Ci sono tante maniere per dare addio al mondo che conosciamo, forse troppe.
C'è chi se ne va in silenzio, senza far rumore, senza lasciare indietro alcuna traccia di sé.
C'è chi, allo stesso modo, fugge dalla vita senza celebrazioni, ma lascia alle proprie spalle un vuoto incolmabile.
Jeffrey faceva parte di questa categoria.
Era piombato nella mia vita nel momento preciso in cui avevo bisogno di qualcuno che mi salvasse e c'era rimasto il tempo necessario per pararmi le chiappe un altro paio di volte.
L'immagine più vivida che conservo della notte in cui se ne andò ha a che fare con Anubi.
Mentre il pavimento di cemento del bunker veniva lentamente graffiato da solitarie lacrime di sangue e noi non avevamo nemmeno la forza di parlare, vidi il mio cane alzarsi dal nostro riparo.
Si avvicinò al corpo martoriato di Jeffrey e annusò il suo viso. Dopodiché, alzo gli occhi tristi verso di me e si accucciò accanto a Jeffrey, senza far rumore.
Le lacrime cominciarono a scorrermi lungo le guance, incapaci di fermarsi.
Sentii addosso le mani di Rachel e la strinsi a me.
Cominciavo ad odiare tutto quello. Ero stufo. Ma avevo un obiettivo.
Alzai lo sguardo verso Johan.
"I militari sanno che finirà." dissi.
"C... Cosa?" rispose Johan.
"Sono determinati ad eliminarci ad uno ad uno. Se ci tengono così tanto ad avere la città tutta per loro significa che sanno che questa pioggia finirà e che potranno dare inizio alla ricostruzione indisturbati."
"Stai dicendo che sono stati loro a provocare tutto questo?" mi chiese, muovendo il dito verso l'alto.
"Non lo so." risposi, "Ma, in ogni caso, hanno saputo sfruttare l'occasione."
Johan mi restituì uno sguardo in perfetto equilibrio fra incredulità e follia.
"Cosa vuoi fare?" mi chiese Dana, riemergendo dal bagno.
Guardai il corpo di esanime di Jeffrey, i volti segnati di Rachel, Zeta e Trix, gli occhi liquidi di Anubi. Sapevo che era la decisione giusta.
"Smettiamo di essere prede. La natura forse può incuterci timore, ma i soldati no. Sono umani, proprio come noi. Non devono farci paura. Smettiamo di scappare."
Abraham, con la sua fiera andatura da vecchio saggio, mi si avvicinò.
"Il ragazzo ha ragione." decretò, "Non sopravvivremo a lungo scappando come conigli. È ora di agire."
Raccogliemmo le armi e tutto ciò che rimaneva del nostro passaggio nel bunker.
Aiutato da Johan, sollevai il corpo di Jeffrey e lo misi nella cella frigorifera.
La mia intenzione era quella di tornare a prenderlo, una volta sistemate le cose.
Sotterrarlo in superficie, alla mercé di quella pioggia acida, era fuori discussione.
Ci mettemmo in viaggio attraverso i condotti fognari. Non sapevo in quale direzione fosse fuggita Katia, ma sapevo dove andare.
Circa un mese prima, in una delle nostre innumerevoli intercettazioni, io e Rachel avevamo incrociato la comunicazione di due tenenti.
Parlavano con insistenza di un osservatorio, sostenendo che, da lì, avrebbero potuto organizzare meglio le operazioni.
A quell'epoca, non avevo idea di cosa intendessero per "operazioni".
Adesso lo sapevo.
Il quartier generale dell'esercito era al primo piano dell'Osservatorio Aeronautico, un enorme complesso costruito sulla parte collinare della città.
Non sapevo se avremmo effettivamente trovato qualcuno al suo interno o se saremmo morti prima di arrivarci, ma ero convinto che fosse l'unico luogo ad avere le risposte che cercavamo.
Furono tutti d'accordo con il mio ragionamento, tutti a parte Dana.
La donna alzò timidamente la mano ed io le feci segno di parlare.
"Ci impiegherete almeno un giorno. Hype è troppo piccolo per affrontare un viaggio del genere. Noi troveremo un altro riparo."
Comprendevo le sue ragioni.
Johan le diede due pistole ed uno zaino carico di cibo e medicine.
Ci congedammo, augurandoci il meglio.
Non li rividi mai più.
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The End
Science FictionQuesta storia comincia dalla fine. La fine di tutto. "Immaginatevi di svegliarvi un giorno e di scoprire che il mondo che conoscete è finito. Questa è la mia storia." #2 in Fantascienza [12.04.2016]