Chapter IV

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Era appena arrivato il weekend e non avevo la più pallida idea di cosa fare.
Anne mi invogliava ad uscire ma non ero certa di voler lasciare la sicurezza della mia stanza.

Quella settimana era stata tremenda, una delle più brutte che io abbia mai vissuto. Avrò avuto si e no sei attacchi di panico, dovuti a qualcosa che non capivo. Uno di questi mi scosse particolarmente.

Accadde tutto come un sogno e pensai che molto probabilmente lo era.
Ero nel mio letto, al caldo, mentre leggevo uno dei libri che presi dallo scaffale della mia camera. Lo sfogliavo svogliatamente continuando a ripensare a quel dannato ragazzo dagl'occhi blu.

Quando fui abbastanza stanca, riposai il libro da dove l'avevo preso e cercai in qualche modo di dormire. Durante la notte sentii il cuore stringersi dentro di me ed il respiro farsi affannoso, mi svegliai di soprassalto mentre con una mano mi tenevo la parte del petto in cui c'era il cuore. Avevo la sensazione che stesse per uscire.

Mentre cercavo in tutti i modi di calmarmi qualcuno entrò dalla finestra e si avvicinò a me.
Uno strano odore pervase i miei sensi, un misto fra zucchero filato e sigarette. Era un buon odore.

Le braccia dello sconosciuto mi strinsero ed in quel momento, calmata dal calore provocato da quell'abbraccio, caddi in un sonno profondo. 

"Julie Raye Miles vorrei la tua attenzione"

Anne era seduta di fronte a me e cercava in tutti i modi di avere la mia attenzione. Alquanto impossibile visto che, come sempre, ero persa nel mio mondo.

"Sai che non mi piace quando mi chiami anche con il secondo nome" 

"Era l'unico modo per farti svegliare dal tuo stato catalettico, so che la vista dalla finestra è spettacolare ma anche io non sono niente male eh" 

Risi e lei mi seguii.
Io amavo le finestre, nella mia stanza ce n'erano tre. 

Quella che dava sulla strada dove avevo messo la scrivania, mentre studiavo mi piaceva poter vedere cosa accadeva fuori, alcune volte, quando non avevo proprio voglia di studiare, stavo ore a fissare la gente che passava o i bambini che giocavano a pallone.

L'altra si trovava stretta fra due muri, dove avevo messo il divano e dove mi mettevo sempre a leggere. Era l'unica finestra che non si apriva ma la adoravo, quando leggevo mi piaceva sentire il rumore della pioggia che si infrangeva sul vetro oppure vedere come la neve copriva gli alberi dei viali.

Però la mia preferita si trovava sopra il mio letto, amavo guardare il cielo e le stelle quelle notti che non riuscivo a dormire, amavo vedere il contrasto di colori la mattina presto ed il pomeriggio. 
La mia stanza era un tripudio di luce, eppure sentivo che mancava un po' di buio.

"Stavo solo pensando" 

"Lo vedo ma ora che mi stai ascoltando, hai idee per stasera?" 

"Si, voglio restare a casa a vedere un film" 

La mia migliore amica sbuffò.

"No, tu oggi esci, ora che ci penso, stasera c'è una festa a casa di Dana" 

"Oh no, assolutamente no" 

"Oh invece si, tu oggi uscirai e ti divertirai" 

"Anne.."

"Anne il cazzo, alzati che andiamo a sistemarci" 

"Ma sono solo le sette di sera" 

"Appunto, la festa inizia alle otto e mezza" 

Quando Anne parlava di 'prepararsi' intendeva diventare un'altra persona. Mi truccava come se non ci fosse un domani, mi sistemava i capelli in maniere che io non avrei mai provato a fare su me stessa. Il risultato era impeccabile, ero perfetta all'apparenza ma non ero mai la vera me. 

"Anne vado a farmi la doccia" 

"Okay, io intanto vedo cosa metterti" 

"Non posso neanche scegliere quello?" 

"No" 

Alzai gli occhi al cielo e mi rinchiusi nel bagno della mia camera. Non volevo assolutamente uscire, volevo molto bene ad Anne ma quel modo di vestire non mi si addiceva, io ho sempre preferito felpe larghe, camicie, jeans strappati e Vans o Convers, lei cercava di far uscire la parte femminile di me, ma io nel mio stile non trovavo nulla di strano.

Mentre facevo la doccia e l'acqua calda scorreva sul mio corpo non riuscì a fare a meno di pensare che nella mia vita c'era qualcosa che mancava. Era una sensazione orrenda, pensavo di avere tutto, una bella famiglia, una migliore amica fantastica, buoni voti a scuola eppure avevo sempre questa sensazione strana che mi accompagnava giorno e notte. Cercavo sempre di scacciarla via ma dopo poco ritornava. Forse dovevo cominciare a seguire il mio istinto.

Uscì dalla doccia e poco dopo entrò Anne tutta contenta.

"Devi assolutamente venire" 

Misi un asciugamano attorno al corpo e seguii la mia amica.

"Io lo so che non ti vuoi vestire in modo femminile"

"Ehy così mi offendi" 

"Si si ma fammi finire, ho pensato che un misto fra il tuo stile e quello di tutte le ragazze normali potrebbe comunque piacerti" 

Ignorai i suoi commenti sul mio modo di vestire e vidi che sopra il letto mise un paio di pantaloncini neri, un top non troppo corto bianco, la mia amata camicia a scacchi nera e rossa e un paio di Dr.martens nere.

"Che ne dici?" 

"Si, mi piace" 

Vidi stampato sul suo viso un sorriso, era la prima volta che sceglieva qualcosa che piaceva pure a me. 
Indossai tutto di fretta visto che secondo Anne eravamo in ritardo. Dopo essermi vestita mi spinse letteralmente in bagno e sistemò i miei lunghi capelli castani in modo da farli stare in ordine almeno per l'intera serata. Quando prese la trousse del trucchi cominciai a preoccuparmi. 

"Ti prego non esagerare" 

"Tranquilla" 

Tranquilla era un parolone detto da lei. 

Dopo qualche minuto, tra cipria, blush, matita nera e mascara Anne finì.

"Adesso ti puoi guardare" 

Mi girai verso lo specchio e quello che vidi non fu quello che mi aspettavo. Ero semplicemente io, niente trucco di troppo o matita estremamente calcata. 

"Ti piace?" 

"Lo adoro" 

"Quindi adesso possiamo uscire? Io sono riuscita a sistemarmi mentre tu facevi la doccia, perchè ogni volta con te ci sto due anni?" 

"Perchè ti concentri di più?" 

La ragazza dai capelli rossi mi ignorò e scomparve nella mia stanza, prese le sue cose e mi tirò per le orecchie portandomi al piano di sotto.

"Mi fai male" 

"Ops scusa" 

Lasciò la presa sul mio orecchio sinistro e si diresse verso la porta. Quando era così di fretta mi metteva ansia.

"Christina torniamo tardi"

Christina era mia madre, ormai si davano del tu da anni.

"Non troppo tardi mamma"

"Julie smettila di essere così noiosa"-Esordì mia madre dalla cucina 

"Vedi? Lo dice pure lei" 

Sbuffai e presi le chiavi della macchina.
Mentre ci dirigevamo dalla nostra amica avevo una strana sensazione, come se tutto, da quella notte, sarebbe cambiato.



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