Nel momento meno appropriato parte la suoneria del suo cellullare, vedo le sopracciglia di Amelia aggrottarsi e ogni meccanismo della sua mente ingranarsi: sta decidendo se rispondere, e di conseguenza rovinare il momento, o lasciare che il telefono squilli.
- Non rispondere. - le sussurro all'orecchio e poi sposto la mia bocca sulla sua clavicola, lei mugula di piacere, come ogni volta.
- Non... non posso... potrebbe essere mia madre.
- Richiamerà.
- Potrebbe essere importante Matt. - dice e mi spinge dalla vita, così da farmi capire che devo liberarla dal peso del mio corpo.
- D'accordo. - dico stizzito, chiunque altro al suo posto non avrebbe mai risposto.
La guardo prendere il telefono con solo la biancheria intima indosso, e la mia erezione non vuole cessare.
-Pronto?- dice - oh, Liam... ciao! -
Che cazzo vuole questo stronzo? Non lo aveva già chiamato per disdire il loro appuntamento?
La rabbia monta dentro il mio corpo, così mi alzo dal letto stringendo i pugni e comincio a rivestirmi, mentre ascolto Amelia portare avanti una conversazione costellata da: "sì", "no", "d'accordo", "sarà per un'altra volta", "certo", fino a quando la tortura non cessa.
- Cosa voleva? - le domando non appena riaggancia.
- Nulla.
Alzo un sopracciglio per protesta alla sua mancata risposta
- Stai forse cercando di mentirmi, su Liam?
- Assolutamente, ma non ho intenzione di raccontarti cosa dice un mio amico, durante una conversazione privata, che non non ti riguarda.
La fulmino con lo sguardo.
- Hai ragione, perdonami. Pensavo fossi meglio di così, comunque. - dico mettendomi la t-shirt.
- Che vuoi dire? - mi guarda quasi offesa.
- Non ti facevo una di quelle alle quali piace tenere il piede in due scarpe, ma evidentemente anche il mio intuito fallisce ogni tanto.
- Come osi? Io non sto tenendo il piede in nessuna scarpa, siamo solo amici.
- Molto peggio direi. In ogni caso non me ne importa proprio nulla, però ti pregherei di muovere il culo perchè ho parecchie cose da fare.
Ci guardiamo e capisco di averla ferita, più di quanto credessi fosse possibile, vedo i suoi occhi diventare lucidi mentre cerca di trattenere a stento le lacrime.
- Io non vengo da nessuna parte con te! - mi grida contro.
- Senti Amelia, non voglio avere problemi con Jillian quindi ti conviene muoverti, altrimenti sarò costretto a portati di peso in auto, e sai che ne sono capace. Non te lo ripeterò un'altra volta.
Poi prendo il primo borsone che trovo e comincio ad infilare vestiti a casaccio, me lo isso in spalla e spalanco la porta della camera.
- Allora? - la guardo in maniera superficiale, lei si guarda intorno, poi prende una borsetta e mi segue, com'era prevedibile.
Il tragitto in macchina è piuttosto silenzioso, visto che ci ignoriamo o per lo meno lo facciamo fino a quando non raggiungo i 230km/h e Amelia comincia ad urlarmi di rallentare, ma non fa altro che spronarmi ad andare ancora più veloce.
- Sei un bastardo! - mi dice non appena ci fermiamo, poi si incammina, spedita, lungo il sentiero che porta al cottage.
La mia risata risuona in mezzo agli alberi e il suo dito medio si alza per protesta.
- Ehi, qualcuno è molto arrabbiato? - dice Trevis quando ci vede arrivare.
- Sì, qualcuno qui è molto permaloso. - dico io di rimando e scoppio a ridere, seguito da Trevis.
- E io che pensavo che di coglione ce ne fosse solo uno, ma viaggiano sempre insieme, l'avevo dimenticato.
Questa volta a scoppiare a ridere è Jillian, che è appena uscita sul portico della casa e che, in men che non si dica, si becca lo sguardo più astioso che possa rivolgerle.
- Allora... - cerca di cambiare discorso - dove si va a cena?
- Da Sophia's. - rispondiamo in coro io e Trev.
- Perfetto, allora per le otto tutti fuori? - chiede Jillian.
- Direi che può andare bene.
Detto questo ognuno si reca nelle proprie stanze per prepararsi alla serata.
Io e Trevis siamo i primi ad uscire, seguiti diversi minuti dopo da Jillian ma di Amelia non si vede neanche l'ombra.
- Entro questa sera ce la fai? - le urlo entrando in soggiorno.
- Eccomi, eccomi... - dice lei tutta agitata.
Alzo lo sguardo ed è meravigliosa: ha indosso una gonna che dovrebbe essere considerata illegale e una maglia con uno scollo che lascia giusto un po' all'immaginazione.
- Vuoi fare conquiste? - la provoco.
- Perchè no? Speriamo sia una serata proficua per tutti. - dice lei dirigendosi verso la porta, poi si ferma sul ciglio e si volta per guardarmi. - Tu vieni o hai intenzione di restare lì?
Le scocco una sguardo accigliato e poi la seguo, senza distogliere lo sguardo da quel culo meraviglioso che si ritrova.
Ci dirigiamo da Sophia's a piedi, vista la poca distanza, e quando arriviamo ci fanno accomodare quasi subito. Finita la cena andiamo ad uno dei pub in zona, ordiniamo da bere e poi osservo Jillian e Amelia scatenarsi in pista e la cosa inizialmente mi piace pure, visto come Amelia muove il suo corpo, fino a quando non lascia che un ragazzo le si avvicini più del dovuto e balla con lui e, non so perchè, la rabbia che avevo provato nel dormitorio e che era quasi scomparsa, torna più forte di prima.
Adesso ha proprio passato ogni limite penso e do uno sguardo veloce in pista e poi le vedo, due ragazze che sono esattamente le tipe che mi servono.
Vediamo chi vince adesso, penso andando verso le ragazze, ma con lo sguardo puntato su Amelia.
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L'AMORE NON HA BISOGNO DI PAROLE
Hayran KurguIl college per Amelia dovrebbe segnare un nuovo inizio e il mezzo attraverso il quale ripagare tutti i sacrifici della madre, che l'ha cresciuta senza l'aiuto di nessuno; l' inizio di una nuova vita che le permetta di dimenticare l'abbandono del pa...