AMELIA

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Amelia.
Scendo di corsa le scale, devo allontanarmi il più possibile da questo posto ma soprattutto da lui. È una persona malvagia, incapace di amare e farsi amare.
Amare... come può pensare che provi un sentimento così profondo per lui solo dopo due settimane?
- Amelia... - Sento pronunciare il mio nome non appena sono al piano di sotto. - Tutto bene? - mi chiede Liam venendomi incontro.
- Vorrei che mi accompagnassi al dormitorio, se per te non è un problema. - gli dico, cercando di riacquistare lucidità.
- Certo, ti basta chiedere, lo sai. - dice asciugandomi una lacrima che mi sta rigando la guancia. - Che ti ha fatto? - mi chiede infastidito.
- Nulla che non mi potessi aspettare. Ha messo in chiaro, per l'ennesima volta, alcuni concetti. La pensiamo in maniera troppo diversa.
Mi apre lo sportello e salgo in macchina come fa, poco dopo, anche lui. Mi guarda ponderando se dire o meno quello che sta pensando, poi decide.
- È strano che dopo due settimane e solamente una cena io mi sia affezionato a te, ma sai che è così. So anche che provi una forte attrazione nei confronti di Matt, però io voglio merterti in guardia per l'ennesima volta: non devi fidarti di lui, è marcio dentro. - mi dice soppesando ogni parola.
Il fatto che lui parli in questo modo di Matthew mi fa arrabbiare, anche se so che forse ha ragione quando dice che non devo fidarmi. Ma quale amico direbbe certe cose?
Arrivare addirittura a dire che è marcio dentro, in maniera così convinta, è assurdo e cattivo.
- Non devi preoccuparti, so badare a me stessa. - gli dico in tono più acido di quanto vorrei.
- Lo so bene, ma sei sempre una donna indifesa davanti ad un tipo come Matthew. - dice sorridendomi. - Spero che non dovrai scoprire a tue spese la sua cattiveria. - dice non appena entra nel parcheggio del campus.
Faccio per aprire lo sportello quando lui mi ferma. - Ehi, ti andrebbe di uscire, anche solo per una pizza e un cinema, questa settimana?
- Durante la settimana? - chiedo incerta pensando ai corsi.
- Sì, ovviamente torneremmo a casa ad un'ora adeguata. - dice con un sorriso.
- Va bene! - dico ricambiando il suo sorriso e scendo dalla macchina, felice che Liam mi abbia, in parte, fatto dimenticare quello che è successo solo pochi istanti fa nella camera di Matthew.

