MATTHEW

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Sono pieno di rabbia in corpo quando esco dalla camera di Amelia e Jillian, ho tenuto per troppo tempo tutte le mie emozioni represse e questo è il risultato. Sarò pure bastardo, stronzo e farò pure schifo, il che detto da Jillian mi ferisce ancor di più, anche se non vorrei, ma quello che ha detto Amelia, che sono marcio dentro, quello non posso sopportarlo.
Arrivato alla macchina entro e metto in moto, percorro le stradine del campus, ormai vuote, e finalmente arrivo all'uscita. Gironzolo in giro per la città diverse ore, senza nessuna meta precisa fino a quando non mi ritrovo in un posto familiare, troppo familiare, senza capire come ci sono arrivato.
Guardo il cancello all'entrata, incerto sul da farsi e in contrasto con me stesso perchè vorrei entrare ma preferirei non farlo. Alla fine ha la meglio la parte di me più codarda, guardo un'altra volta il cancello e mi allontano cercando di lasciare i miei demoni al loro posto ancora per un po'.
Quando arrivo alla confraternita vedo centinaia di studenti nel giardino, ancora un'altra maledetta festa. Il soggiorno è affollatissimo, per non parlare della cucina, mi guardo in girno per cercare qualcuno dei miei compagni ma non vedo nessuno, decido di andare nel giardino sul retro ed è lì che trovo tutti, con le loro solite birre in mano e le solite sigarette, di cui ho bisogno anche io.
- Matt, vieni! - dice Nate appena mi vede, quando mi siedo mi offre una sigaretta e la birra. - Lasciamo il meglio per dopo. - dice schiacciando l'occhio.
Faccio un tiro e prendo un bel sorsone di birra, mi metto comodo sulla sedia pronto per i discorsi più stupidi della mia storia universitaria.
Quattro birre dopo sono abbastanza rilassato, la maggior parte della gente è stravaccata in giardino, priva di sensi, o agli angoli intenta a rigettare tutto quello che ha nello stomaco.
- Allora... - urla Nate mettendosi in piedi sulla sedia - Siete pronti?
Ogni volta, prima che si decida a tirar fuori la roba, fa questo lungo monologo che è anche molto stupido.
- Avanti Nate, esci il bottino! - dice Luke ridendo e lanciandogli addosso qualcosa.
- Oh! D'accordo! - dice ridendo e lanciando sul tavolo tutto quello che ha in tasca.
Preparo la canna e poi me la porto alla bocca accendendola, tiro una boccata profonda. Questo sono io, penso chiudendo gli occhi. Mi alzo per andare a prendere un' altra birra, quando la mia attenzione viene attirata da chi sta entrando in casa.
Vado verso l'ingresso, so di essere ubriaco ma non so quanto lo sono.
- Trev. - dico in tono acido, sfidandolo.
Mi guarda in cagnesco, decidendo poi di evitarmi. Lo stringo per un braccio così da fermalo, voglio un confronto e lui me lo deve.
- Ti conviene togliere immediatamente la tua mano dal mio braccio, o non risponderò delle mie azioni.
- Sarebbe convenuto a te fare come ti avevo chiesto, così da evitare questo momento.
- Matthew, non te lo dirò un'altra volta.
- Devi farti i dannatissimi affari tuoi. Non mi importa se ti scopi Jillian... - dico avvertendo una fitta di gelosia. - ... sei libero di scopartela quanto vuoi, tanto se non lo farai tu lo faranno altri per te.
So di avere toccato il tasto giusto per farlo esplodere e ne ho la certezza quando il suo pugno collide con il mio viso.
Sono pronto.
Riverso tutta la mia collera sul suo corpo, mi avvento su di lui animato dalla mia bile e lo butto per terra, lo colpisco ripetutamente in viso, anche se lui riesce a schivare parte dei miei colpi, poi miro ai fianchi.
Non so bene da quanto stiamo per terra, uno sull'altro, e non sto più tenendo il conto dei colpi che ho preso e che ho dato quando ci separano.
- Ma che cazzo fate? - sento Luke urlare.
Mi sento intontito e queste urla non fanno che peggiorare la situazione. Rivolgo uno sguardo a Trevis e se il mio volto è ridotto come il suo, sono davvero conciato male.
Mi libero con uno strattone dalla stretta ferrea di Luke e vado verso le scale che portano di sopra.
Vado in bagno così da controllate i danni, mi guardo allo specchio e capisco di non essere messo bene ma Trevis sta peggio di me; mi sciacquo con abbondante acqua la faccia e poi vado in camera a prendere un'altra t-shirt, così da togliere quella sporca di sangue.
Scendo di corsa le scale e vado verso la mia macchina mentre compongo il suo numero.
- Pronto... - una voce assonata risponde dopo il secondo squillo.
- Dove sei?
- Matthew? - mi chiede.
- Avanti Steph, non avresti risposto se non fossi stato io, smettila di fare la stupida.
La sento ridere. - Sono in camera mia, vieni?
- Dammi qualche minuto e sono da te.
- La porta è aperta. - dice lei.

