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C'è qualcosa di grande dentro ad ogni essere umano.
C'è chi lo chiama sesto senso, chi extrapercezione, chi sensibilità acuta, ma c'è una cosa su cui tutti siamo d'accordo: esiste.
È quella sensazione pulsante che quando ci invade la mente e il cuore non se ne va finché non le diamo ascolto.
È quella sensazione per la quale una madre si sveglia nel cuore della notte e afferra il figlio appena nato un istante prima che la culla difettosa lo travolga, quella per la quale un uomo non prende un aereo e quell'aereo poche ore dopo si schianta.
Non sappiamo cosa sia, non sappiamo come operi, ma sappiamo che esiste, e la temiamo.
Io ho una personalissima visione di tutto ciò, ma ve ne parlerò più avanti. Sta di fatto che quel qualcosa mi risparmiò molte lacrime e troppi rimorsi.
I tre spari erano stati consequenziali, come quelli di un'esecuzione.
Due di questi erano giunti a destinazione urtando qualcosa di metallico, ma uno, uno solo, aveva colpito qualcosa di soffice.
Qualcosa come una persona. O un cane.
Mi voltai, convinto di vedere Rachel, Zeta o Trix accasciati al suolo.
Forse mi aspettavo di vederli in quella condizione tutti e tre contemporaneamente. Non fu così.
Zeta e Trix erano in piedi, stretti in un abbraccio. Anubi era al mio fianco, con la bocca grondante di sangue.
Rachel mi fissava con le guance rigate di lacrime. Era terrorizzata, ma era viva.
Aveva un foro di proiettile nello zaino che aveva riempito a casa mia. Un foro di proiettile a mezzo centimetro di distanza dalla tempia sinistra.
Due soldati giacevano a terra, privi di vita. Un terzo stava fuggendo. Alzai la mitragliatrice.
Se state pensando che fossi sul punto di ammazzarlo, sì, lo avrei voluto fare.
Ma non sono e non ero una bestia, e poi c'era appunto quel sesto senso che mi avrebbe comunque impedito di farlo.
Avevo freddato un uomo, per la prima volta nella mia vita, solamente da pochi secondi.
Sapevo che quell'azione mi avrebbe lacerato la mente fino alla tomba e non volevo ripeterla. Non subito, almeno.
"Fermati dove sei." intimai al soldato.
Se fosse stato furbo la metà di quanto pensavo, avrebbe continuato a correre, ed io lo avrei lasciato andare.
Ma non era furbo.
Si immobilizzò, con le braccia sollevate dietro la nuca. "Non spararmi." mi pregò, tremante.
A giudicare dal timbro della voce doveva avere la mia età, o pochi anni in più. "Voltati." gli ordinai.
Si girò. Sì, era un ragazzo. Quasi un bambino. Aveva occhi grigi pieni di lacrime e gli tremava il mento.
"Vieni qua. Lentamente. Posa l'arma davanti a me."
Fece come gli avevo detto, poi si inginocchiò, singhiozzando. Qualunque cosa stesse pensando, era sicuro di non uscire vivo da lì.
Doveva essersi accorto dell'intensità con cui lo stavo studiando, poiché alzò la testa nella mia direzione.
Quel che vidi fu sconcertante. Forse era addirittura più giovane di me.
Per quel che ne sapevo, poteva avere l'età di Zeta, essere appena maggiorenne.
In un mondo normale avremmo potuto essere amici d'infanzia e aver appena terminato una partita alla Playstation, o litigato per andare a letto con una ragazza. Nessun mondo razionale poteva ammettere che fossimo sul punto di farci saltare la testa a vicenda.
Presi la mia decisione.
"Non ti ucciderò." dissi. Lui rispose aumentando l'intensità dei singhiozzi, poi mi afferrò le caviglie, ringraziandomi fra le lacrime.
Doveva aver pensato sul serio che volessi ucciderlo.
"Sei dell'esercito?"
Annuì, asciugandosi il naso nella tuta mimetica.
"Là fuori sta succedendo qualcosa che definire "folle" è ridicolo. Voglio sapere tutto ciò di cui l'esercito è a conoscenza. Poi, ti lasceremo andare."
Trix catturò la mia attenzione agitando una mano. "Elja, posso parlarti un momento?"
Lasciai mio fratello e Rachel a guardia del ragazzo e mi allontanai di qualche passo con Trix.
"Non lasciarlo andare, dopo." mi disse.
"Perché non dovrei?"
"Ho visto quel che ha fatto. Quando il tuo cane ha eliminato il primo soldato, gli altri due hanno reagito immediatamente, cercando di ucciderci. Tuo fratello ne ha fatto fuori uno, ma il secondo ha mirato Rachel." Il mio corpo fu scosso da un tremito, al solo pensiero di girarmi e trovare Rachel senza vita. Trix continuò.
"Stava per premere il grilletto, ma quel ragazzo lo ha ucciso. Il proiettile ha mancato Rachel. Te lo giuro sulla mia stessa vita."
Sgranai gli occhi alla notizia e lanciai uno sguardo al mio coetaneo. Teneva gli occhi bassi e le braccia strette intorno al corpo, nel tentativo di proteggersi.
"Ehi." lo chiamai. Lui mi guardò. "Cambio di programma. Sei dei nostri."

The EndDove le storie prendono vita. Scoprilo ora