Capitolo 43

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- Lo sapevo! - urlò Dave. - Ci hai teso una trappola. - guardò dietro di noi l'enorme vuoto che squarciava in due il Ponte. - Dicci come possiamo tornare indietro.
- Vi ho solo fatto un favore - gracchiò Iris. - Volete arrivare alla fine del Ponte, giusto? Bene, come credete che sia possibile senza attraversare l'abisso?
- Il Ponte può creare delle illusioni. Magari davanti a noi non c'è niente. Magari stiamo ancora precipitando.
- Non credo proprio - Iris si alzò, spolverandosi il vestito. Infine decretò: - Se vi creo così tanti problemi, credo che dovrei andarmene.
- Lo credo anch'io - sbraitò Dave.
- Dove andrai? - mi intromisi. Se era così pazza e forse pericolosa, non era un gesto sensato lasciarla andare, pregando che non ci tendesse un agguato.
- Via - rispose. I suoi occhi lampeggiavano folli.
- Facciamo un patto... - dissi. Dave mi lanciò un'occhiata assassina, ma la ignorai: era l'unico modo per salvarci la pelle. - Noi ti proteggiamo dai pericoli del Ponte e in cambio tu ci condurrai alla sua fine. Senza ammazzarci, per favore.
Iris valutò l'offerta massaggiandosi le tempie, poi scosse vigorosamente la testa. - Eeeeeh, no. Non ci siamo. Mi devi promettere che, qualunque cosa si trovi alla fine del Ponte, sia una ricompensa anche per me.
Dave si intromise: - Non credo che troveremo nulla di materiale.
- No? - Iris si mosse svelta e ci voltò le spalle, camminando verso un punto imprecisato della foresta nera.
- Dove va? - mi sussurrò Dave.
- Non lo so... - mormorai. Aveva ragione lui, Iris era solamente un pericolo. - Seguiamola.
Ci ritrovammo a pedinare la ragazza: non si voltò nemmeno una volta. Calpestando rumorosamente il terreno, minacciava di voler attirare verso di noi tutti i nemici possibili. Infine si fermò a pochi passi dal bordo del Ponte e alzò le braccia al cielo.
- Si vuole buttare - sussurrai allarmata. Cercai di raggiungerla, ma Dave mi prese per un polso e mi fece voltare. - Non seguirla. Magari ti trascinerà con lei nell'Oblio.
- Ma... - le parole mi morirono in gola. Il grido straziato di Iris mi fece voltare giusto in tempo per vedere un uccello dalle enormi ali ghermirla e portarla via, sotto il Ponte.
Mi portai le mani al viso e caddi in ginocchio, iniziando a singhiozzare. Sentii la mano calda di Dave cercare di scostare le mie, invano.
- Amelia, dobbiamo andare via. Siamo troppo esposti ai pericoli, qui.
Scossi la testa. - È tardi ormai.
Con uno strattone, Dave liberò il mio viso dalle mie stesse mani. - Per cosa?
- Per vivere - una lacrima mi rigò una guancia, facendo a gara con altre dieci.
- No! - mi prese per la vita e mi costrinse ad alzarmi. - Tieniti a me.
Lo feci. Gli circondai il collo con le braccia e nascosi la testa sulla sua spalla, sentendo i piedi sollevarsi da terra e i passi di Dave portarmi via dal pericolo.

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