Esattamente cinque minuti dopo sono davanti la porta di casa sua. Conosco la sua casa come il palmo della mia mano, giocavamo sempre insieme da piccoli. Mi intrufolo nell'enorme ingresso in maniera silenziosa, se i suoi mi vedessero sarebbe un grosso guaio. Mi incammino verso il lungo corridoio, fino a quando non trovo la sua camera, spingo la porta ed entro.
- Quanto ci hai messo! - dice lei a voce alta.
- Zitta Steph o ci scopriranno.
- Oh... - dice. - Non ti ho detto che siamo soli?
- Cosa? - chiedo incredulo.
- Sì, mia madre ha accompagnato mio padre in uno dei suoi viaggi. La casa è tutta nostra. - dice lei con aria buffa e ammiccando.
Mi tolgo le scarpe e mi stravacco sul suo letto, quasi del tutto privo di forze.
- Che hai fatto alla faccia? - chiede lei spaventata.
- Nulla di importante. Ho solo litigato con Trev.
- Trev mio fratello? - dice sbigottita.
- Sì, ma lui è ridotto peggio di me, se ci tieni a saperlo.
- No che non ci tengo! - dice lei spazientita alzandosi dal letto. - Per quale motivo?
- Ho detto qualcosa su Jill e gli sono saltati i nervi, come al solito.
- Non mi pare il solito questo! - mi indica il viso.
- Non ho voglia di parlarne Steph, davvero. Vorrei più che altro farti un po' di solletico! - dico buttandola sul letto e facendola ridere a crepapelle.
- Matt, no! Smettila!
- Dovrai pregarmi! - dico ridendo, un po' meno nervoso.
Smettiamo pochi minuti dopo e ci addormentiamo, un po' meno tristi entrambi.

*********

Il rumore della sveglia è assordante e l'odore di acqua e alloro è così forte che riesco a sentirlo persino dalla camera di Steph, subito il senso di nausea si impossessa del mio corpo. Mi alzo molto lenatamente dal letto e vado verso il bagno così da darmi una veloce sciacquata.
- Matt! - mi chiama dalla cucina.
- Sono in bagno, arrivo!
Esco dalla doccia e mi asciugo più in fretta che posso, ho già perso tutte le lezioni di ieri e non posso permettermelo ancora. Mi rivesto e vado verso la cucina dove trovo Steph intenta a riempire un bicchierone di acqua e alloro.
- Io non lo bevo quello. - dico sconcertato.
- Andiamo Matt, non fare lo stupido. È l'unica cosa che ti da sollievo, quindi non frignare come una ragazzetta e bevi.
- Preferirei star male tutto il giorno piuttosto che bere quell'intruglio. - dico scuotendo la testa disgustato.
Mi guarda ridendo e contemplando il mio volto, so esattamente a cosa sta pensando e ne ho la conferma non appena sento le sue parole.
- Gli somigli così tanto... - dice, e delle lacrime le spuntano negli occhi.
- Lo so... - dico rassegnato, sarà sempre così, ricorderò sempre lui.
- Anche lui odia questo intruglio - dice ridendo.
- Steph, preferirei non parlarne se per te va bene.
- Oh, certo! Nessun problema, solo che sai anche tu quanto bene ti farebbe parlarne, a me ha fatto più che bene.
- Sì, andrà bene per te non per me. Siamo diversi e non sei nessuno per dirmi come devo affrontare le cose! - dico arrabbiato. Iniziamo bene!
- Matt, non ho nessuna voglia di litigare, ti ho solamente dato un consiglio e sta a te decidere se accettarlo o meno. Sono più che certa che tu sappia prendere le tue decisioni da solo, spero solo che tu sia consapevole del fatto che stai rovinando non solo la tua vita ma anche quella di chi ti vuole bene.
- Da dove nasce tutta questa maturità? - dico acido. - Pensavo fossi una semplice oca priva di qualsiasi pudore.
- Fa' pure, continua a ferire tutti quelli che tengono a te, sappi che prima o poi non ci sarà più nessuno per te se continui ad allontanarci così e perderai anche lei!
La guardo atterrito. - Come hai detto? - So esattamente chi è stato a parlare.
- So che non vuoi ammeterlo perchè hai paura, ma ci tieni a lei. Mi hanno detto come ti comporti in queste ultime settimane, sei tornato il Matt di undici mesi fa. Ma sai anche tu che se continui così perderai anche lei, già fatichiamo noi a starti accanto e ti conosciamo da tutta una vita, figurati lei.
- Non mi va che tu e Jill parliate di me, lo dico a te come a lei: dovete farvi gli affari vostri. Non chiedo a nessuno di starmi vicino, non ho bisogno di nessuno di voi, men che meno di te e dei tuoi stupidi consigli.
Detto questo prendo le chiavi della macchina dalla tasca posteriore e vado verso l'uscita dell'enorme casa in cui ho passato i più bei momenti della mia vita.
Accendo la macchina e il rombo del motore mi da una scarica di adrenalina che assecondo schiacciando al massimo il piede sull'acceleratore, dieci minuti dopo sono al campus pronto per la prima lezione di diritto romano e diritto greco antico.
Mi sento carico al solo pensiero di rivedere Amelia.

L'AMORE NON HA BISOGNO DI PAROLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora