Scegliemmo la prima opzione: morire dentro.
Se proprio dovevo salutare questo mondo, tanto valeva provare il tutto per tutto.
Ho sempre pensato che, fondamentalmente, gli uomini siano l'animale più stupido, fra tutti quelli che popolano il pianeta.
Non sono uno di quelli che odia la vita e nemmeno uno del tipo «il mondo ce l'ha con me, voglio morire», quindi prendete le mie affermazioni come semplici considerazioni.
Ma io l'essere umano in genere non l'ho mai digerito fino in fondo, con quelle sue pretenziose convinzioni di onnipotenza.
La realtà, la triste realtà, è che l'uomo gioca a fare Dio usando il mondo come la propria latrina, e quando è troppo tardi si ritrova, come si suol dire, con la merda fino al collo.
Perdonate il linguaggio, ma ho smesso da tempo di preoccuparmene.
In quel momento, con quelle mura alte come il cielo e le grida laceranti dall'altra parte, capii che la "latrina" era arrivata al punto di non ritorno. Stava per sommergerci tutti.
Metafora agghiacciante, ma doverosa, non biasimatemi.
Ci avvicinammo al pannello di cemento più vicino e cominciammo a camminarci accanto. Il piano era quello di trovare un punto debole nel perimetro e sfruttarlo per aprirsi un varco.
Nel frattempo, la cacofonia di grida, spari, sirene ed esplosioni all'interno della città si era fatta sempre più intensa.
Ci prenderete per pazzi, ma fidatevi, se aveste visto quelle nuvole avreste preferito anche voi morire sotto una raffica di proiettili.
La fortuna, o chi per essa, ci aiutò. Non pensavo che l'avrebbe fatto di nuovo, quindi mi accontentai di quello che successe.
Fra la moltitudine di spari e scoppi, qualcosa colpì l'angolo più basso di uno dei pannelli di cemento, aprendo un varco di una sessantina di centimetri.
Il nostro "ingresso di benvenuto", come lo chiamai.
Facendo attenzione a non farmi impallinare da qualche pallottola vagante, infilai la testa nel buco e guardai dentro.
Vidi un vicolo abbastanza isolato e sangue dappertutto. C'era un corpo a terra, poco lontano da me, ed una figura gli stava ficcando le mani addosso in cerca di qualunque cosa di utile.
Sciacalli. La prima cosa da cui difendersi durante un apocalisse.
Attesi che la figura si dileguasse, poi feci segno agli altri. Era il momento di entrare.
Anubi fu l'unico a passare con agilità attraverso quel dannato buco, ed invidiai il suo assetto a quattro zampe che lo rendeva così agile e resistente.
Eravamo in città.
Non sapevo cosa nascondessero le nuvole e non avevo intenzione di scoprirlo, così presi in considerazione l'idea di Trix. Aveva detto ai suoi nonni di nascondersi nella metropolitana, uno dei pochi luoghi sotterranei abbastanza protetti da offrire un riparo da qualunque cosa stesse per piovere dal cielo. Ero sicuro che Trix non sarebbe stata l'unica a proporre l'idea, quindi dovevamo agire in fretta.
Attraversammo il vicolo con la formazione più "militare" che conoscessimo: io e Rachel davanti, Zeta e Trix a coprire le spalle, Anubi in mezzo a noi.
Ma noi soldati non eravamo e cademmo in trappola al primo ostacolo.
Una mano mi strinse così forte il polso sinistro che per poco non fui sul punto di svenire.
Cacciai un urlo e mi cadde la mitragliatrice di mano, mentre tutti gli altri alzarono la propria verso di me ed il mio aggressore.
Era uscito da un bidone dell'immondizia e mi guardava con un paio di occhi vitrei e completamente bianchi. La barba stopposa incorniciava un viso rugoso e consumato dalle intemperie.
Era solo un barbone. Mi guardò, o almeno diede l'idea di farlo, poiché era cieco, e disse qualcosa.
Sputacchiò le parole, ma fu abbastanza chiaro da farmi venire la pelle d'oca.
"La morte arriva prima di mezzanotte, ci avvolge nel suo manto nero e poi ci fotte!" fu la sua poetica profezia.
Dopo che lo ebbe detto, mi lasciò il braccio e volse lo sguardo da un'altra parte.
Ne approfittammo per darcela a gambe, ma ero sicuro che quegli occhi vuoti non mi avrebbero abbandonato per un bel po'.
Prima che svoltassimo in strada, lo sentii urlare qualcosa. Era una parola come "fassi" o "fazli", qualcosa di sconclusionato.
Uscimmo da quel vicolo e ci ritrovammo in una delle strade principali.
Ciò che vidi mi mozzò il fiato.
STAI LEGGENDO
The End
Science FictionQuesta storia comincia dalla fine. La fine di tutto. "Immaginatevi di svegliarvi un giorno e di scoprire che il mondo che conoscete è finito. Questa è la mia storia." #2 in Fantascienza [12.04.2016]