MATTHEW

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Nel momento meno appropriato parte la suoneria del suo cellullare, vedo le sopracciglia di Amelia aggrottarsi e ogni meccanismo della sua mente ingranarsi: sta decidendo se rispondere, e di conseguenza rovinare il momento, o lasciare che il telefono squilli.
- Non rispondere. - le sussurro all'orecchio e poi sposto la mia bocca sulla sua clavicola, lei mugula di piacere, come ogni volta.
- Non... non posso... potrebbe essere mia madre.
- Richiamerà.
- Potrebbe essere importante Matt. - dice e mi spinge dalla vita, così da farmi capire che devo liberarla dal peso del mio corpo.
- D'accordo. - dico stizzito, chiunque altro al suo posto non avrebbe mai risposto.
La guardo prendere il telefono con solo la biancheria intima indosso, e la mia erezione non vuole cessare.
-Pronto?- dice - oh, Liam... ciao! -
Che cazzo vuole questo stronzo? Non lo aveva già chiamato per disdire il loro appuntamento?
La rabbia monta dentro il mio corpo, così mi alzo dal letto stringendo i pugni e comincio a rivestirmi, mentre ascolto Amelia portare avanti una conversazione costellata da: "sì", "no", "d'accordo", "sarà per un'altra volta", "certo", fino a quando la tortura non cessa.
- Cosa voleva? - le domando non appena riaggancia.
- Nulla.
Alzo un sopracciglio per protesta alla sua mancata risposta
- Stai forse cercando di mentirmi, su Liam?
- Assolutamente, ma non ho intenzione di raccontarti cosa dice un mio amico, durante una conversazione privata, che non non ti riguarda.
La fulmino con lo sguardo.
- Hai ragione, perdonami. Pensavo fossi meglio di così, comunque. - dico mettendomi la t-shirt.
- Che vuoi dire? - mi guarda quasi offesa.
- Non ti facevo una di quelle alle quali piace tenere il piede in due scarpe, ma evidentemente anche il mio intuito fallisce ogni tanto.
- Come osi? Io non sto tenendo il piede in nessuna scarpa, siamo solo amici.
- Molto peggio direi. In ogni caso non me ne importa proprio nulla, però ti pregherei di muovere il culo perchè ho parecchie cose da fare.
Ci guardiamo e capisco di averla ferita, più di quanto credessi fosse possibile, vedo i suoi occhi diventare lucidi mentre cerca di trattenere a stento le lacrime.
- Io non vengo da nessuna parte con te! - mi grida contro.
- Senti Amelia, non voglio avere problemi con Jillian quindi ti conviene muoverti, altrimenti sarò costretto a portati di peso in auto, e sai che ne sono capace. Non te lo ripeterò un'altra volta.
Poi prendo il primo borsone che trovo e comincio ad infilare vestiti a casaccio, me lo isso in spalla e spalanco la porta della camera.
- Allora? - la guardo in maniera superficiale, lei si guarda intorno, poi prende una borsetta e mi segue, com'era prevedibile.
Il tragitto in macchina è piuttosto silenzioso, visto che ci ignoriamo o per lo meno lo facciamo fino a quando non raggiungo i 230km/h e Amelia comincia ad urlarmi di rallentare, ma non fa altro che spronarmi ad andare ancora più veloce.
- Sei un bastardo! - mi dice non appena ci fermiamo, poi si incammina, spedita, lungo il sentiero che porta al cottage.
La mia risata risuona in mezzo agli alberi e il suo dito medio si alza per protesta.
- Ehi, qualcuno è molto arrabbiato? - dice Trevis quando ci vede arrivare.
- Sì, qualcuno qui è molto permaloso. - dico io di rimando e scoppio a ridere, seguito da Trevis.
- E io che pensavo che di coglione ce ne fosse solo uno, ma viaggiano sempre insieme, l'avevo dimenticato.
Questa volta a scoppiare a ridere è Jillian, che è appena uscita sul portico della casa e che, in men che non si dica, si becca lo sguardo più astioso che possa rivolgerle.
- Allora... - cerca di cambiare discorso - dove si va a cena?
- Da Sophia's. - rispondiamo in coro io e Trev.
- Perfetto, allora per le otto tutti fuori? - chiede Jillian.
- Direi che può andare bene.
Detto questo ognuno si reca nelle proprie stanze per prepararsi alla serata.
Io e Trevis siamo i primi ad uscire, seguiti diversi minuti dopo da Jillian ma di Amelia non si vede neanche l'ombra.
- Entro questa sera ce la fai? - le urlo entrando in soggiorno.
- Eccomi, eccomi... - dice lei tutta agitata.
Alzo lo sguardo ed è meravigliosa: ha indosso una gonna che dovrebbe essere considerata illegale e una maglia con uno scollo che lascia giusto un po' all'immaginazione.
- Vuoi fare conquiste? - la provoco.
- Perchè no? Speriamo sia una serata proficua per tutti. - dice lei dirigendosi verso la porta, poi si ferma sul ciglio e si volta per guardarmi. - Tu vieni o hai intenzione di restare lì?
Le scocco una sguardo accigliato e poi la seguo, senza distogliere lo sguardo da quel culo meraviglioso che si ritrova.
Ci dirigiamo da Sophia's a piedi, vista la poca distanza, e quando arriviamo ci fanno accomodare quasi subito. Finita la cena andiamo ad uno dei pub in zona, ordiniamo da bere e poi osservo Jillian e Amelia scatenarsi in pista e la cosa inizialmente mi piace pure, visto come Amelia muove il suo corpo, fino a quando non lascia che un ragazzo le si avvicini più del dovuto e balla con lui e, non so perchè, la rabbia che avevo provato nel dormitorio e che era quasi scomparsa, torna più forte di prima.
Adesso ha proprio passato ogni limite penso e do uno sguardo veloce in pista e poi le vedo, due ragazze che sono esattamente le tipe che mi servono.
Vediamo chi vince adesso, penso andando verso le ragazze, ma con lo sguardo puntato su Amelia.

L'AMORE NON HA BISOGNO DI PAROLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora