La natura dell'uomo è misteriosa.
Per avere la maggior probabilità di sopravvivenza dovremmo collaborare, appartenere a gruppi coesi e finalizzati allo stesso obiettivo, dovremmo allearci.
E invece no, viviamo da soli, combattiamo da soli, moriamo da soli. È nella nostra natura, non abbiamo fiducia nel prossimo.
Come diceva Stephen King in una delle sue celebri opere: «In Dio abbiamo fede. Tutti gli altri, invece, pagano in contanti.»
Pensavo proprio a quello mentre soppesavo l'eventualità di inserire il ragazzo-soldato nel nostro gruppo. Noi un gruppo l'avevamo già creato; eravamo un passo avanti rispetto alle aspettative. Restava tuttavia il difficile quesito: prendere o lasciare?
Prendemmo. Quel ragazzo era pur sempre addestrato da soldato.
Aveva salvato la vita a Rachel e sembrava quasi più indifeso di noi.
Mi fidai della sua paura fin dal primo istante. A volte facciamo cose a cui non sappiamo dare una spiegazione.
"Io sono Jeffrey." si presentò.
L'avrei tenuto d'occhio per molto tempo, ma avrei provato a lasciargli il guinzaglio lungo.
"Da quanto non dormi?" gli chiesi. Esaurita l'adrenalina del combattimento, sentivo un remoto fischio nelle orecchie e gli estremi del mio campo visivo cominciavano a sfumare come un disegno a pastelli.
"Ventotto, trenta ore." rispose lui. Avevamo tutti e cinque bisogno di riposo. Solo Anubi sembrava fresco.
"Conosci un posto dove poterci riposare?"
Scosse la testa. "La città è sotto scacco. L'esercito se n'è impossessato."
"Lo so." tentai di scacciare l'immagine dei morti, ma non ci riuscii.
"Non credo ci sia nessun luogo sicuro." aggiunse, infine.
Rachel mi si avvicinò. "Ho un'idea." disse.
La ascoltammo. Una ventina di minuti dopo, stavamo forzando i tornelli di acciaio della metropolitana per dirigerci più avanti.
Raggiungemmo uno degli ascensori. La luce soffusa dei generatori d'emergenza conferiva all'ambiente una connotazione ancora più tetra.
L'ascensore funzionava.
Ci entrammo e Rachel fece pressione su uno dei tasti. Sentii un rumore meccanico e la cabina cominciò a scendere.
Dopo qualche metro, Rachel premette il tasto ALT; l'ascensore si inchiodò.
Lei estrasse dallo zaino una spranga di ferro di cui non conoscevo la provenienza e forzò le porte.
A dispetto dell'apparenza, era straordinariamente forte.
Lasciò la spranga incastrata fra il muro esterno e l'interno dell'elevatore.
"Adesso, anche volendo, non ci faranno muovere da qua. Penseranno che quando la corrente è andata via l'ascensore si è bloccato." disse.
In quel momento mi accorsi che, se al mondo esisteva una donna con cui avrei voluto passare il resto dei miei giorni, quella era Rachel.
E forse la vita mi avrebbe pure dato una mano: non credevo che saremmo sopravvissuti ancora a lungo.
Guardai Jeffrey.
"Dicci tutto ciò che sai. La nuvola, le mura sul perimetro, gli spari... tutto."
Jeffrey si sedette con la schiena contro un angolo della cabina e noi lo imitammo. Anubi si accucciò al mio fianco.
Per essere un ascensore, avevamo parecchio spazio.
"L'esercito ha un centro di controllo in città." cominciò Jeffrey. "Ieri sera, intorno alle 19.45, è apparso qualcosa sui radar, proveniente da ovest. I sistemi di allarme hanno cominciato a strillare tutti insieme ed abbiamo pensato si trattasse di una tecnologia stealth nemica, una tecnica di mimetizzazione per arrivare fin qui indisturbati. Non appena abbiamo visto coi nostri occhi le nuvole abbiamo compreso che non si poteva trattare di terrorismo o di nessun'altra iniziativa umana. Non so cosa diavolo sia. Non c'è modo di saperlo, dovunque passa disattiva qualsiasi mezzo di comunicazione. Sapremo cos'è quando ce l'avremo sulla testa."
"E le mura?" chiesi.
"Le abbiamo innalzate in una notte. Non so cosa sia successo, sono... ero solo un soldato semplice, ma intorno alle ventuno ho ricevuto l'ordine di delimitare e proteggere il perimetro della città. Ho avuto la sensazione che sapessero cosa si nascondeva dietro alle nuvole e che volessero proteggersi."
"Proteggersi, va bene, ma perché uccidere quelle persone?"
Jeffrey fece una smorfia che non riuscii ad interpretare.
"Non l'hai ancora capito? Hanno fatto due conti, hanno capito che probabilmente dopo quelle nuvole il mondo si sveglierà a pezzi. Vogliono mettere in assedio la città e prepararsi al dopo. Ci faranno fuori uno per uno, finché in giro rimarranno solo più divise militari. Il potere, quando ce l'hai, è una droga."
Lo guardai con quello che definirei "uno sguardo terrorizzato".
Avevo afferrato. Dieci minuti prima credevo che il problema più grande fosse quella dannata nuvola, adesso vedevo il quadro completo.
Il vero pericolo giungeva da terra.
Il vero pericolo era l'essere umano.Oggi, più che mai, dedicato alle vittime di Bruxelles e del terrorismo.
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The End
Science FictionQuesta storia comincia dalla fine. La fine di tutto. "Immaginatevi di svegliarvi un giorno e di scoprire che il mondo che conoscete è finito. Questa è la mia storia." #2 in Fantascienza [12.04.2016]