Quando entro in camera di Jill non vi è alcuna traccia, sarà sicuramente a lezione, dove dovrei essere anche io. Approfitto della sua assenza per fare una lunga doccia e riflettere su tutto quello che è accaduto nelle ultime ore, su Matthew e sulla bella giornata passata insieme, poi mi ritornana in mente l'immagine di quella rossa, Megan mi pare, sopra di lui intenta a baciarlo e la faccia di lui non appena mi ha vista entrare, se l'è scrollata di dosso in un nano secondo.
Mi riscuoto dai miei pensieri quando sento bussare alla porta del bagno, esco dalla doccia e mi asciugo velocemente preparandomi al terzo grado di Jill. Indosso la mia solita biancheria intima, questa volta di un rosso acceso, ed esco dal bagno dirigendomi verso l'armadio così da pescare qualcosa di comodo.
- Sei meravigliosa.
Caccio un urlo fortissimo quando sento, presa del tutto alla sprovvista, la voce di Matthew.
- Cosa diavolo ci fai tu qui? - chiedo coprendomi come meglio posso.
- È inutile coprirsi. - dice beffardo. - Ho già visto tutto quello che volevo vedere e devo dire che mi è piaciuto molto.
Prendo la coperta da sopra il letto e mi ci avvolgo, così da coprirmi più che posso.
- Mi faresti il favore di uscire? Non sei il benvenuto qui. - dico in tono abbastanza acido.
- Sei arrabbiata? - chiede avvicinandosi con uno sguardo da predatore.
- Devi andartene, adesso! - dico a voce un po' alta. - Non ti voglio qui.
- Ma io voglio restare, così da poter vedere qualcosa in più. - dice avvicinandosi al mio corpo, che come al solito mi tradisce. Questa volta però devo resistere, così faccio un passo di lato e mi allontano, vado dietro alla mia scrivania così che questa possa dividerci.
- Vattene o chiamo la sicurezza del campus. - dico minacciosa e lui scoppia a ridere.
- Cosa pensi possa farmi la sicurezza? La mia famiglia sovvenziona metà di questo campus. E poi... - aggiunge con un sorriso beffardo - Cosa pensi voglia farti? Sarai tu a pregarmi prima o poi di venire a letto con me.
Resto sbigottita dalle sue parole, è assurda la facilità con cui cambia il suo atteggiamento. Un minuto prima è simpatico, dolce e carino e quello dopo è arrogante, stronzo e viziato. Insopportabile.
- Se fossi davvero interessata a te lo avrei già fatto, non credi? - dico. - Ma non ne vale la pena, non per una persona come te, marcia dentro. - Uso le stesse parole di Liam, sono troppo arrabbiata per connettere la lingua con il cervello.
Vedo il suo volto sbiancare e passare dallo sbigottimento alla rabbia, la posso riconoscere dai suoi occhi che sono diventati di un blu scuro, come se fossero due pozze di abbisso, è tangibile la rabbia che prova e, per la prima volta, ho paura di lui.
Si avvicina lentamente alla scrivania. - Cosa hai detto? - dice guardandomi furioso e posando le mani sulla scrivania, io mi allontano.
- Io...io... - lo guardo incapace di proferire parola.
- Ripetilo! - urla spostando la scrivania e scaraventandola contro la porta, io sussulto.
- Matthew, per favore. Non volevo, scusami... - lo guardo impaurita, e per poco non piango.
- Sai dove me le sbatto le tue scuse? - Continua ad urlare e le vene del suo collo sono ormai gonfie. - Chi cazzo ti credi di essere?
Cerco di fuggire ma lui mi prende dai fianchi e mi riporta al mio posto e io scoppio a piangere.
- Ti prego... - dico spaventata. - Lasciami stare... - Vedo le sue mani alzarsi e mi copro il viso per proteggermi, mi accorgo solo dopo pochi secondi che si è solamente portato indietro i capelli.
Mi guarda sconcertato. - Credevi stessi per picchiarti? - mi chiede con voce incredula, io non so cosa rispondere perchè mi ha spaventata a morte ma sono più che certa che non mi avrebbe torto neanche un capello, non giustifico la mia reazione.
- Non lo so...
- Mi sarei aspettato più un no, so che non lo faresti mai. - dice abbassando le braccia lungo i fianchi con aria sconfitta per poi avvicinarsi lentamente, io faccio un passo indietro scuotendo la testa.
- Amelia, per favore, non avere paura di me.
- Te ne devi andare Matt, davvero. - dico.
- Io non vado da nessuna parte, sto qua fino a quando non smetti di piangere e non risolviamo la questione.
- Non abbiamo nulla da risolvere! - dico esasperata. - Ho bisogno che tu te ne vada prima che rientri Jill, devo studiare e non ho altro tempo da perdere.
- Odio quando fai così, lascia che mi avvicini e non scappare da me. Non farei mai nulla che potesse farti male, almeno fisicamente.
Quella precisazione mi fa paura, ma cerco di non pensarci.
- Matt, ho pianto più in queste due settimane che in diciotto anni della mia vita. Non posso continuare, sono al limite.
- Mi dispiace Amy, tanto. - dice avvicinandosi e io non posso più arretrare perchè ho raggiunto la parete. - Dammi un' altra possibilità di esserti amico.
- Io non voglio che tu sia mia amico. - dico ammettendo la verità.
- Io non posso darti di più, lo sai.
- Lo so... - dico poco prima che qualcuno bussi alla porta.
- Amelia! - chiama urlando Jill. - Perchè non riesco ad entrare?
La scrivania, contro la porta, le impedisce l'ingresso. Guardo Matt in cerca di aiuto e lui va a spostarla mentre io mi asciugo le lacrime.
Posso toccare con mano ogni pensiero che attraversa la mente di Jill, capisco ogni conclusione alla quale è arrivata vedendomi con addosso solo la biancheria intima.
- Ehi voi due! - esclama. - Che combinate?
- Nulla che ti riguardi. - dice freddo Matt.
Mi guarda e le sorrido, poi vedo la consapevolezza farsi spazio sul suo viso quando vede i miei occhi gonfi.
- Brutto bastardo, che le hai fatto? Non sei stanco di fare lo stronzo? - dice avventandosi su Matt e colpendolo ripetutamente sul torace. - Quando crescerai? - urla scoppiando a piangere, senza che io capisca il perchè.
- Hai finito con questa scenata di poco gusto? - chiede Matt in tono atono, cercando di mantenere la calma.
- Mi fai schifo! - gli urla lei colpendolo nuovamente e per la seconda volta, in pochi minuti, vedo la rabbia impossessarsi dello splendido corpo di Matthew.
- Non sai quanto mi fai schifo tu! Ti odio, avrei preferito che fossi morta tu. - dice dando un pugno nell'anta dell'armadio, che si rompe.
Adesso basta.
- Fuori! - vedo Trevis piombare nella nostra camera. - Questa volta hai esagerato Matt.
- Fatti gli affari tuoi, Trev. - gli urla Matthew spingendolo.
- Sono affari miei questi, ora te ne devi andare. Immediatamente.
Entrambi hanno i corpi tesi, leggermente spostati in avanti, e le braccia lungo i fianchi con i pugni chiusi, come se stessero aspettando il momento giusto per attaccarsi.
Si guardano in cagnesco per alcuni minuti poi vedo Matt voltarsi e allontanarsi.
- Jill... - le dico avvicinandomi. - E' solo un cretino, lascialo perdere.
Vedo i suoi bellissimi occhi schiarirsi a causa delle lacrime che le rigano tutto il volto.
- Lo so... - dice tirando su col naso. - E' che fa male qui. - Si tocca il torace all'altezza del cuore.
Trevis la prende tra le braccia e lei gli si accoccola tra il collo e la spalla.
- Sshh, piccola! Non merita una sola lacrima in più. - dice, e mi rendo conto di quanto ha ragione.
- Come... come può dire certe cose dopo tutto quello... non posso neanche dirlo perchè gliel'ho promesso ed è così radicato in me che non riesco a tradirlo!
Non riesco più a seguire il discorso e sento di essere di troppo, una spettatrice.
Prendo la mia borsa e il cellulare, vado in bagno a vestirmi e poi esco dal dormitorio, così da potermi schiarire un po' le idee.
Compongo il numero dell'unica persona capace di calmarmi.

L'AMORE NON HA BISOGNO DI PAROLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora