nascondesse un segreto qui. Forse ospitava qualcuno?" Abdelaziz sbadigliò: "È meglio andare a riposare. Domani informeremo il Prorettore di questa camera e sui nostri sospetti su Ali." Damiano domandò: "Adesso dovrei dormire nella stessa stanza in cui è presente il ragazzo che ha tentato di uccidermi? Non sarà facile: voglio parlargli e capire il motivo del suo gesto!" Moustapha scosse la testa: "Non credo sia una buona idea creare scompiglio. C'è un punto a nostro favore: lui non sa che tu sei a conoscenza della sua azione!" I tre uscirono dalla stanza, Damiano la chiuse a chiave e stabilirono di vedersi il giorno dopo a colazione per chiedere di poter parlare con Demaro.

Chiave: verità e menzognaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora