Le coincidenze sono la parte più misteriosa e affascinante della vita.
Si presentano in momenti inaspettati, a volte numerosissime, e talune di queste sono così evocative da farmi sospettare che ci sia davvero un disegno alle spalle di questo scherzo che chiamiamo vita.
Fissai il cartello del Parco dei Misteri mentre un'illuminazione avvampava le mie membra, intimandomi di lasciar perdere il progetto dell'ospedale e avventurarmi in quel groviglio di alberi secolari.
Se vi state chiedendo quanto fossi uscito di senno a quel punto, beh, avete ragione, la mia follia doveva aver fatto un bel po' di strada.
A conti fatti, stavo per fidarmi delle parole di un senzatetto avvinazzato ed ero pronto a mettere in discussione la vita di mio fratello pur di dargli ascolto.
Ma in quel momento, credetemi, l'armonia ridondante che si era creata era così intensa da non poter essere ignorata. Quel barbone sapeva qualcosa ed io ero pronto a venirne a conoscenza.
Riuscimmo ad attraversare la strada grazie ad un sottopassaggio della metropolitana, spuntando sotto un grosso edificio che ci offriva un buon riparo dalla pioggia.
Ci guardammo attorno. La destinazione distava solamente cinquecento metri, misura che, in quelle condizioni, sembrava incolmabile.
Utilizzare le pensiline degli autobus sarebbe stata un'ottima opzione, se solo il plexiglas di copertura non si fosse sciolto come neve al sole.
In poche parole, le alternative erano pari a zero.
A meno che...
"I tombini!" gridai.
"Che cosa?" chiese Trix, guardandomi come si guarda un pazzo.
"Se apriamo questo tombino, quasi sicuramente ci sarà un passaggio in direzione del parco." le spiegai
"Ma sono... fogne." rispose lei, disgustata.
"Lo so, lo so, anche io non sono estasiato dall'idea. Ma le fogne hanno una rete capillare che, con un po' di fortuna, ci porterà dalla parte giusta."
Trix deglutì, annuendo.
Il tombino era a pochi passi da me, ad un paio di metri dall'uscita della metropolitana.
Chiesi a Rachel la spranga di ferro che aveva usato il giorno prima per bloccare l'ascensore e provai a fare leva. Non successe un fico secco.
Dopo svariati tentativi e un paio di imprecazioni, capii che in quel modo non avremmo cavato un ragno dal buco. C'era un'unica soluzione.
Il cemento intorno al tombino era usurato da parecchi anni di intemperie, e non fece alcuna resistenza quando provai a scalfirlo con la spranga.
Dopo qualche minuto avevo creato un piccolo avvallamento a pochi centimetri dal tombino.
Presi l'ultima granata dalla mia cintura e la innescai, gettandola nella depressione che avevo creato.
"Correte!" sbraitai, facendo strada lungo le scale della metropolitana.
Ci lanciammo letteralmente all'interno di una rientranza ed io premetti le mani intorno alle orecchie di Anubi, così da proteggere il suo finissimo udito.
Il fragore della granata mi regalò un fastidiosissimo fischio auricolare, ma fui ben felice di dimenticarmelo, quando vidi che il tombino non c'era più.
Scivolammo con difficoltà all'interno del pertugio e ci trovammo di nuovo sottoterra, di nuovo al buio.
Questa volta, ad accompagnarci, c'era uno spiacevolissimo odore sulfureo e putrescente.
Accesi la torcia e mi incamminai verso il parco, seguito dagli altri.
In pochi minuti, arrivammo alla meta. Aprii il tombino e, reggendolo con un braccio, sbiriciai fuori. Non vidi nessuno.
Stavo per dirlo agli altri, quando mi accorsi di essermi sbagliato.
Una mano mi afferrò il braccio.
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The End
Science FictionQuesta storia comincia dalla fine. La fine di tutto. "Immaginatevi di svegliarvi un giorno e di scoprire che il mondo che conoscete è finito. Questa è la mia storia." #2 in Fantascienza [12.04.2016]