Salgo di corsa al piano di sopra diretta al bagno, devo assolutamete asciugarmi.
Che razza di idiota, ma come si permette?
Altro che dito medio, si sarebbe meritato uno schiaffo, ma trattenevo le lacrime a stento, come avrei potuto colpirlo?
Entro in bagno e chiudo a chiave la porta,accasciandomi su di essa così da cercare di recuperare un minimo di dignità.
Quando mi riscuoto cerco tra i vari cassetti qualcosa con cui possa asciugarmi, trovo il phon e comincio ad asciugare i capelli per poi passare al vestito. Appena finisco vado a cercare Jill, me ne voglio andare.
Non sarei mai dovuta venire, come mi è venuto in mente?
Tornata al piano di sotto cerco Jill per la casa, fino a quando non vedo Liam.
- Liam, ehi, hai visto Jill?
- Sì, è in cucina con gli altri. Tutto bene? Hai pianto?
- Come?
- Hai il mascara colato. -dice sorridendo e indicando i miei occhi che saranno completamente neri.
- Oh, sì, ecco... - cerco di trovare una scusa plausibile, ma non mi viene nulla in mente .
- Ho fatto un bagno in piscina. - dico tutto d'un fiato. Non mi va di dirgli che uno stronzo mi ha presa e buttata in acqua.
- Ah, ok... - dice guardandomi confuso.
- Sì - sorrido - adesso devo proprio andare. Ci vediamo Liam.
- Certo, ciao Amelia. - dice allontanandosi e barcollando un po'.
Quando entro in cucina vedo subito Jill e Trevis e li raggiungo.
- Ragazzi io vorrei andare, se per voi va bene.
- Sì - dice Jill rivolta a Trevis - anche io vorrei andare, non ho più voglia di stare qui.
Quando si volta per guardarmi noto subito qualcosa di strano: ha gli occhi rossi e gonfi... ha pianto.
Non le chiedo niente perchè così ha fatto lei con me.
Ho visto la sua espressione quando ha notato i miei capelli, il mio vestito e i miei occhi da panda.Ci dirigiamo verso l'Audi A8 di Trevis ed entriamo, cerco di trovare qualcosa di cui parlare che non sia troppo impegnativo così, dopo diversi minuti di silenzio, dico la prima cosa che mi viene in mente
- Gran bella macchina Trevis, complimenti.- dico.
Lui sorride e mi guarda dal retrovisore.
- Grazie!
- Trazione quattro?
- Sì - dice sollevando un sopracciglio - Te ne intendi?
- Mi piacciono da impazzire le macchine! Il mio vicino a Port WentWorth è un meccanico e, da bambina, passavo tutti i pomeriggi lì. Mi ha insegnato tantissime cose e ora mi ritrovo con miliardi di riviste che parlano di auto e con la bava alla bocca quando ne vedo una come la tua! - dico scoppiando a ridere.
- Si vede, ho notato la faccia che hai fatto quando hai visto la mia macchina. - dice - Avevi un gran figo davanti a te e, invece, hai sbavato per la mia piccolina! -
Scoppia a ridere anche lui seguito da Jill.
Dopo qualche minuto arriviamo al dormitorio, salutiamo Trevis e andiamo in camera.
Prendo un completo intimo rosa e il mio pigiama con le pecorelle e vado in bagno. Apro l'acqua calda così che si possa riscaldare e poco dopo entro nella doccia e lascio liberi i pensieri di fluttuare dove vogliono.
Penso a quegli occhi blu come l'oceano, a quel viso quasi angelico, a quel senso di vuoto che avevo nello stomaco ogni volta che i suoi occhi si tuffavano nei miei.
Mi riscuoto, chiudo l'acqua ed esco dalla doccia, mi asciugo i capelli e indosso il pigiama. Esco dal bagno e trovo Jill già a letto che russa sommessamente, mi infilo a letto.
Domani iniziano le lezioni! Mi addormento con questo pensiero ma sogno occhi blu e capelli neri.********
La sveglia suona alle sette in punto, ma non ho voglia di alzarmi, la cerco a tentoni sul comodino.
- Spegni quel dannato affare, è ancora presto! - dice Jill da sotto le coperte.
- Sì - dico trovando di tutto sul comodino, fuorchè la dannata sveglia. - Ecco, trovata!
Mi alzo e vado in bagno, faccio una doccia veloce e indosso un jeans blu, una felpa bianca e le converse bianche. Arriccio un po' i capelli e mi trucco leggermente.
- Jill, sono le sette e mezza, a...
- Che ore hai detto che sono?
- Le sette e mezza, perchè?
- Cazzo, cazzo, cazzo! - dice saltando giù dal letto. - La mia prima lezione è alle otto. Farò tardi con Smith e lui odia i ritardatari!
Rido vedendola correre in bagno mentre impreca ad alta voce.
Prendo la mia tracolla in pelle e ci infilo il Mac, quaderni, penne e l'orario e mi dirigo verso la prima aula.
Mancano venti minuti all'inizio della lezione e sono la prima ad entrare, così ho la possibilità di scegliere il posto migliore. Ne cambio tre prima di decidere per quello che da le spalle alla grande vetrata, così da non avere distrazioni. Le lezioni si susseguono velocemente fino all'ora di pranzo, quando esco dall'aula di letteratura inglese per andare in mensa. Devo chiamare mia madre e devo scambiare il numero con Jill, però mi accorgo di non avere il cellulare con me, così torno in camera a cercarlo.
- Amelia, tutto bene?
- Cavolo, no! - dico a Jill che è appena entrata - Non trovo il mio cellulare!
Sono su tutte le furie con me stessa, non ho mai perso nulla in tutta la mia vita.
- Ok, stai tranquilla. Ricostruiamo la tua giornata così possiamo capire dove lo hai lasciato. Nel frattèmpo dammi il tuo numero così ti chiamo. - dice lei in tono calmo.
Le do il numero e inizia a chiamarmi ma nulla, il mio cellulare non è in camera o è morto.
- Allora, questa mattina lo avevi con te? - dice chiudendo la chiamata.
- No, dovevo chiamare mia madre all'ora di pranzo e mi sono accorta di non averlo.
- E quando lo hai usato l'ultima volta?
Ripenso a quello che ho fatto ieri e poi realizzo...
- Merda, l'ho messo nella pochette prima di andare alla festa! Non ho visto neanche la pochette in giro per la camera... - dico agitata guardando Jill.
- Quindi hai dimenticato tutto alla confraternita? - chiede lei sorridendo.
- Sì - dico, consapevole del fatto che mi tocca tornare in quel posto assurdo.
- Perfetto, sappiamo dov'è. - dice lei prendendo le chiavi della sua auto e dirigendosi alla porta. -Andiamo!
Alcuni minuti dopo siamo davanti alla confraternita. In giardino ci sono dei ragazzi che raccolgono l'immondizia della sera prima.
- Povere matricole, ogni anno è sempre la stessa storia! - esclama Jill ridendo.
- Sono tutte matricole? - dico sbigottita.
- Sì sì - dice lei continuando a ridere - è il loro benvenuto, chissà che si aspettavano!
Ci avviamo verso la porta, il mio stomaco è in subbuglio: da una parte spero che lui non ci sia, dall'altra fremito per rivedere gli occhi che ho sognato.
- Tu comincia a cercare... - dice Jill non appena siamo in casa - Io vado a vedere se c'è Trevis, così ci da una mano! Tieni questo - mi porge il suo Iphone - chiama il tuo numero.
La guardo salire al piano di sopra e inizio la mia ricerca.
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L'AMORE NON HA BISOGNO DI PAROLE
FanfictionIl college per Amelia dovrebbe segnare un nuovo inizio e il mezzo attraverso il quale ripagare tutti i sacrifici della madre, che l'ha cresciuta senza l'aiuto di nessuno; l' inizio di una nuova vita che le permetta di dimenticare l'abbandono del pa...