MATTHEW

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Ne ho le palle piene di tutti: dei miei, di Jillian, di Trevis, di Liam, di questo schifo. Tutto.
- Matthew! - Sento la sua voce chiamarmi. Mi giro e vedo che mi sta correndo dietro. Mi chiedo se sia stupida o se creda veramente che potrebbe interessarmi sul serio.
- Cosa vuoi? Non ho voglia di parlare. - le dico in tono arrabbiato, ne ho le palle piene anche di lei.
- Volevo sapere se era tutto ok.. - mi dice con quegli occhioni verdi che sembrano guardarmi dentro.
- Va tutto splendidamente. Scopo dalla mattina alla sera, cosa voglio di più? - le dico con un ghigno. In questo momento non posso avere una conversazione con lei, so che poi dovrò farmi perodnare quello che ho detto, ma per il momento va bene così.
- Sei un cretino.
- Vaffanculo! - dico quando ormai lei sta tornando verso la mensa.
Entro in macchina e decido che devo scaricare tutta questa rabbia, ho bisogno di una bella corsa.
Metto in moto, ma prima che io possa partire mi squilla il cellulare e vedo spuntare la scritta "stronzo" sul display. Di bene in meglio.
Ignoro la chiamata, così come le successive quattro, mentre mi dirigo verso la E77.
Accosto immediatamente non appena capisco dove sto andando. Non posso, non oggi. Non in questo stato.
Il telefono squilla per la sesta volta ma questa volta, sul display, compare il nome "Mamma", così decido di rispondere.
- Pronto. - dico.
- Tesoro... - dice lei e capisco subito che è contenta che le abbia risposto. - Come stai?
- Alla grande mamma, tu?
- Anche tesoro, è da settimane che non ti sento! - dice in tono triste.
- Lo so mamma, scusami.
- E sono due mesi che non ti vedo... - dice in tono un po' più duro.
- Lo so.
- Mi manca mio figlio. - dice lei e capisco che è sull'orlo delle lacrime.
- Anche tu mi manchi, mamma. Quando vuoi possiamo vederci. Ci prendiamo un caffè o pranziamo da qualche parte.
- A me piacerebbe vederti a casa, dov'è giusto che tu sia.
- Mamma, per favore...
- No, Matt. Lo sai come la penso. Ti aspetto tra due settimane.
- Non voglio venire, non mi importa del suo compleanno.
- È tuo padre e poi sai che cade proprio nel giorno della festa di fine estate. Se non vuoi farlo per lui, fallo per me.
- Ti farò sapere. - le dico così da chiudere la discussione.
- Ci conto tesoro! A presto. - dice
- Ciao mamma! - le dico chiudendo la chiamata.
Tutto questo è assurdo.
Faccio inversione dopo aver chiamato Megan, ho bisogno di una qualsiasi valvola di sfogo.
Decido di iniziare con lei.
Sul tragitto verso la confraternita penso a quanto sia stato stupido, mi sono fatto incastrare con quella stupida festa, e con il suo compleanno.
Arrivato alla confraternita entro e mi dirigo subito verso le scale, salgo i gradini due alla volta ed entro in camera.
Megan è sul letto, mi spoglio e prendo il preservativo pronto a penetrarla.
-Ciao tesoro! - mi dice.
- Oh, sta' zitta e apri le gambe.
Lei ride ma obbedisce e io la penetro, così da poter sfogare su di lei tutta la rabbia e la frustazione che provo.
Dopo diversi minuti sono sotto la doccia, consapevole del fatto che Megan non mi è bastata.
Indosso un paio di jeans neri, una maglia bordeaux con le Dr. Martens dello stesso colore della maglia.
Prendo le chiavi della macchina e il portafoglio, e scendo al piano di sotto.
- Matt! - mi chiama Trev.
- Cosa?
- Dove vai? - mi chiede insospettito.
- Al Triveland.
- Vengo con te. Tu bevi, io guido.
Gli lancio le chiavi della macchina e usciamo. Pochi minuti dopo diamo al Triveland.
Quando entriamo c'è molta confusione, andiamo al bancone a prendere da bere.
- Cosa vi porto? - ci chiede Jace.
- Io prendo un Jack Daniel's.
- Io una Schweppes lemon. - dice Trev.
Due ore dopo lui ha ancora la sua Schweppes io sono al quinto bicchiere.
Una ragazza viene a sedersi accanto a me, è bionda, molto formosa e ha un vestito che mette tutto a portata di mano. Mi avvicino.
- Ciao. - le dico.
- Ciao... - risponde lei con un sorriso.
- Sei qui da sola?
- Con delle amiche. - dice lei.
Sono ubriaco, quindi non ho intenzione di flirtare più del dovuto.
- Senti, io non vado molto per le lunghe. Sai cosa voglio quindi hai due alternative: perdere tempo qui per poi finire nel mio letto o, seconda alternativa, puoi venire ora con me senza fare la sostenuta così da utilizzare il tempo che impiegherei a convincerti, seppur breve, per scopare più a lungo.
Pare pensarci su qualche secondo, ma se fosse stata diversa se ne sarebbe già andata; infatti dopo qualche secondo si alza.
- Ti seguo con la mia macchina, fai strada.
- Vengo con te, così non ti perdi.
Saluto Trev con una mano e mi dirigo verso l'uscita con la biondina che mi segue.
Quando arriviamo alla confraternita saliamo subito nella mia camera, è lei a prendere l'iniziativa.
Mi sbottona i jeans e mi abbassa i boxer, si inginocchia davanti a me e si mette la mia erezione in bocca. In una scala da 1 a 10 direi che è brava almeno 8.
Quando finisce la alzo dalle braccia, la spoglio e la butto sul letto, mi infilo il preservato che prendo dal cassetto del comodino.
- Apri le gambe. - le dico.
E lei lo fa, lo fanno tutte.
La penetro, dimenticandomi di tutto.

- È stato meraviglioso. - dice lei sognante.
- Diciamo che è stato passabile. Vado a farmi la doccia, è stato un piacere.
- Ti lascio il mio numero se vuoi... - dice lei in tono un po' più triste.
- Non disturbarti. - le dico.
Mi guarda e gli occhi le si riempiono di lacrime.
- Senti, non mi pare di averti detto che ci saremmo più visti. Abbiamo scopato e basta, quindi niente paiagnistei.
Si alza subito dal letto, rivestendosi in maniera piuttosto veloce e in egual modo esce dalla mia camera.
Vado in bagno a farmi la doccia.
Quando torno in camera tolgo le lenzuola e le porto alla lavanderia della confraternita, piu vado in cucina con gli altri.
- Sabato c'è la prima partita del campionato! Siete in forma? - chiede Luke ai ragazzi.
- È questo sabato? - chiedo a Trev.
- Sì. Dovrebbe essere una partita abbastanza facile contro la squadra della Charleston. Vieni a fare il tifo?
- Vedremo. - dico prendendo un panino e una birra.
Continuiamo a parlare del più e del meno fino a quando non sono abbastanza stanco da andare a letto.

Il resto della settimana passa in maniera piuttosto veloce, sabato arriva in men che non si dica.

L'AMORE NON HA BISOGNO DI PAROLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora