Con le mani ai capelli riesco solamente ad osservare le sgommate che ha lasciato la macchina di Trevis sul selciato. Sono incazzatissimo, anzi direi furioso. Quell' insolente di Jillian, se l'avessi tra le mani in questo istante mi dimenticherei che è una donna e non solo.
- Ehi, amico andiamo. Adesso le rintracciamo.
Rivolgo uno sguardo pieno di astio a Trevis. - Avevi detto che non se ne sarebbero andate! - gli urlo, perdendo la pazienza totalmente. - Ma come cazzo faccio a fidarmi di te? Vi siete messi d'accordo, vero? Te la da ogni fottuta sera e quindi puoi fare il voltagabbana come se niente fosse? Per un po' di che? Di figa?!
Sono assolutamente furibondo, ho le braccia che mi formicolano fin dentro ai più piccoli legamenti, e ho voglia di sfogarmi sulla faccia di qualcuno. Fortunatamente Trev pare leggermi la mente, e il gancio destro neanche lo vedo arrivare.
Finisco, rovinosamente, giù per terra e lo guardo, più che grato, per aver iniziato.
- È tutto qui quello che sai fare? - sogghigno, alzandomi da terra e spuntando il sangue che mi esce dalla bocca. Picchia proprio duro, lo stronzo.
- Non ho intenzione di litigare con te! - mi urla. - Ma non posso più sopportare il modo in cui parli di lei! La devi smettere o non ti resterà più nessuno. Ti avevo già avvertito! Non è colpa sua se Lucas è morto! - e io rabbrividisco, perchè proprio il nome di Lucas, accostato alla parola morto, non lo riesco a sopportare.
- Devi stare zitto! - gli intimo.
- Noi siamo qua! Tu sei ancora qua. Lui ha scelto la sua strada, non è stata una scelta tua o di Jill, nè tantomeno di Steph o dei tuoi. Era grande e vaccinato, sapeva cosa poteva succedere! Tutti stanno cercando di colmare il vuoto che ha lasciato, anche se tu lo rendi dannatamente difficile!
- Tu non sai nulla! Non sai nulla! Ognuno di noi ha colpa. Ognuno di noi! Soprattutto quell'egoista di tua sorella!
Il secondo gancio destro lo vedo arrivare abbastanza in fretta da bloccarlo e restituirglielo direttamente sul suo zigomo destro, ma non mi fermo a quello, lo colpisco diverse volte, neanche mi rendo conto di quante volte, fino a quando non riesce a prevalere e a mettermi quasi K.O.
- Io ne ho davvero le palle piene di te e dei tuoi fottutti piagnistei! Perchè non reagisci?
- Perchè non ho più niente per cui lottare! - dico, e per la prima volta dopo parecchio tempo, permetto al mio dolore di venir fuori. Viene fuori il dolore per la perdita che ha segnato per sempre la mia vita, per la costante mancanza di quella parte fondamentale che sosteneva ogni mia idea, ogni mia ambizione, ogni mio sogno, per la perdita di una famiglia, che si è completamente annientata dopo ciò che è accaduto, per l'ultima parte di lui che poteva vivere, ma non lo ha fatto.
Sento la pesantezza del corpo di Trevis spostarsi da sopra il mio, mentre si tira su e poggia i gomiti alle ginocchia. Io resto giù, quasi completamente impotente.
- Non puoi continuare con questo autolesionismo e con questa voglia di voler distruggere tutto e tutti. Devi cercare di riprendere in mano la tua vita, Matt. - dice, dandomi una pacca sulla spalla.
Mi rialzo e lo guardo, ha il viso lacerato a causa dei miei pugni ma niente di irreparabile, tra qualche giorno tornerà normale come il mio, che sicuramente non è messo meglio.
Gli allungo una mano, a mo' di scuse e lo aiuto a rialzarsi.
- Matthew, ti avevo chiesto di non parlare di Jill in quel modo, ma tu proprio non vuoi capire.
- Lo so, Trev, lo so. Comunque ti permetto di stare con lei, quindi non farne un dramma.
- Ma non le devi mancare di rispetto, perchè non lo merita, soprattutto da te. La tua perdita è pari alla sua, o forse la sua è più grande.
- In parte lo ha voluto lei, e sai che non ne voglio parlare. In questo non accetto che tu ti intrometta.
- D'accordo, ma non usare lei per ferire me, perchè quella che più ci sta male è lei.
Annuisco e mi dirigo verso l'entrata della casa, seguito da Trev.
- Allora? Che hai intenzione di fare?
- Provo a chiamarla. L'Audi ha il GPS?
- Ehi fratello, è di una gran macchina che stai parlando! Non avresti neanche dovuto chiederlo!
- Prova a rintracciarlo, anche se quasi sicuramente Jill lo avrà spento.
- E Amelia? Risponde?
- No, certo che no. - dico portandomi nuovamente le mani ai capelli. - Non saremmo dovuti andare via.
- No, hai ragione. Ma Jill mi aveva detto che sarebbero rimaste qua. Mi dispiace.
- Non hai nulla di cui dispiacerti. Hanno avuto i loro buoni motivi. E' tutta colpa mia, come al solito.
- Le troveremo, stai tranquillo.
- Sì. - annuisco, facendo di nuovo il numero di Amy.
- Io mi vado a togliere tutto 'sto sangue dalla faccia, e tu dovresti fare lo stesso.
Annuisco mentre chiamo ancora e ancora.********
Dopo essermi ripulito il viso per bene e aver preparato il borsone riprovo a chiamare Amelia, ormai sarò arrivato ad una trentina di chiamate, tutte senza risposta. Mi fa ammattire.
- Hai provato con Jill?
- No, l'ho lasciata proprio come ultima spiaggia.
- Mi sa che ti tocca.
Annuisco e, a malincuore, compongo il numero di Jillian.
Non risponde neanche con garbo, inizia subito una tiritera su come io debba smetterla di giocare al gatto e al topo e su come io abbia distrutto già abbastanza persone, riaggancio di colpo non appena mi chiede se Lucas avrebbe voluto questo.
- Com'è andata?
- Come pensi potesse andare? È una rompicoglioni! Mi fa esasperare. Non mi ha dato neanche la possibilità di parlare!
Trevis si fa una sonora risata. - Proverò a chiamarla io tra un po'.
Prendiamo i nostri borsoni e ci incamminiamo verso la mia auto.
- Come sei riuscito a portare la tua macchina fin qua?
- Jill mi ha fatto prendere da una stradina che non conoscevo.
Arrivati in auto impieghiamo diversi minuti tra la campagna per poi imboccare l'autostrada. Arrivati alla confraternita ci accorgiamo che è in atto una delle tante feste, ma io proprio non ho voglia di sorbirmi le solite cazzate, per cui lascio Trev e vado in un piccolo alberghetto situato nei dintorni dell'università, frequentato solitamente dai genitori dei ragazzi.
Saluto la vecchia padrona che si trova alla hall e chiedo la solita camera, che fortunatamente è disponibile.
Arrivato in camera, mi spoglio e mi metto subito sotto il getto dell'acqua, per lavarmi di tutta la merda di oggi, poi mi fiondo a letto, cercando di riposare, per quanto il mio cervello me lo permetta.Sono quasi le nove del mattino quando il mio telefono inizia a vibrare e mi accorgo di avere diverse chiamate senza risposta, tra cui due di mia madre. La richiamo, tanto per non dovermi aspettare una qualche sua visita poco gradita.
Ovviamente risponde al secondo squillo.
- Matthew!
- Buongiorno, mamma.
- Dove sei finito?
- I corsi sono stati sospesi e ho dovuto ripiegare sul Lolita's house
- Perchè non sei tornato a casa?
- Ma stai scherzando? Mi hai chiamato per questo?
- Matthew, ti pregherei di usare un tono più moderato. E no, non ti ho chiamato per questo.
- E per cosa?
- È stata usata questa notte una carta di credito a New York, ne sai qualcosa?
Non le rispondo neanche, riagganciò immediatamente il telefono e mi vesto di fretta e furia. Saldo il conto per la notte e mi fiondo in auto, facendo il numero di Trevis, e lo aggiorno immediatamente delle novità.
Non appena arrivo davanti alla confraternita vedo Trev, gli suono e lui corre verso l'auto nella quale entra poco dopo.
Ed è così che partiamo alla volta di New York.
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L'AMORE NON HA BISOGNO DI PAROLE
FanfictionIl college per Amelia dovrebbe segnare un nuovo inizio e il mezzo attraverso il quale ripagare tutti i sacrifici della madre, che l'ha cresciuta senza l'aiuto di nessuno; l' inizio di una nuova vita che le permetta di dimenticare l'abbandono del pa...