Chapter XVII

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Era di nuovo lunedì.
Dannazione come passava velocemente il weekend.

Faceva sempre più freddo e la mattina avevo sempre meno voglia di andare a scuola. 
Abbandonare il calore delle mie coperte per rinchiudermi in un edificio dove ci sono volti che non vorresti mai vedere, mi faceva proprio passare la voglia di alzarmi felice da quel morbido letto.

Ma tanto era l'ultimo anno. 
Dovevo solo fare un piccolo sforzo. Più o meno.

"Julie hai per caso visto la mia maglietta grigia con le stampe a fiori?"-Urlò mia sorella dall'altro lato del corridoio. 

Una cosa che mi dava molto fastidio è il rumore che provocavano le voci delle persone nella mia testa quando ero appena sveglia. Jess sapeva bene che i primi dieci minuti non doveva assolutamente avere contatti con me, eppure, continuava ad importunarmi. 

"Julie mi hai sentita?"-Si affacciò dalla porta della mia camera.

Ero seduta sul bordo del mio letto con gli occhi ancora socchiusi. Mi voltai verso di lei quasi minacciosa.

"Okay ho capito, lo chiedo a mamma"-Scomparve nel corridoio. 

Cercai disperatamente di sollevarmi dal letto, ma quella mattina non ne volevo proprio sapere.
Mi diressi, in stile the walking dead, verso il mio armadio e presi le prime cose che mi capitarono a tiro.

Per fortuna, tutti i miei vestiti erano o neri o grigi, avevo qualche maglietta bianca ma per mia fortuna era tutto facilmente abbinabile e a prova di rincoglionimento.

Qualsiasi cosa avessi preso da quell'inferno di vestiti, avrei sicuramente azzeccato abbinamento.

Mi lavai velocemente e scesi a fare colazione. Mentre mi dirigevo verso la cucina andai a sbattere il mignolo del piede contro lo stipite della porta.

Inutile dire che imprecai come se non ci fosse un domani. 

"Mattina storta?"-Disse mia madre accennando un sorriso.

"Si"-Bofonchiai mentre prendevo un biscotto.

"Allora fai attenzione oggi, potrebbe continuare così" 

"Grazie mamma, sei sempre confortante"

Presi il mio zaino, misi le scarpe e mi diressi verso la porta. 

"Ti conviene andare a piedi, non vorrei che rigassi la macchina"-Urlò mia madre prendendosi gioco di me. 

Sbuffai e decisi di seguire il suo consiglio.
Quando arrivai a scuola, una mandria di ragazzi assonnati si presentò davanti i miei occhi.

Almeno il lunedì mattina non ero l'unica che aveva un odio verso tutto quello che mi circondava.
A giudicare dalle facce, direi che io ero messa molto meglio di alcuni individui.

La campanella suonò ed io, come tutte le volte che andavo a piedi, ero in ritardo.
Corsi per tutto il corridoio ed entrai molto velocemente in classe.

Mi sedetti al solito posto ed aspettai l'arrivo del professore.
Mi guardai attorno e notai Genn entrare dalla porta con un viso devastato.

Venne verso di me senza dire una parola e si mise di fianco a me.

"Stai bene?" 

"Alla grande"-Disse togliendosi il cappello nero dalla testa.

'Alla grande' non è il termine che avrei usato per descrivere il suo stato.
Le sue occhiaie erano più pronunciate del solito, le sue labbra erano parecchio screpolate e i suoi occhi erano inespressivi. 

"Genn" 

Si voltò per guardarmi. Intanto il professore entrò in classe.

"Non mentirmi" 

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