AMELIA

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Stupida. Stupida. Stupida.
Me lo ripeto guardandomi allo specchio della camera del campus.
I miei occhi cerchiati di nero sono la più esemplare manifestazione di come abbia trascorso la notte, dopo che Matthew mi ha lasciata davanti al dormitorio.
Se solo avessi pensato un po' di più a quello che stavo per fare adesso non mi troverei in questa situazione.
Sono stata il premio di Matthew, un altro punto da aggiungere alla sua lista, infinitamente lunga, di ragazze che si è portato a letto; la cosa che meno di tutte riesco a sopportare è che per quanto mi abbiano fatto male le sue parole e la sua totale indifferenza quando mi ha lasciata davanti al cancello del dormitorio, non riesco a pentirmi di quello che ho fatto, dell'essermi data totalmente a lui, anima e corpo, di avergli dato una parte di me che, ne ho la certezza, sarebbe dovuta appartenere a qualcuno a cui importava di me, che capiva l'importanza di quello che stavamo facendo e che, soprattutto, provasse qualcosa per me.
E invece no, come una ragazzatta in piena adolescenza mi sono fatta incantare da quei quattro muscoli e  da quegli occhi celesti.
Stupida. Stupida. Stupida.
Me lo ripeto anche quando prendo il fondotinta dal mio beauty case, buttato lì da chissà quanti anni, e lo spalmo copiosamente sul mio viso per cercare di coprire i segni evidenti della nottattacia appena trascorsa; lo spalmo con massima attenzione e poi mi dedico per bene agli occhi, sui quali traccio una linea di eye-liner e poi allungo le ciglia con grandi quantità di mascara.
"Ehi Amy, come..."
"Sto bene, Jill." rispondo secca alla mia compagna di stanza mentre indosso una felpa nera, come il mio umore, dei jeans skinny e le vans fiorate.
"Per quanto tempo ancora dovrai tenermi il broncio?"
Una risatina sfugge al mio controllo "Questo non è broncio. Mi hai mentito, hai mentito su tutto e hai avuto mille possibilità per dirmi la verità ma non lo hai fatto. Sei una codarda proprio come lui, una falsa e bugiarda." dico furiosa rivolgendole uno sguardo di fuoco.
"Amy, per favore. Lo so, ho sbagliato. Avrei dovuto dirti fin dall' inizio che Matthew è mio fratello ma... lui me lo ha fatto promettere."
"Te...te lo ha fatto promettere?" chiedo allibita.
"Sì... io volevo recuperare il rapporto con mio fratello. Ho perso Lucas, non posso perdere anche Matt."
"Per quale assurdo motivo non potevi dirmi che siete fratello e sorella? Giuro che io non capisco!"
"Non lo so Amy, devi credermi. Ti supplico!" dice con gli ochhi pieni di lacrime mentre si avvicina al mio fianco.
La gardo scuotendo la testa "Ho bisogno di spazio e tempo per riflettere, non riesco a starti accanto."
"Però lui lo hai perdonato..." dice di botto.
"E ho sbagliato per l'ennesima volta. A quanto pare di voi Wilson non ci si può fidare" dico prendendo la borsa e uscendo dalla camera per andare a seguire i corsi.

*****

Il tempo scorre lentamente tra una lezione e l'altra ed è tutto un susseguirsi di cambi di aule e corse all'impazzata da un' area all' altra del campus per cercare di arrivare in tempo e prendere i posti migliori; solo questo mi permette di distrarmi da quella che, nell' ultimo periodo e soprattutto negli ultimi giorni, è diventata la mia misera vita.
Arrivo trafelata all'ultima lezione del giorno, quella di diritto romano e greco, sperando di non incontrarlo; occupo un posto nel blocco centrale poco prima dell' arrivo del professore che quasi subito iniza a blaterare di qualcosa che non capisco bene, assorta come sono nei mie pensieri.
-Piacere io sono Coen!- dice una voce al mio fianco e mi volto a guardarlo.
-C..ciao. Amelia.- sussurro allungando una mano.
-È da record- dice ammiccando verso la cattedra.
-Cosa?- chiedo confusa.
-La capacità che ha di parlare senza mai interrompersi- mi sorride. E che sorriso.
-Oh...è sempre così. Delle volte le sue lezioni sono in grado di mandare  la mia concentrazione in brodo di giuggiole- sorrido.
Scoppia a ridere sommessamente, catturando l'attenzione di alcuni studenti seduti davanti a noi -Scusami- dice - è che non ho avevo mai incontrato qualcuno che utilizzasse questa frase.
Sorrido osservandolo attentamente; ha dei lineamenti molto marcati, un viso che gli dona un' aria da duro e degli occhi a metà tra il color miele e il verde, i capelli a metà tra il castano ed il biondo.
-Però mi piaci- dice schiacciandomi l'occhio e facendomi arrossire -in ogni caso mi serve un campagno per questa folle idea che ha avuto.
Lo guardo interrogativa non riuscendo a capire a cosa si riferisce.
-Te ne sei andata proprio a passeggiare. Dobbiamo fare una relazione in coppia sulla figura della donna nell' antica Grecia, e sui compiti che questa ricopriva e poi fare lo stesso però facendo riferimento a Roma.
-Ah.. mi dispiace io...non ho capito molto...- cerco di giustificarmi portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Che ne dici? Ti va di lavorare insieme?
-C..certo- balbetto presa alla sprovvista.
Mi accorgo solo in quel momento che la lezione è terminata e che, per oggi la giornata si è conclusa.
-Ti lascio il mio numero così ci mettiamo d'accordo.- dice estraendo l'Iphone dalla tasca dei jeans.
-Sì- dico con la testa ancora altrove.
Dopo esserci scambiati i numeri Coen mi saluta ed esce dall' aula lasciandomi intenta a raccogliere le ultime cose e inserirle alla rinfusa nella tracolla; poi mi avvio verso l'uscita e ne aprofitto per chiamare mia madre nel tragitto fino al dormitorio.
-Amy, tesoro! Tutto bene?- chiede apprensiva.
-Ciao mamma... sì tutto bene, tu?
-Tutto bene. Sono in giro con Mike, stiamo facendo alcune compere.
-Oh, bene. Io ho appena finito i corsi e sto ritornando in camera.
-Senti, ho pensato che forse sarebbe ora che comprassi un' auto, magari per spostarti più comodamente.
-Davvero?- chiedo euforica.
-Ci ho riflettuto molto. Ovviamente non una di quelle diavolerie che piacciono a te e a Mike, però sì...anche lui è d'accordo.
-Bene! Grazie mamma, davvero! E ringrazia anche Mike, so che parte del merito, per averti convinta, spetta a lui! Ci vediamo presto. Ti voglio bene e scusami per ieri.
-Scusami tu tesoro! Ti vogliamo bene anche noi.

Rientrata in camera trovo Jill e Trev distesi sul letto della mia coinquilina intemti ad ascoltare della musica.
-Ciao Amy!- mi sorride Trev.
-Ciao.- dico poggiando la tracolla sul tavolo e prendendo la borsa da sopra il letto.
-Esci?- mi chiede Jill sollevandosi sul letto.
-Non devo dare conto e ragione a te- le dico acida.
-Amelia...- mi richiama Trevis.
-Tu non sei meglio di loro- lo guardo furiosa -mi ha mentito per mesi, le ho chiesto centinaia di volte cosa c'era tra le e Matthew e non ha mai avuto il coraggio di dirmi la verità.
-Mi dispiace Amy. Sono consapevole del mio errore come ti ho già detto ma non puoi farmela pagare in eterno.
-Sono troppo arrabbiata e mi sento tradita. Non riesco neanche a guardati.- le dico prima di uscire dalla camera che dividiamo e poggiarmi sulla porta che chiudo alle mie spalle.
-Lo sapevo, è riuscito a mettermi contro l'unica persona che mi ha permesso di vivere in maniera spensierata questi mesi. È riuscito nel suo intento.- sento piagnucolare Jill.
-Amelia non è stupida e tuo fratello non arriverebbe mai a tanto.
Mi allontano con un magone alla bocca della stomaco.
E invece no Trevis, ti sbagli e di grosso anche.
Ha usato me per distuggere sua sorella.
E io sono caduta nella trappola.




SPAZIO AUTRICE
Eccoci qui con un nuovo capitolo,putroppo tra i vari esami e la nuova storia non ho molto tempo e aggiorno in maniera poco costante. Spero che comunque continuiate a seguire la storia, perché c'è ancora molto da scoprire sui nostri protagonisti.
Per favore, fatevi sentire in qualche modo. Lasciate un commento o qualche semplice stellina. Baciii

L'AMORE NON HA BISOGNO DI PAROLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora