AMELIA

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Il ritorno alle lezioni, dopo una pausa imprevista che mi ha fatto guadagnare un bel viaggio a New York, è a dir poco traumatico.
Senza considerare tutti i risvolti che ci sono stati in seguito a questo viaggio.
Non vedo Matthew dal giorno in cui siamo ritornati al campus, ovvero subito dopo il pranzo.
Io sul classe C coupè con Matthew e Jill con Trevis, che era l'equivalente di un bambino che si ritrova davanti alle caramelle, dopo mesi che non ne vede neanche l'ombra, sulla sua Audi, che gli era parecchio mancata.
I nostri discorsi in macchina si sono limitati al chiedere se avessi bisogno di fermarmi per il bagno, o se avessi fame, nè più nè meno.
Poi silenzio stampa, non lo vedo e sento da quasi due settimane. Non che la cosa mi sorprenda molto, visto che gli ho detto di lasciarmi in pace.
- Ciao! - mi saluta Jill, entrando in camera con i mano una pila di libri.
- Buongiorno! Dove sei stata?
- Ho avuto lezione, la scorsa sera è arrivato un avviso che anticipava la lezione di restauro.
Annuisco e chiudo i libri sui quali sono concentrata dall'intera mattinata.
- Tu?
- Io ho studiato e preparato diverse tesine che devo consegnare nelle prossime settimane.
La suoneria del cellulare di Jill sospende la nostra conversazione così, mentre lei risponde, io sistemo la mia parte di camera, cercando di ascoltare il meno possibile.
- Dimmi! - dice con un sorriso. - No tranquilla, dimmi pure... ti ha detto che non viene?.... allora sì, comunque le avevo già accennato qualcosa... d'accordo, a più tardi!
- Allora! - dice rivolta al me.
- No! - rispondo preventiva.
- Non sai neanche cosa voglio dirti!
- Sicuramente vuoi portarmi a qualche festa.
- La festa di fine estate!
- Quella alla quale partecipano quasi tutti gli abitatnti di Charlotte?
- Sì! - annuisce felice.
- Quando?
- Questa sera, dobbiamo essere lì intorno alle nove. Abbiamo tutto il tempo per andare dal parrucchiere e sistemarci per bene.
Rifletto qualche istante ma, convinta che non sarà come le solite feste, accetto quasi subito.

Un quarto d'ora dopo siamo in macchina dirette da un parrucchiere che, al dire di Jill, è bravissimo.
-Sei sicura che sia un parrucchiere capace?
- Perchè, scusa, non ti fidi? - mi chiede, mentre è intenta a immettersi nel traffico.
- Assolutamente! Però, senza nulla togliere ai tuoi capelli, io sono un tipo più semplice! - dico ridendo.
- Stai tranquilla tesoro, non ti farò andare alla festa con i capelli verdi! - mi dice lei, ridendo.

- Jillian, che piacere vederti!
- Ciao Gerard! Il piacere è tutto mio!
- E questa bellissima ragazza? - le chiede, parlando di me, come se non ci fossi.
- La mia compagna di stanza! Abbiamo bisgno di un cambio look che ci stravolga completamente!
- La mia specialità, tesoro! Venite da questa parte, accomodatevi.
Ci sediamo su di due poltrone in pelle super comode, dando le spalle l'una all'altra.
Gerard mi chiede cosa desidero e cerco di spiegarglielo nel modo più semplice, lui annuisce e si dedica, totalmente, ai miei capelli.

Quando, due ore dopo usciamo, io ho i capelli più corti e con diverse ciocche più chiare, unite ad altre più mielate, mentre la mia amica ha i capelli del suo colore naturale, con qualche riflesso ramato.
- Che meraviglia! - le dico guardandola.
- Io? Ma ti sei vista?
- Somigli a qualcuno.. - le dico, riflettendo.
- Si dice che, nel mondo, ci siano sette sosia per ognuno di noi! Ti sarai imbattuta in una di loro! - dice ridendo. - Piuttosto, sai già cosa metterti?
- No, tu?
- No, ma nelle vicinanze c'è una piccola boutique che ha cose veramente carine, dovremmo andare a dare un' occhiata.
Annuisco e ci incamminiamo verso questo negozio, dal quale usciamo diverse ore dopo con un bel bottino: due abiti davvero meravigliosi, di alta sartoria, come non ne vedevo da tempi.
Il mio ha un top nero, tempestato di perline dello stesso colore, e un gonnellone a sfondo nero con un motivo floreale bianco perla. Quello di Jill, invece, è rosso acceso, con uno scollo a cuore sul seno, tempestato da pietre preziose e molto aderente.
- Ottima scelta! - mi dice, appena siamo fuori dalla boutique.
- Anche la tua! - le dico sorridendo.
Dopo essere passate da Starbucks per un frullato, saliamo in macchina e torniamo al campus.

L'AMORE NON HA BISOGNO DI PAROLEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora