PROV. HARRY
Continuo a guardare la tazza che ho tra le mani non muovendo un muscolo.
Stanno tutti parlando tra loro tranne io che non ho alcuna voglia di partecipare a quella stupida conversazione.
Voglio uscire da questa casa nonostante non siano nemmeno ventiquattro ore che ci sono dentro.
È soffocante stare qui.
Bevo un sorso di caffè dalla tazza e dopo la metto dentro il lavello nonostante sia ancora mezza piena.
Esco velocemente dalla cucina sotto lo sguardo attento di tutti che improvvisamente smettono di parlare.
Ma sono così interessante da guardare??
Senza curarmene vado verso le scale e le salgo velocemente arrivano al piano di sopra.
Mi blocco appena finisco gli scalini mentre guardo mia sorella con la sua faccina assonnata che mi guarda incuriosita.
«D-Dove vai??» chiede cautamente guardandomi con attenzione.
«A vestirmi, devo uscire da questa casa» dico ricambiando lo sguardo.
Mia sorella mi guarda smarrita è spaventata allo stesso tempo mentre la supero per andare in camera sua dove ho lasciato la mia valigia.
Sento i suoi passi dietro di me mentre entro nella stanza familiare.
Lancio uno sguardo al letto intatto di Jasmin e vado verso la mia valigia mettendola sul letto di Gemma.
La apro e prendo degli Skinny Jeans neri e una maglietta semplice bianca.
«P-Posso venire con te??» chiede la ragazza alle mie spalle facendomi voltare.
Annuisco sorridente pensando che sia la prima volta che mi chieda di uscire.
E seriamente un passo avanti bene che Gemma non esce da questa casa da mesi ormai.
Ogni volta che usciva si perdeva per le vie della città ed era un casino per trovarla, ovviamente mia madre si disperava quando non si sapevano più notizie di lei.
Di solito la trovavamo sempre al parco da sola che fissava il vuoto.
Amava andare in quel posto con Jasmin, ci passavano pomeriggi interi a dondolarsi sull'altalena e a parlare di cose da donna che solo loro capiscono.
Non pensavo che la sua assenza potesse farle così male.
Mi vesto velocemente e allaccio le Converse bianche alzandomi dal letto.
Guardo mia sorella mentre cerca di liberarsi dalla maglietta che sta mettendo.
La aiuto facendo passare la testa dal buco della maglietta facendola così tornare a respirare.
Mi sorride timidamente prima di sedersi sul letto per allacciare le sue Vans.
Appena finisce si alza e mi raggiunge prendendomi per mano.
Le sorrido trascinandola giù per le scale con me.
In salotto ci sono gli altri che ci guardano mentre entriamo nella stanza.
«Ei uscite??» chiede mia madre con gli occhi lucidi per l'entusiasmo.
Aspetta questo momento da troppo tempo.
È momento che Gemma esca da questa casa finalmente.
Non so come faccia a stare sempre in queste quattro mura.
Io se fossi in lei non passerei nemmeno un secondo in questa casa sparendo che ci abita il padre della bionda.
Insomma Gemma non sopporta quest'uomo eppure resta sempre in casa anche in sua presenza.
Annuimmo tutte e due insieme guardando il sorriso di nostra mamma allargarsi sul suo volto.
«Oh beh, ci vediamo più tardi allora» dice entusiasta mentre mi guarda.
«Non torniamo per pranzo, porto Gemma in un ristorante che hanno aperto da poco» la informo andando verso la porta trascinandomi dietro mia sorella.
«Okay» dice solamente mia madre guardando le altre persone presenti nella stanza che ci guardano sorridenti.
«Sta attento a non farti riconoscere» dice Liam facendomi le solite raccomandazioni.
«Okay okay, ho capito papà» ridacchio interrompendo il ragazzo che continua a parlare.
«Va via va!!» ride mentre io e mia sorella usciamo da quella casa.
Respiro a pieni polmoni mentre camminiamo insieme verso il grande cancello.
Metto gli occhiali da sole sperando che basti per non farmi riconoscere dalle persone.
Per ora le nostre fan non sanno che in questo momento siamo a Londra, ma se per caso una di loro mi riconoscesse potrebbe farlo sapere a tutto il mondo in un sono secondo.
Meglio non rischiare.
Iniziamo a camminare verso la macchina ed entriamo dentro allacciandoci le cinture.
Accendo la macchina e parto velocemente andando in strada.
«Dove andiamo??» chiede Gemma girandosi verso di me.
«Lo scoprirai presto» dico non staccando gli occhi dalla strada.
Un sorriso si forma sul mio viso quando la sento sbuffare al mio fianco.
«Curiosa??» chiedo sorridendo di più.
«Mi conosci bene!! Non puoi farmi questo Harry!» ride guardandomi.
Il resto del viaggio è particolarmente silenzioso mentre guido velocemente.
Imbocco l'autostrada e vedo già un cipiglio formarsi sul viso di mia sorella.
«Harry..» mi avverte girandosi nuovamente verso di me.
«Shhhh.. Fidati di me» rispondo accelerando.
Guardo i vari cartelli cercando l'uscita giusta.
Finalmente vedo la scritta grande e chiara che tanto cercavo.
Imbocco l'uscita senza guardare Gemma che sicuramente è sorpresa.
«Perché stiamo andando al fiume??» chiede guardando il panorama dal finestrino.
«Facciamo un tuffo. Ti va??» chiedo a mia sorella mentre parcheggio non tanto lontano dalla riva del fiume.
Slaccio la cintura e apro la portiera uscendo dalla macchina.
Faccio il giro aprendo la portiera a Gemma che si gira verso di me guardandomi scioccata.
«Non ho il costume. Harry non se parla» dice girandosi dall'altra parte.
Le slaccio la cintura e la prendo di peso chiudendo la portiera mentre continua ad urlare.
Cammino verso la riva del fiume con Gemma su una spalla che continua a darmi colpi sulla schiena cercando di scendere.
«Avanti Gem è solo un bagno!!» rido mettendola giù quando siamo abbastanza vicini.
«Non ho il costume!!» urla disperata cercando di convincermi.
«Non credo che tu sia nuda sotto i vestiti. Avanti andiamo a farci un bagno» dico iniziando a togliermi la maglietta.
Mia sorella sbuffa ma alla fine si convince iniziando a spogliarsi.
Tolgo anche io i pantaloni e le scarpe prima di tuffarmi nell'acqua ghiaccia del fiume.PROV. JASMIN
«Ariel!!» urlo mentre mi tira della farina sulla faccia.
«Cosa!!» ride mentre mi pulisce il naso pieno di crema.
Gli è venuta la splendida idea di fare una torta tutte e due insieme e siamo finite con il combinate un casino assurdo nella mia povera cucina.
«Dopo mi aiuti a mettere tutto in ordine!!» dico continuando a mescolare gli ingredienti nella teglia.
«Sii. Tranquilla» ride prendendo un fazzoletto per pulirsi un po' la faccia.
Non voglio guardarmi allo specchio, sono sicura che sembro un fantasma.
Finalmente finiamo di mettere tutti gli ingredienti e inforniamo la torta impostando il tempo e la temperatura.
«Vado a farmi una doccia, tieni d'occhio Mia» le ordino mentre guardo mia figlia seduta sul seggiolone che ride per la scena di poco fa.
Mi avvio verso il bagno aprendo la porta, vado verso la doccia e apro l'acqua aspettando che arrivi alla temperatura giusta.
Mi spoglio mentre l'acqua continua a scorrere e butto la roba sporca nel cesto del bucato.
Entro in doccia iniziando a lavare via tutta la farina che ho sul corpo e sulla faccia.
Quella peste me la paga.
Finalmente riesco a lavarmi tutta per bene ed esco dalla doccia avvolgendomi in un asciugamano.
Apro la porta del bagno tenendomi bene l'asciugamano mentre vado verso la mia camera da letto.
Spalanco le ante dell'armadio iniziando a fissarlo mentre cerco con lo sguardo qualcosa da mettermi.
Ho disfatto le valige bene che abbiamo deciso di partire tra ben due mesi quando siamo sicure che la mamma di Ariel si sarà stabilizzata.
Vedo dei leggins neri e li prendo velocemente mettendoli sul letto, continuo la mia perlustrazione dell'armadio alla ricerca di una maglietta abbastanza larga e comoda da mettere.
Quasi perdo un battito guardando una maglietta bianca piegata con cura in fondo all'armadio.
La prendo in mano e la apro guardandola attentamente, appena la riconosco la lascio andare a terra come se scottasse.
Non ricordavo di avere quella maglia con me.
Non ricordavo di avere la sua maglia con me.
Raccolgo l'indumento e lo osservo nuovamente questa volta sorridendo.
L'ho presa dal suo armadio il giorno dopo che avevamo fatto l'amore bene che non avevo niente da mettermi.
Mi ero completamente scordata di averla portata qui.
Chiudo il grande armadio e prendo l'intimo prima di vestirmi velocemente.
Sento il suo odore invadermi i sensi quando metto la maglietta che mi sta tra volte.
Non ho mai lavato questo indumento bene che non sapevo nemmeno della sua esistenza e il suo profumo è ancora qui..
Sospiro tornando in salotto dove vedo Ariel seduta sul tappeto tra la TV e il divano mentre gioca con Mia.
«Posso usufruire della doccia??» chiede mentre si alza.
«Certo. Resti per la notte??» domando mentre prendo il suo posto davanti a mia figlia.
«Mm va bene, tanto mi presti tu della roba da mettermi» ride sculettando via.
Sorrido abbassando lo sguardo su mia figlia che sta gattonando verso di me.
Rido prendendola in braccio e andando in dietro così da stendermi sul tappeto.
La risata di Mia si propaga velocemente per tutto l'appartamento mentre la tiro in aria.
Rido quando la tengo lontana da me in aria e lei inizia a muoversi volendo tornare giù.
La accontento mettendola sopra lo mio stomaco sdraiata a pancia in giù.
Le inizio a fare dei grattini sulla schiena che ormai so che le piacciono tanto.
Mia mi assomiglia molto.
Alcune sue abitudini le avevo anche io da piccola e le piacciono le stesse cose che piacciono a me.
Mi sono sempre piaciuti i grattini.
Sulle braccia, sulla pancia, sulla schiena, sulle gambe.. Ovunque me li facciano io sto bene.
Ridacchio quando smetto di fare i movimenti circolatori sulla sua schiena e lei mugola in disapprovazione.
Ricomincio ad accarezzarla e mi allungo recuperando il suo ciuccio che avevo lasciato sul tavolino basso.
Glielo metto in bocca mentre lei si rilassa sopra di me.
Dopo qualche minuto Ariel spunta dal corridoio con indosso una maglietta larga e dei leggins come me.
«Oww le voglio anche io le coccole» brontola mettendo il l'abbraccio da cucciolo indifeso.
«Tesoro vieni che ti coccolo io» dico sorridendo facendola stendere accanto a me sul tappeto mentre Mia gira la testa vero la sua parte per controllare chi ci sia.
La ragazza dai capelli rossi si allunga leggermente lasciando un bacio sul naso a mia figlia che ride divertita.
«Tua madre??» chiedo girandomi verso di lei.
«Sta meglio adesso.. Ma i medici hanno detto che è meglio tenerla sotto controllo..» risponde con voce bassa e triste.
«Vedrai che si rimetterà presto, in tutte le medicine nuove che inventano la faranno stare bene» dico incoraggiandola.
Io e Ariel ci conosciamo da quando sono arrivata qui e mi ha raccontato praticamente tutta la sua vita.
Come io ho fatto a lei.
Mi ha raccontato della malattia di sua madre che le causa abbastanza problemi.
Ha una malformazione al cuore molto rara che non le permette di sforzarsi troppo, però la mamma di Ariel è tosta.
Non puoi dirle di stare seduta tranquilla perché lei vuole fare sempre tutto da sola.
Prima faceva tutto da sola e probabilmente è abituata a non essere mai aiutata da nessuno e adesso che le dicono che deve stare sempre a riposo e sotto controllo le da un po' noia.
Com gli anni la malattia è peggiorata e ciò l'ha costretta ad essere sempre aiutata da qualcuno nonostante sia una donna abbastanza giovane.
Ma cosa si deve fare.
Nella vita nessuno si salva da solo.
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Impossible Love 2 ||H.S
FanfictionTratto dal capitolo 129: "È inevitabile ormai. Ho sempre gli occhi lucidi quando parlo di te... Ma questo già lo sai. E, nel caso in cui non lo sapessi, sai bene anche che non posso dirtelo. Stavo pensando a come le cose siano cambiate così tanto v...