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Quando vidi per la prima volta Rachel avevo quattordici anni.
Il sabato mattina, i miei genitori caricavano il furgone e guidavano fino alla casa di Jim, quel pazzo di un contadino di cui vi ho parlato all'inizio della storia.
Dietro la fattoria di Jim, oltre i campi di grano, una volta alla settimana si riunivano tutti gli agricoltori di quell'area ed organizzavano un piccolo mercato ortofrutticolo. Nonostante la modesta estensione, quel mercato offriva innumerevoli varietà di prodotti, a tal punto che non era raro vedere decine e decine di auto provenienti dalla città incolonnate sulla superstrada, dirette verso di noi.
Il sabato era il giorno in cui molti spezzavano le catene con quella stupida città e si avventuravano fra noi selvaggi.
Io e mio fratello amavamo saltare sul retro del furgone ed essere sballottati qua e là dall'instabile veicolo.
Uno di quei sabati, ero saltato giù dal furgone mentre ancora doveva fermarsi.
Alcuni agricoltori avevano già organizzato il loro banco e qualche cittadino già vagava in cerca di qualcosa di interessante.
Camminavo da solo fra le ceste ricolme di frutta e verdura quando avevo notato qualcosa. C'era una ragazzina seduta per terra, che guardava il cielo. Nuvoloni grigi si addensavano all'orizzonte, minacciando un acquazzone indimenticabile.
Mi ero avvicinato quasi senza accorgermene, e lei sembrava così assorta nei suoi pensieri da non aver rilevato la mia presenza. Ricordo chiaramente che aveva il naso arricciato.
"Secondo te dove finisce il cielo?" aveva detto.
Mi ero guardato attorno, convinto che la domanda non fosse rivolta a me, ma oltre a noi due non c'era anima viva. Lei aveva ruotato gli immensi occhi verdi verso di me, aspettando una risposta.
Io mi ero già innamorato.
Se ricordo bene, l'espressione che mi si disegnò in volto quel sabato mattina doveva essere lo stesso miscuglio di incredulità e gioia che adesso vedevo scritto in faccia a Zeta.
Ancora con la mitragliatrice in mano, mio fratello se ne stava piantato in mezzo al prato fissando quella ragazza dai capelli rossi.
Lei, guardandolo con timore, fece un passo per avvicinarsi. Potevo vedere chiaramente la sua indecisione sul da farsi. Del resto, ci aveva appena visto uccidere un uomo.
Quando fu a pochi passi da Zeta - avevano già solo più occhi l'uno per l'altra - allungò una mano.
"Mi chiamo Trix. Grazie. Sarei morta senza di voi." disse.
Mio fratello sorrise, il tipico sorriso sbilenco di chi si è appena preso una cotta ustionante, e restituì la stretta.
Ci presentammo, e quando vidi Rachel che stringeva la mano di Trix, notai che aveva gli occhi lucidi.
Spinsi mio fratello verso la nuova arrivata, sia per offrirgli l'occasione di parlarci, sia per avere la possibilità di avere un minuto con Rachel. Mi avvicinai. Anubi si sedette al mio fianco, osservandoci.
"Ehi," le dissi, "Qualcosa non va?"
Teneva lo sguardo fisso a terra, e non lo alzò finché non le sfiorai una mano.
La fissai. Non mi ero sbagliato, aveva gli occhi lucidi. E, se possibile, l'affiorare delle lacrime aveva reso quel verde smeraldo ancora più bello. Diavolo, come potevo non amarla?
Notai che il labbro inferiore tremava, come quando aveva visto i corpi dei poliziotti. Ma adesso sembrava davvero scossa. Sussurrò qualcosa che non sentii, e abbassò di nuovo lo sguardo.
"Che cosa?" dissi.
Mi guardò. Una lacrima argentea scese lungo la guancia, lasciando una scia che brillò illuminata dalla luce dell'alba.
"Ho avuto paura che morissi." disse, "ho avuto paura che te andassi anche tu."
Le lacrime cominciarono a solcarle il viso come pioggia autunnale su una finestra.
Le presi entrambe le mani e la costrinsi a guardarmi.
"Mi stai offendendo, dannazione. Non basta così poco per liberarsi di me."
Lei sorrise.
Maledizione, non voglio essere ripetitivo, ma l'avreste detto anche voi. Una donna che sorride dopo aver pianto è come il tramonto sul mare dopo una tempesta. Meravigliosa.
Mi abbracciò. Sentii i suoi capelli premuti contro la pelle ed il calore del suo corpo contro il mio.
"Non so cosa farei senza di te." disse.
Anubi ci leccò le mani, felice anche lui che fossimo ancora tutti interi.

The EndDove le storie prendono vita. Scoprilo ora