"Già solo il fatto che esisti mi da fastidio."
Ma quanto sono coglione?
La vedo sbiancare di colpo e ormai, anche se ci sta provando con tutta se stessa, non riesce a trattenere i singhiozzi.
Non credevo che sarei stato capace di farla piangere così tante volte, pensavo che dopo le prime volte avrebbe smesso, invece le mie parole la feriscono, e mentre le vedo scivolare sulle sue guance innocenti sento che il mio stomaco si lacera piano piano, e non è da me.
- T-tu.. sei privo di qualsiasi tipo di sentimento. - mi dice quasi sussurrando.
- Cosa pretendi? Che provi qualcosa per te? Al massimo, forse, potrei volerti scopare! Ma non so neanche se ne valga la pena.
Non riesco proprio a frenare la mia maledettissima lingua.
Si volta ed entra in bagno, chiudendosi immediatamente la porta alle spalle.
Resto immobile a guardare la porta per alcuni secondi, poi mi sposto sul letto, aspettando che Amelia esca.
Ho percorso seicentoventisei miglia per cercare, per quanto mi è possibile, di scusarmi e non appena sono arrivato qui, non trovandola a casa, sono impazzito e l'ho riempita, per l'ennesima volta, di insulti.
Pensavo che l'avrei trovata a rimuginare su quello che era successo, invece lei non c'era, era chissà dove con chissà chi, e poi durante la notte la trovo in bagno a vomitare pure l'anima.
Non si è resa neanche conto che sono stato tutta la notte accanto a lei, per quanto era esausta e piena d'alcool.
Alzo lo sguardo verso la porta, quando sento la serratura scattare.
- Come stai?
Mi guarda con un sopracciglio alzato, quasi incredula per cosa le ho appena chiesto.
- Cosa te ne importa? Non ti da fastidio anche solo il fatto che io esista?
- Amy, hai ragione. - ammetto anche a me stesso, non posso continuare senza chiederle scusa. - Mi dispiace. E so che non bastano delle semplici scuse per la merda che ti ho buttato addosso, per tutte le cattiverie. So che non posso trattarti male e credere che tu perdonerai ogni mia stronzata. Però ti prego di credermi, mi dispiace davvero tanto.
Mi sorpassa e comincia a mettere ordine in camera, piegando meticolosamente i pochi abiti che ha portato con sè.
- Va bene. - sussurra quando io sono arrivato quasi alla porta, io mi giro e sono sicuro che il mio volto fa trapelare la mia gratitudine. - Ma questa è l'ultima volta, non posso sopportare altro. Devi lasciarmi andare Matt, devi... devi solo lasciarmi andare.
La guardo e annuisco, poi mi avvio verso la porta, così da lasciarle tutto lo spazio. - Tra qualche minuto sarà pronto il pranzo di sotto, ti aspettiamo.
Lei accenna un sorriso ed annuisce.- Allora, avete risolto? - mi chiede Trev non appena lo raggiungo di sotto.
- In parte.
Jill guarda me e Trevis dal bancone della cucina, mentre è intenta a sistemare il cibo, che abbiamo ordinato da un ristorante italiano, nei piatti.
- Cos'hai da guardare tu? - urlo a Jill, il suo sguardo mi da fastidio. Vuole controllarmi a tutti i costi.
Noto il corpo di Trev irrigidirsi, mentre si raddrizza sulla sedia, che prima occupava con estrema comodità.
- Nulla! Mi è vietato anche questo?
- Se l'oggetto dei tuoi sguardi sono io, sì. Non ho chiesto la tua opinione, nè ne ho bisogno.
- E invece questo bisogno di aggredire tutti quelli che ti stanno intorno quando è cominciato? - mi chiede lanciando un'occhiata verso Trev, probabilmente riferendosi al suo volto un po' gonfio.
- Non sono affari tuoi.
Per tutta risposta lancia, ormai esasperata, gli utensili nel lavabo e alza in alto le mani, a mo' di resa.
- Va bene, va bene! Fa come diavolo ti pare, ma stai lontano da Amelia. Anzi, da tutti noi.
- Non sei nella posizione di dirmi da chi devo stare lontano. L'unica da cui voglio stare lontano sei tu, ma chissà come mai mi ruoti sempre intorno come una rompicoglioni. E se tu tenessi davvero ad Amelia, come sei impegnata a sostenere, non l'avresti fatta ridurre in quel modo! - le dico in tono accusatorio.
- Hai ragione! Be' sai che ti dico? Lei - dice guardando verso le scale, come per sottolineare a chi si riferisce. - ...si è ridotta in quel modo per causa tua! E non ne voglio più parlare. Non mi vuoi vedere? Allora non dovrai vedere lei, perchè dove è lei ci sono io.
- Bene! - dico alzandomi con la mia tazza del caffè tra le mani.
- Bene! - dice lei accavallando le gambe quando si siede.
- Avete finito voi due? - chiede Trev. - Non siete stanchi di portare avanti questa stupida guerra? Io davvero non riesco a capirvi.
- Io non sto portando avanti nulla! - si giustifica Jill incrociando le braccia al petto.
Faccio il verso a Jill, poi mi alzo per andare a prendere qualche biscotto dalla credenza.
- Non dovresti mangiare adesso i biscotti, ti spezzerai la fame!
- O Dio! - dico alzando gli occhi al cielo, già esausto.
- Ha ragione lei. - la spalleggia Trev. Anche il mio migliore amico mi manderebbe a fanculo per un po' di figa, incredibile!
Mi volto a guardare Amelia che scende dalle scale, mentre Jill le va incontro con un grandissimo sorriso stampato in viso.
- Ehi, ragazzaccia! Come ha dormito?
- Sul serio, Jill? Non avresti dovuto farmi bere così tanto.
- Ha ragione lei. - dico, ripetendo le stesse parole di Trev.
- Non è stato nulla di grave! Siamo tutti molto fieri di te! - ride Jill, alludendo a qualcosa di cui, chiaramente, solo loro sono a conoscenza.
- Non lo hai fatto davvero, giusto? - guardo Amelia scongiurare con gli occhi Jill.
- Cosa? - le osservo mentre parlano e non capisco.
- Di che parlate? - chiedo, spinto dalla mia proverbiale curiosità.
- L'hai mandata? - dice Amelia, disperata.
- Potrei... - comincia Jillian, con le mani incrociate e un sorrisone in viso, rivolgendosi a me e Trevis - aver mandato un' innocua foto di Amelia, agganciata al water, a sua madre.
- Non oseresti! - dice lei.
- Sì che lo farebbe! - le rispondiamo in coro io e Trevis.
- In ogni caso, tua madre mi ha risposto questa mattina e la sua reazione è stata quella prevista, si è complimentata con me e mi ha ringraziata!
Mi volto a guardare Trevis, che guarda quasi ammaliato Jillian, e scuoto la testa. - Tu ne sei proprio certo, al cento per cento?
- Sì! - mi risponde, capendo subito a cosa mi riferisco.
- Contento tu! - dico alzandomi e andando verso l'isola della cucina per prendere il mio piatto.
- Non mangiare lì! - per poco non salto in aria per le urla di Jillian, poi la guardo con sufficienza e mi dirigo al tavolo, dove mi siedo e comincio a mangiare seguito da tutti gli altri.
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L'AMORE NON HA BISOGNO DI PAROLE
Fiksi PenggemarIl college per Amelia dovrebbe segnare un nuovo inizio e il mezzo attraverso il quale ripagare tutti i sacrifici della madre, che l'ha cresciuta senza l'aiuto di nessuno; l' inizio di una nuova vita che le permetta di dimenticare l'abbandono del pa...