Quando esco dalla camera di Amelia, che mi ha rallegrato la gironata in maniera totalmente inaspettata, chiamo Trevis così da sapere se anche lui, come tutti gli altri, andrà alla festa di fine estate.
Ovviemente la risposta è quella aspettata, per cui non mi resta che andare alla Tau, farmi una doccia e mettermi uno dei miei migliori vestiti, per una serata che si prospetta tra le migliori da un anno a questa parte.
Andare alla festa non era tra i miei piani per questa sera ma, avendo saputo che Amelia sarà lì, la cosa mi è sembrata molto più allettante.
Sarà una serata sensazionale
Non posso assolutamente perdere questa occasione, probabilmente non ne avrò molte altre, quindi ora o mai più.
E poi, che piacere sarà rovinare la festa a tutti quegli stronzi facoltosi!Impiego pochissimi minuti ad arrivare alla confraternita e, all' ingresso, mi imbatto in Liam.
- Ehi amico, tutto bene? Sono anni che non ti vedo ad una festa. - dice lui, drammatico.
- Non mi va di fare sempre le solite cazzate. Preferisco altro, sai com'è... - dico allusivo.
Lui se la ride, ignaro del fatto che mi sta profondamente sul cazzo.
Che idiota.
- E invece dimmi, ci sarai anche tu questa sera?
- Alla festa intendi?
- Sì. Sempre se non è troppo da sfigati per te. - dice ridendo, lo stronzo.
- Certo che ci sarò anche io, ci vediamo lì? - chiedo, anche se vorrei tanto che, almeno lui, non fosse tra i presenti. Anzi lui e quel leccaculo del padre.
- Certamente. - infrange ogni mia speranza, con una sola parola. Fanculo.
- Allora a dopo. - dico liquidandolo e dileguandomi su per la scale.
Vado direttamente in bagno e mi fiondo sotto la doccia. Quando finisco, mi avvolgo un telo in vita ed esco dal bagno; non appena entro in camera sento il mio cellulare squillare.
- Ehi rossa, dimmi tutto.
La risata da oca giuliva di Megan quasi mi perfora il timpano, così allontano il telefono dall'orecchio.
- Hai finito? - le chiedo, seccato.
- Certo, scusami tanto, ma certe cose da te proprio non me le aspetto.
- Hai intezione di dirmi cosa vuoi o mi devi far perdere solamente tempo?
- O Dio, scusami. - dice lei seccata. - Ci vai alla festa?
- Perchè?
- Perchè ho bisogno di un passaggio, idiota.
- Basta che ti rendi disponibile per il dopo serata, non c'è alcun problema.
- Per quello non preoccuparti, l'avrei fatto comunque. - dice, ridendo questa volta in maniera più contenuta.
- Allora passo a prenderti tra mezz'ora. Non farmi aspettare altrimenti ti lascio lì.
- A tra poco, tesoro!
Chiudo la chiamata e vado verso il comò, dal quale estraggo un paio di boxer, me li infilo e poi indosso il mio abito blu marine e, vista l'occasione, indosso anche un bel papillon in tinta.
Poi vedo il suo rolex, risposto all'interno del secondo cassetto del comò da più di un anno, lo prendo e me lo giro tra le mani, ripensando alla giornata in cui lo comprò e a quanto ne andasse fiero; erano un'ossessione gli orologi per lui. Sull'onda dell'emozione e del rimpianto mi convinco ad indossarlo e poi, prese le chiavi dell'auto, mi dirigo fuori.Fortunatamente Megan si fa trovare già fuori casa, così non devo sorbirmi anche quella sgorbutica e vogliosa della madre.
- Ciao! - mi schiocca un bacio sulla guancia.
- Ciao a te. - dico, premendo sull'acceleratore.
- Sei proprio bello stasera!
- E tu la volgarità fatta persona.
- Non temere, non sarai di questa opinione più tardi. - dice allusiva.
- Sta' tranquilla che, corto o lungo, di certo non è un abito che mi impedisce di scoparti.
- Tu invece sei la galanteria fatta persona...
- Non hai bisogno di queste cazzate. E sai che io non sono il tipo che va dietro ai convenevoli. Noi scopiamo e basta, non hai bisogno di altro, hai già abbastanza.
Il tragitto in macchina lo passiamo tutto così, tra piccoli battibecchi e allusioni.Quando arriviamo davanti all'enorme casa bianca, ormai priva di qualsiasi tipo di gioia, lascio la macchina ai parcheggiatori in una divisa impeccabile per l'occasione e mi avvio, con Megan ancorata la mio braccio, verso le enormi scalinate.
Come ogni anno sono presenti tutte le famiglie più facoltose di Charlotte, mai nessuno che manca, soprattutto questa volta: la curiosità di vedere com'è crollata una delle migliori famiglie, è troppa, di certo non si può mancare.
La pochezza di animo e di intelligenza che caratterizza la gente che mi circonda mi lascia, come ogni volta, senza parole.
L'invidia, la superbia, la curiosità le rende, davanti ai miei occhi, più piccole di quanto già non siano.
Quello che mi infastidisce e che mi fa inorridire è l'attaccamento al macabro che hanno, il voler sapere come ognuno sta affrontando il proprio dolore e il volere vedere quanto in basso tutti sono caduti.
Ma soprattutto vogliono vedere se e quando, ma soprattutto come, ognuno si rialzerà.
Prendo un bicchiere di champagne per me e uno per Megan, a dispetto di quanto lei stessa dica non sono del tutto privo di buone maniere.
- Tieni.
- Grazie. Ti senti bene? - mi chiede, quasi preoccupata, guardandosi in giro probabilmente per cercare qualcuno di conoscente, che possa fermarmi quando e se mi farò prendere dalla rabbia.
- Sì. - sussurro.
- Forse non è stata una buona idea venire.
- Sta' tranquilla Megan. - dico sgorbutico.
Poi mi volto e vedo Steph tra le varie persone, intenta a portare avanti qualche stupida conversazione.
- Scusami, torno subito. - dico, toccando Meg su un braccio.
- D'accordo, io cerco gli altri. Prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno.Pian piano sento la conversazione banale che stanno facendo le persone che circondano Steph.
- Buonasera a tutti. - dico, intromettendomi.
Le faccie delle persone presenti sono alquanto sorprese di vedermi tra di loro, intento, a dir loro, a fare conversazione.
- Ciao Steph. - la saluto, posandole un bacio su una guancia, dopo averla presa per un braccio. - Ci scusate un momento, non è vero? - dico, rivolto al resto degli idioti.
Leggo la delusione sui loro volti, per non aver avuto alcun tipo di notizia utile.
- Grazie, Matth... - mi dice sollevata Steph. - per avermi salvata!
- Non temere... - rido. - Io ci sarò sempre. Potrai sempre contare su di me.
Il sorriso di gratitudine che le affiora in viso, mi rincuora un po'.
Chissà che penserai di me, tra un po'.
- Lo sanno?
- Come, scusa?
- Terra chiama Matthew! - dice lei ridendo. - Ho detto, lo sanno che sei qui?
- Che domande! Certo che no. Voglio tanto vedere le loro facce. Anche se penso che gioia e sgomento saranno le emozioni più visibili. Forse anche paura.
- E di che?
- Sapessi.
- Matthew, per favore. Non rovinare la festa. Non durerà ancora per molto, non offrire loro anche questo spettacolo.
- Ma è quello di cui hanno bisogno. È ciò per cui sono qui questa sera. Tutti, indiscriminatamente.
Steph sospira, perdendo le speranze. Ormai mi conosce troppo bene per non sapere che quando mi metto in testa una cosa, la ottengo anche.
- Hai visto gli altri? - chiede, cambiando discorso.
- Solo Megan.
- Proprio quella di cui avrei fatto a meno.
- Bene! L'ho portata io, è la mia accomoagnatrice.
- Che stupido che sei. - sorride, dandomi una pacca sulla spalla - E mio fratello?
- Non ne ho la più pallida idea. Comunque la tua amica Megan è andata a cercarli.
- Questo dovrebbe rincuorarmi? Magari se ne scopa qualcuno nel tragitto dal salone al portico.
- Non essere così bigotta e superficiale.
- Ah, no?
- No, lei si scopa solo me!
Le fragorose risate riempiono quasi tutto il porticato, con conseguente occhiata di tutti i presenti, esterrefatti e sconvolti.
- Mi dispiace signori. - dico ad alta voce. - Ma nessuno di noi vi regalerà pianti e grida di dolore. Fareste meglio a farvene una ragione!
- Matt! Shhh! - mi dice, ridendo Steph, che prendo per un braccio e trascino all'interno della casa.
- Matthew, tesoro! Sono così felice di vederti!
La prima persona ad intercettarmi, non appena metto piede all'interno, è mia madre.
La guardo, ha gli occhi lucidi, a dimostrazione della gioia che prova nel vedermi.
Lo stesso non si può dire di mio padre.
Guardo mia madre, fasciata in un vestito del colore simile a mio, venirmi incontro a braccia aperte.
Mi stringe così forte che quasi mi manca il respiro.
- Mamma, per favore, smettila. - le dico, in maniera più aspra di quanto vorrei.
Sento Steph pizzacarmi la schiena.
- Stephanie! Piccola, vieni qui! - dice poi, stritolando anche lei.
- Matthew. -
La voce profonda alle mie spalle mi fa voltare.
Mio padre. È proprio davati a me, con una mano tesa.
Allungo anche la mia e la avvolgo, più stretta che posso, alla sua.
Vedo un cenno di dolore dipingersi sul suo viso.
- Steph, che piacere vederti. - dice, rivolto alla ragazza al mio fianco.
La stringe anche lui in un abbraccio, perché lei merita il suo affetto.
- Eccoli, finalmente!
Seguo lo sguardo di Steph fino all'entrata della porta dove vedo una splendida Amelia e una pallida Jillian, avvolta tra le braccia di un affranto Trevis.
Mi sistemo il papillon e faccio un sorriso di convenienza.
Che i giochi abbiano inizio.
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L'AMORE NON HA BISOGNO DI PAROLE
FanficIl college per Amelia dovrebbe segnare un nuovo inizio e il mezzo attraverso il quale ripagare tutti i sacrifici della madre, che l'ha cresciuta senza l'aiuto di nessuno; l' inizio di una nuova vita che le permetta di dimenticare l'abbandono del pa...