Ho imparato molte cose mentre il mondo finiva, ma quella che più voglio portare alla vostra attenzione è la seguente: scegliete bene le persone che vi stanno accanto e fidatevi al cento per cento solo di voi stessi.
Io, per fortuna, potevo contare anche su Rachel e Zeta.
Katia ne fu l'esempio lampante.
Mi ero fidato di lei perché aveva curato mio fratello, gli aveva evitato una morte praticamente certa. Perché l'aveva fatto?
Quando la donna si rialzò, vidi un ghigno disegnato sul suo volto. Tutti erano in posizione, pronti a respingere gli intrusi.
Lei se ne stava al centro della stanza, davanti alla porta, aspettando i nuovi arrivati.
Johan, che ancora non ne aveva intuito la natura malvagia, la guardò, spaesato.
"Katia, che cazzo fai? Nasconditi!" le urlò.
Lei si voltò, con la bocca ancora deformata da quel sorriso sbilenco e crudele.
"Katia..." sussurrò lui. Stava cominciando a capire.
Il rumore di passi di una decina di uomini invase il silenzio incredulo del bunker.
La porta di metallo vibrò quando, dall'altro lato, qualcuno la scosse con un paio di pugni.
Katia aprì.
Era di spalle, chiunque di noi avrebbe potuto ucciderla in quel preciso momento. Ma eravamo paralizzati, tenuti prigionieri da quella guardia carceraria che è la fiducia spezzata.
Entrarono otto soldati. Uno di questi, un uomo muscoloso con un enorme cicatrice bianca sulla testa calva, avanzò per primo.
"Fatevi catturare senza opporre resistenza. Siete in trappola, non fate scherzi."
Johan, continuava a fissare Katia con gli occhi spalancati.
"Perché?" chiese. Conoscevo quello sguardo. Era quello di un uomo con il cuore spezzato.
Katia gli lanciò un'occhiata annoiata e non gli rispose.
Sentii la rabbia crescere dentro di me. Sarei morto in quel fetido buco di cemento armato, ma volevo la verità.
"Katia." la chiamai. Lei mi guardò.
"Perché hai curato mio fratello?" chiesi.
Lei scosse la testa. "Ancora non l'hai capito?"
No, non l'avevo capito.
"Come credi che ci abbiano trovati?" insistette lei.
"È quello che vorrei sapere." dico.
"Tuo fratello ha un GPS nella ferita." disse, sorridendo. Non avevo mai visto un sorriso più crudele di quello.
Compresi ogni cosa.
Katia si era offerta di salvare Zeta solo per dare ai soldati l'occasione di eliminarci. Quando Zeta aveva proposto di accompagnarci a fare provviste, Johan aveva rifiutato; Katia, da buon chirurgo quale era, avrebbe dovuto fare lo stesso.
Ma non lo aveva fatto, perché il GPS aveva bisogno di uscire dal bunker per inviare un segnale.
Una volta fuori, i soldati avevano solo dovuto aspettare che tornassimo indietro.
"Perché?" ripeté Johan, catatonico.
"Perché i civili sono solamente un peso, Johan. Quando il mondo si risveglierà da questa merda, saremo noi a ricominciare."
"Cosa stai dicendo? Non vedi? Questi ragazzi hanno resistito da soli! Il più vecchio non ha nemmeno venticinque anni!" gridò Johan.
"Puoi ancora stare dalla nostra, Jo." disse lei, gelida.
Lui chinò il capo. Una lacrima bagnò il pavimento sotto di lui.
"Come pensavo." disse lei. Dopodiché, fece un cenno all'uomo con la cicatrice e lui ripeté la manfrina.
"Arrendetevi, o morirete qua."
Ero furioso. Non saremmo usciti vivi da lì, ma non lo avrebbero fatto nemmeno loro.
Con un movimento fulmineo, premetti il grilletto puntando la mitragliatrice verso l'uomo.
I proiettili lo trafissero prima che se ne accorgesse.
Si scatenò il caos. Io e Rachel sparavamo riparandoci dietro ad un grosso frigorifero, mentre Johan usava come scudo un armadio.
Zeta e Trix difendevano la loro postazione dietro ad un tavolo ribaltato e Abraham sparava dai bagni, dove sua moglie, Dana e Hype cercavano di ripararsi.
Dov'era Jeffrey?
Lo scoprii poco dopo.
L'effetto sorpresa non aveva sortito particolare vantaggio sul drappello di soldati. Preparati ad un'eventualità simile, avevano tutti trovato un anfratto in cui ripararsi, Katia compresa.
Ad un tratto, mentre i due schieramenti attendevano una reciproca mossa, fui distratto da un movimento.
Era Jeffrey, che camminava al centro della stanza. Volse lo sguardo verso di me. Piangeva.
"Grazie." mimò con la bocca, prima di essere crivellato da decine di colpi.
I soldati, per uccidere Jeffrey, erano usciti allo scoperto. I miei compagni sfruttarono l'attimo per eliminarli, ma io rimasi immobile a guardare il corpo di Jeffrey.
I proiettili smisero di fendere l'aria. Ai margini della mia coscienza, udii Johan alzarsi e controllare ogni angolo della stanza, in cerca di sopravvissuti.
"Sono morti." disse. "Katia è scappata."
Mi alzai, senza sentire le gambe. Continuavo a tenere gli occhi puntati su Jeffrey.
Mi accorsi di quanto era giovane. Quel ragazzo avrebbe davvero potuto essere il mio amico d'infanzia.
Ci aveva salvato la vita in metropolitana. Aveva messo in pericolo sé stesso per salvare degli sconosciuti. Aveva difeso mio fratello dall'aggressore al supermercato, mettendosi davanti a lui per proteggerlo.
Mi aveva aiutato a portare il corpo di Zeta mentre la pioggia fondeva le suole dei nostri stivali.
Aveva fatto parte della mia vita e se n'era andato per difenderla.
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The End
Science FictionQuesta storia comincia dalla fine. La fine di tutto. "Immaginatevi di svegliarvi un giorno e di scoprire che il mondo che conoscete è finito. Questa è la mia storia." #2 in Fantascienza [12.04.2016]