AMELIA

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La casa è molto accogliente, non appena entriamo l'odore di cannella mischiato a quello che credo sia cioccolato, mi inebria i sensi.
Uno stile vintage caratterizza tutto ciò che ci circonda.
- Allora, le camere sono al piano di sopra. - dice Jill, facendo strada verso l'enorme scala che porta al piano superiore. In maniera un po' quasi da ficcanaso, ma senza chiedere nulla, mi accorgo che mancano delle foto, che erano state appese alla parete.
- Non veniamo qui molto spesso, però Jude cerca di tenere tutto in ordine! Vieni da questa parte.
Entriamo in una grande stanza con un enorme letto in stile vintage moderno, la parete su cui poggia il letto è rivestita dal legno che è ricoperto da una serie di fili di luce.
I comodini sono delle vecchie valige anni '60/'70 messe a nuovo e il colore predominate è un miscuglio tra grigio, bianco e color legno. Una figata insomma.
- Che meraviglia!
- Sono contenta ti piaccia, visto che ti ospiterà per i prossimi due giorni!
- Non potrei chiedere di meglio!
- Bene! Allora, da questa parte c'è il bagno. - dice indicandomi una porta che sembra quasi un tutt'uno con la parete. - Ti lascio alcuni minuti per prepararti e poi si esce a fare baldoria, amica!
Scoppio a ridere e saluto Jill, che si appresta a lasciare la camera.
Prendo tutto l'occorente dal mio beauty-case e vado in bagno, anche questo magnificamente arredato. Mi precipito nella doccia, lasciandomi rilassare i muscoli dall'acqua bollente.
Mi lavo diligentemente sia corpo che capelli e quando esco dalla doccia sono quasi completamente rilassata.
Ottimo lavoro, oserei dire.
Controllo l'ora sul mio iPhone e noto che sono le ventidue e trenta. Cerco di fare più in fretta che posso asciugamdomi i capelli e arricciandoli leggermente, metto anche un po'di matita nera intorno agli occhi e del mascara, e un filo di burro cacao per idratare le labbra. Arrivata a questo punto mi accorgo che non ho nulla da indossare per una serata a New York.
- Jillian! - chiamo affacciandomi in corridoio.
- Dimmi tesoro!
- Non ho assolutamente nulla da mettermi, anche perchè non so dove stiamo andando, quindi non ho la più pallida idea di come vestirmi!
- Nessun problema, vieni qui, ci penso io!
Quando entro in camera sua, che tra parentesi è ancora più bella di quella che ospita me, la vedo mentre cerca minuziosamente qualcosa all'interno dell'armadio.
- Questo dovrebbe andare.- dice, tirando fuori un tubino bicolore, rosso nella parte superiore e nero in quella inferiore, con delle spalline sottilissime.
- Mi piace!
- Bene, e prendi anche queste. - e mi porge un paio di scarpe con un tacco vertiginoso, rosse e a punta.
- Non so come riuscirò a portarle, ma grazie Jill, sono bellissime.
Torno nuovamente nella mia camera e finisco di prepararmi e, del tutto sbalordita, il risultato che ho ottenuto mi piace molto.
Usciamo di casa circa mezz'ora dopo, e Jill quasi subito riesce a fermare un taxi. Entriamo e, mentre Jill dice al tassista dove portarci, io mando un messaggio a mia madre, in cui le dico della sospensione inaspettata delle lezioni e del mio piccolo e breve viaggetto a New York con Jill, poi rimetto il mio Iphone nella clutch.
Arriviamo nel giro di pochi minuti davanti ad un locale, la cui fila per entrare arriva quasi oltre l'isolato.
- È il più bel locale di tutto il New Hampshire, a mio dire!
- Ne sono sicura, ma credi che riusciremo ad entrare entro dopodomani? - dico, inorridita alla vista della fila.
- Oh, non preoccuparti di quello. - dice dirigendosi direttamente all'entrata.
Saluta il buttafuori e, tra i fischi della maggior parte dei ragazzi, siamo dentro.
Credo di non aver mai visto un locale così bello in vita mia, ma effettivamente non ne ho mai frequentati chissà quanti.
- Avanti, la pista ci aspetta! - così la mia eccentrica amica, dalla chioma ormai quasi rosa pallido, mi prende per un braccio e mi trascina in pista. Non so bene quanto restiamo in pista a ballare e divertirci, ma quando sono ormai madida di sudore e ho i capelli incollati al collo, prego Jill di concedermi una pausa.
- Non hai resistenza. - sogghigna.
- Da quando siamo entrate non ci siamo fermate un momento, sei tu quella strana, non io!

Arrivate al bancone del bar ordiniamo due Cosmopolitan e ce li scoliamo in men che non si dica.
Diversi bicchieri e balli dopo decidiamo che è giunto il momento di tornare a casa, considerato il fatto che penso di non riuscire a trattenere, ancora per molto, quello che ho bevuto durante la sera. Fortunatamente il tragitto sembra essere più breve rispetto all'andata, forse perchè sono stata così concentrata a cercare di non rimettere nulla.
Entrata a casa mi fiondo in bagno e butto fuori quanto più mi è possibile.
- Credo che tu abbia preso la tua prima sbronza! -
Un flash mi investe come un treno. - Sarà meglio mandare una foto a tua mamma!
Inutile dire che non ho neanche la forza di reagire alle sconsiderate azioni di Jill.
Mi sento totalmente esausta ma recuperando le ultime forze che mi restano vado in camera e mi tolgo i tacchi e il vestito, lasciandoli in un angolo per terra, poi indosso una t-shirt, che prendo da un cassettone del comò e che mi sembra avere un odore molto familiare. Non ho il tempo di riflettere sull'odore della maglia perchè sono raggiunta da un altro conato e corro appena in tempo sul water che, ne ho quasi la certezza, sarà il mio più intimo compagno per le ore a venire.
Jill mi porta un enorme bicchiere d'acqua e insiste per restare, ma non voglio si sorbisca il tutto, per cui la mando a letto.

Sento il fondoschiena intorpidito, così come il braccio su cui ho appoggiato la testa, per non parlare del mal di testa lancinante. Non farò mai più una cosa simile, mi ammonisco e rammento che devo anche dirlo a mia madre, pensando che queste sono cose per le quali una mamma dovrebbe preoccuparsi, non incitare i figli a farle.
- Dormito bene?
Il suono della sua voce mi rende subito vigile, come se il mal di testa non ci fosse mai stato.
- Cosa fai tu qui? - chiedo cercando di alzarmi. Anche in questo momento, dopo tutto quello che ha fatto, non riesco a pensare ad altro che a quanto io possa apparire patetica e stupida ai suoi occhi.
- Ti sto cercando.
- E adesso che mi hai trovata, cosa vuoi? - dico uscendo dal bagno con aria di sufficienza.
- È per questo che hai lasciato la casa al lago? - e mi guarda dall'alto in basso, quasi come fosse superiore, come se davvero potesse giudicarmi. - Per qualche shot a New York e magari qualche bel tipo da scoparti?
Non posso credere, ancora una volta, alle sue parole.
Questa volta ha davvero esagerato.
- Ma qual è il tuo problema, si può sapere? Non hai altro da fare che assillare me? Non hai nessuno da cui andare? - Sono certa che il mio viso in questo momento sia paonazzo. - Ah no, certo che no! Nessuno sopporterebbe per più di dieci minuti uno come te! -
Le ultime parole le urlo ancora più forte di quanto pensavo potessi.
- Sì avanti Amelia, sfoga su di me la tua rabbia! - Vedo le vene del collo mentre gli si gonfiano sempre più. - E dimmi invece qual è il tuo di problema? Sei scappata a New York solo perchè ti sei dispiaciuta per come ho trattato quella che mi sono scopato o perchè volevi che mi scopassi te?
- Oh, non te la darei neanche se fossi l'ultimo uomo di tutto il sistema solare!
- Io invece dico che saresti la prima della fila, se solo te ne dessi l'opportunità!
Vorrei evitare con tutte le mie forze di concedergli un altro spettacolo, ma non riesco a trattenere le lacrime che cadono giù, come una diga che sta cedendo pian piano; con la mano cerco di cacciarle via il prima possibile con tutta la forza che ho, mentre maledico me stessa per essere così debole e così in balia delle sue parole e non solo.
- Te ne devi andare Matthew, non posso più continuare così! Vuoi distruggermi, annientarmi? Cosa vuoi?- lo vedo quasi tentennare, per un solo piccolissimo istante.
- Non troverei nessun piacere neanche in quello. - dice beffardo.
- Ma cosa ti ho fatto?! Si può sapere cosa diavolo ti ho fatto, Matthew? - dico, ormai quasi sighiozzando.
- Il solo fatto che tu esista mi da fastidio!
E quelle poche parole sono, per me, una coltellata in pieno petto.

L'AMORE NON HA BISOGNO DI PAROLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora