Chapter XXXVII

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Mi voltai di scatto e in quel momento mi resi conto che dietro di me non c'era nessuno.

Me l'ero solo immaginato.
E quel dolore lancinante che avevo dentro al petto si amplificò ancora di più.

Probabilmente non voleva vedermi.

Forse si era stancato di me e delle mie fisime. 

Forse avevo esagerato a comportarmi in quel modo.

No, Julie, no.

Ho fatto bene a dirgli le cose per come stavano, doveva capire che non potevo vivere continuamente nella menzogna.

Scacciai il pensiero dalla mia testa ed entrai in macchina.

Il viaggio fu particolarmente lungo. Più del solito.

Your the same as me, but when he comes to love ya
its just blinded, Baby, Please come back,
It wasn't you, Baby, It was me
Maybe our relationships isn't as crazy as it seems
Maybe thats what happens when a Tornado meets a Volcano,
All I know I love you too much to walk and Wait up.  

Guardavo fuori dal finestrino le luci di Londra che si allontanavano e lasciavano spazio ai piccoli paesini fuori città, dalle coste dell'est Midlands, fino ai verdi prati, circondati da oscurità, della Scozia.

Arrivammo a casa dei nonni alle tre di notte, portai Dennis nella sua stanza in braccio, visto che si era addormentato in macchina.

Jess camminò come uno zombie per tutto il corridoio, fino a chiudersi nella sua camera.

Io andai nella mia senza proferire parola con nessuno.

Mi chiusi la porta alle spalle e mi guardai attorno. 

Ogni cosa mi ricordava un momento particolare della mia vita, fino a capodanno.

Sospirai e posai la valigia sulla poltrona, prima di aprirla per sfilare il pigiama. 

Mi feci una doccia veloce e poi mi buttai sul materasso, non che avessi molto sonno, ma dovevo dormire un po'.

Continuai a girarmi e rigirarmi sul letto per un bel po', fino a quando non decisi di alzarmi, ormai rassegnata. Non sarei mai riuscita a dormire. 

Scesi al piano di sotto, percorrendo con le dita il corrimano della lunga e fredda scala in marmo dorato. 

Dall'atrio potevo perfettamente vedere la figura di mia nonna, seduta davanti il camino che rigirava tra le mani una vecchia foto. 

Mi avvicinai lentamente, sperando che non mi sentisse, ma a differenza di molti anziani, il suo udito era perfetto. 

La sua testa si voltò verso di me ed i suoi limpidi occhi azzurri lasciavano trasparire quel velo di tristezza, che aveva ormai avvolto ognuno di noi. 

Mi fece cenno con la mano di sedermi accanto a lei, non obbiettai.

"Sapevo che prima o poi sarebbe successo, stava male già da un po' e non ha avuto il coraggio di dirvelo"-Chissà perché non ne ero stupita, era tipico di mio nonno-"Avrei solo voluto che avesse passato più tempo con la sua famiglia, piuttosto che a lavorare" 

Strinsi la sua mano tra la mia e appoggiai la testa sulla sua spalla.

Il suo dolce profumo invase le mie narici e mi fece sentire come ai vecchi tempi, quando ero piccola e mi cullava, tra le sue braccia, per farmi addormentare.

"Questa l'ha lasciata per te"

Mi porse con gentilezza una lettera.

La scrutai con attenzione mentre il calore del camino faceva riprendere alla mia pelle la sua normale temperatura, che ormai, era diventata troppo fredda.

"Perché mi ha scritto una lettera?"

Mi voltai per guardare la donna al mio fianco.

"Non lo so tesoro, mi ha solo detto che era importante"-Mi diede un bacio sulla fronte-"Adesso ti lascio leggere in santa pace, anche gli anziani hanno bisogno di dormire" 

Mi sorrise e si alzò con agilità, lasciandomi da sola a fissare la carta non troppo bianca di quella lettera.

Lo scoppiettio della legna accompagnava il silenzio che era piombato in quella casa. 

Le mie mani tremanti aprirono la busta con delicatezza.
Da esso vi uscì una carta da lettere nera, tutta scritta con l'inchiostro bianco. 

Lui sapeva bene che adoravo quella carta ed il profumo di antico che emanava quel particolare inchiostro. 

Chiusi gli occhi per un secondo e feci un lungo respiro, prima di cominciare a leggere. 

Carissima Julie,

In questo momento sei seduta, come al solito, nel gazebo che tanto ami. Starai leggendo uno di quei tuoi soliti libri, che stento ancora a capire e mi compiaccio di quanto tu sia brillante. Ricordi tanto tuo padre quando era giovane.
Ti sto guardando dalla finestra del mio studio, tu starai certamente pensando che io stia lavorando, ma non è così.
 
Stai diventando una magnifica donna e io sono così orgoglioso di te. Vorrei solo che il tempo fosse clemente e che mi lasciasse passare gli ultimi istanti della mia vita con voi. Questo è il motivo principale per cui io ti scrivo questa lettera, per scusarmi di non esservi stato vicino in questi anni. Mi scuso per non essere mai venuto a Londra, a trovarvi e per tutte quelle volte che sono rimasto chiuso in questo stupido studio a sistemare le cartacce che il mio lavoro mi procurava. Mi sono reso conto, troppo tardi, che le cose realmente importanti non sono queste, ma che siete sempre stati voi, la mia famiglia. 
Ormai sono vecchio e me ne andrò molto presto, so di aver sbagliato e rimediare ai miei errori è quasi impossibile ma vorrei, per una volta, poterti dire tutto quello che la vita mi ha insegnato.

Le mie lacrime, ormai, bagnavano tutto il tappeto. Il ricordo di mio nonno si fece vivido nella mia mente ed era quasi strano essere in quella casa senza sentire la sua presenza fisica. 
Potrei giurare di aver sentito una mano appoggiarsi sulla mia spalla, quando cominciai a leggere. Ma probabilmente era tutto frutto del mio subconscio. 

Ho avuto tanti problemi durante la mia adolescenza. Problemi che, a volte, erano più grandi di me, ma quando è arrivata tua nonna, la mia vita si è riempita di gioia e, per quanto duri possano essere stati gli anni insieme, siamo sempre riusciti ad andare avanti, nonostante le difficoltà. Ho avuto molti periodi bui, che mi hanno buttato giù, ma devi sapere che tutto è facilmente superabile quando hai accanto qualcuno che ti ama con pregi e difetti. 
Ascoltami, bambina mia, non allontanare chi ti ama, tientelo stretto e abbi pazienza, perché una delle lezioni più grandi che la vita mi ha insegnato, è che nessuno è perfetto. 




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