Capitolo 12

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Non mi pentii di aver cacciato via Dave così bruscamente: come si permetteva? Non ero una stupida, e lui mi aveva in qualche modo usata. Ero stufa del Ponte, stufa degli altri ragazzi, stufa di tutto.

Ripensai un'ultima volta agli occhi grigi e profondi del ragazzo, e provai un brivido. Non potevo permettermi di indugiare su di lui.

I miei pensieri deviarono, fino ad incontrare il volto del ragazzo biondo con il quale avevo parlato alcune notti addietro. Forse lui avrebbe potuto darmi le risposte che cercavo. Forse, lui sarebbe stato l'unica Fiamma disposta ad aiutarmi.

Ma prima di cercare lo sconosciuto, stabilii che fosse meglio tornare a concentrarmi sui bambini: dovevo salvarli.

Dove avrei potuto cercare il ragazzo biondo? Riflettendoci con più calma, accettai il fatto che non sapevo dove avrei potuto trovarlo, e non avevo abbastanza tempo da perdere in vane ricerche.

In quel momento Jimmy mi passò accanto, fermandosi davanti ad un bambino. Lo prese teneramente tra le braccia e cercò invano di scaldarlo contro il suo petto ossuto. Se nessuno si fosse preso cura di quei bambini, sarebbero morti congelati.

Senza esitazione, il mio amico depose il neonato a terra, adoperandosi per accendere un fuoco. Con un po' di pazienza e per mezzo delle tecniche insegnategli dalla sottoscritta, Jimmy riuscì ad ottenere una scintilla che, incontrando il legno asciutto procurato precedentemente dal ragazzo, si avviluppò trasformandosi in una fiamma calda.

E, finalmente, capii.

Mi avvicinai con cautela a quella misera fonte di calore. Sentivo le scintille scoppiettanti finire sulla mia pelle, ma non provavo dolore. Non mi parevano nemmeno calde.

Osservando il volto del ragazzino, provai a pensare ai momenti che avevo vissuto prima di morire, al mio affetto per Jimmy e a quello che mi aveva spinto a sacrificarmi per lui.

Mi sedetti accanto al fuoco e con cautela posai una mano sopra le fiamme. Pensai di essere anch'io parte di quel calore, e vidi finalmente le mie braccia come sottili lame di fuoco. Mi lasciai sfuggire una risatina, con il solo effetto di far aumentare le scintille in modo che turbinassero attorno a me. Il volto del bambino era rigato delle lacrime che testimoniavano la sua innocenza. I suoi grandi occhi verdi studiavano i miei movimenti insicuri: probabilmente anche un cieco avrebbe capito che c'era qualcosa che non andava in me.

Mi concentrai sul legno che stavo lentamente consumando, e mi venne un'idea: bruciare maggiormente delle parti della corteccia componendo delle parole.

Dopotutto ero una Fiamma, avrei dovuto saperlo fare. E ci riuscii, anche se non capii mai in che modo. Era come pensare: non sai come fai, eppure ci riesci.

Il legno carbonizzato rotolò verso Jimmy. Tutto sembrò rallentare nel momento in cui il ragazzino lesse la frase: "Sono qui".

Mi aspettai una reazione diversa da parte di Jimmy. Di certo non volevo che spegnesse il fuoco, ma fu proprio quello che fece.

Mi ritrovai accovacciata a terra, fumante, mentre osservavo il mio amico incamminarsi verso l'albero dal quale ero caduta e avevo trovato la morte spiaccicandomi a terra come una pera troppo matura.

Vidi l'espressione del ragazzo: storceva il naso.

Sicura delle mie capacità, posai una mano sulla corteccia dell'albero e, cercando di attingere a tutte le abilità che avevo acquisito, cercai di lasciare un marchio sul legno. Il contatto con la mia mano bollente lasciò stampato sull'albero il segno nero del palmo. Osservai prima la corteccia carbonizzata, poi il viso paonazzo di Jimmy.

- Chiunque tu sia - Jimmy deglutì. - Chiunque tu sia, vai via. Lasciami in pace.

•••
SPAZIO AUTRICE
Ero sicurissima di aver pubblicato il capitolo venerdì, ma l'avevo solo salvato. *Genio*.
Perdonatemi :')

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