Sbagliare una volta è stupido, fare lo stesso errore per due volte è da idioti.
È la mia versione personale di «Errare è umano, perseverare è diabolico.»
Dopo la metropolitana, eccoci ancora una volta con un'arma ficcata nella schiena, pronta a spegnere ogni nostra ambizione di sopravvivenza.
Non potevo e non volevo pensare a ciò che sarebbe avvenuto dopo, ma non riuscivo a farne a meno.
Io, Zeta, Anubi e Jeffrey riversi a terra, i corpi ormai privi di ogni istinto vitale. Rachel e Trix nelle mani dei militari e... beh, il resto potete immaginarlo.
Eravamo ad un passo dalla salvezza. Sarebbe stato sufficiente rendersi conto in tempo che l'unico sopravvissuto era abbastanza sveglio da poterci tendere una trappola. Ma non l'avevamo fatto.
Sentii l'uomo parlare alle mie spalle.
"Ci avete fatto un bello scherzo." disse.
"Cosa dovrei farvi? Forse uccidervi non basta."
Nessuno rispose. Cosa avremmo dovuto dire? L'uomo continuò.
"Già, forse avrete pensato a quanto sia assurdo scappare da ciò che dovrebbe salvarvi. La realtà è che ognuno, qui, dovrebbe pensare a sé stesso. Quando vi ritroverete da soli, voi tre, senza più niente da mangiare, vi ammazzerete a vicenda. Ma non temete, vi risparmio io la fatica."
Sentii la voce di Zeta. "Cosa c'è?", disse.
L'uomo ci girò intorno e si mise davanti a noi. Lo guardai in faccia e sussultai.
Enormi ustioni gli avevano disintegrato la pelle di metà volto, lasciando solo carne viva.
Aveva ben più di un motivo per ucciderci.
"Che hai detto?" disse a Zeta.
Mio fratello lo guardò e deglutì rumorosamente.
"Cosa c'è la fuori? Quelle nuvole, cosa sono?"
L'uomo sorrise, o almeno ci provò, ma ne venne fuori solo un ghigno degno di un serial killer.
"E chi lo sa? Sappiamo solo che, quando arriverà, dovremo essere preparati all'eventualità di resistergli. Se elimineremo la popolazione, noi sopravviveremo. Tutti insieme consumeremmo troppe risorse."
"Siete pazzi da legare." disse Zeta.
L'uomo gli si avvicinò a meno di una spanna di distanza e lo fissò.
"Sei sicuro che sia io, il pazzo?"
Poi si voltò verso Jeffrey, corrugando la fronte o... beh, quel che ne rimaneva.
"Tu..." iniziò, "La tua faccia non mi è nuova."
Lo squadrò da capo a piedi, stringendo sempre di più la mitragliatrice che aveva fra le mani.
"Ma certo!" esclamò ad un tratto, "Tu sei quel finocchio che è scappato. Se ne sono accorti, sai? Ho ricevuto esplicita richiesta per portarti di fronte al tribunale militare, se ti avessi trovato. Ed eccoti qui."
Gli diede una pacca sulla spalla e Jeffrey non reagì.
Un rumore distrasse l'uomo. Era una voce.
"Ehi, tu!"
Rachel.
L'uomo guardò in alto. Si sentì un suono strozzato; un istante dopo udii un sibilo a pochi centimetri dalla mia testa e vidi apparire un foro sulla fronte del militare.
L'uomo cadde su sé stesso, come un palloncino sfuggito agli altri che, sgonfiandosi, si abbandona sull'asfalto.
Era finita.
La vita è così. Un attimo prima hai un'arma di venti chili puntata in faccia, un attimo dopo la stai puntando tu.
Sperando che non succeda mai il contrario.
Rachel corse giù dalle scale, seguita da Trix e Anubi.
Arrivata ad un passo da me, mi saltò addosso e mi strinse le braccia al collo.
"Se volevi uccidermi bastava dirlo." le dissi. Lei rise. "Ti ho mancato per un pelo. La prossima volta non sbaglierò."
Mi guardai attorno e vidi i cadaveri dei soldati uccisi dalla granata. Mi venne un'idea.
Macabra, certo, ma era pur sempre meglio che niente.
Una decina di minuti dopo, indossavamo tutti e cinque una divisa militare.
Uscimmo in strada, nella mattinata estiva più fredda del secolo. Guardai in alto.
Le nuvole erano arrivate.
STAI LEGGENDO
The End
Science FictionQuesta storia comincia dalla fine. La fine di tutto. "Immaginatevi di svegliarvi un giorno e di scoprire che il mondo che conoscete è finito. Questa è la mia storia." #2 in Fantascienza [12.04.2016]