Ben presto capimmo cosa significasse avere paura.
Camminavamo tranquillamente, l'uno affianco all'altra, cercando di sfidare il vento che minacciava di rispedirci indietro, verso l'inizio del Ponte.
- Tutto bene? - urlò Dave per sovrastare il sibilo dei turbini d'aria.
Annuii vigorosamente, socchiudendo gli occhi per impedire alla terra arida di offuscarmi la vista.
Più ci allontanavamo dalla zona da noi conosciuta, più gli alberi apparivano meno fitti e scuri, quasi fossero bruciati. Persino la terra sembrava avere uno strano odore pungente.
Sebbene la vegetazione intorno a noi fosse morta, era resa viva dal rumore del vento che si avviluppava nelle spine dei rovi e nei rami delle querce, spezzati e taglienti, come se volesse fare voce all'anima tormentata di quel luogo.
D'un tratto il vento cessò. Fu un qualcosa di improvviso, che non ci aspettavamo: cademmo entrambi in avanti.
Vidi Dave alzarsi, pulirsi le mani dalla terra scura e passare un dito sulla corteccia di un albero. Mi mostrò il suo indice nero.
- Amelia, sei sicura di voler continuare?
Quelle parole mi trafissero, togliendomi il respiro per alcuni dolorosi istanti. - Sì, sicurissima. Perché non dovremmo proseguire?
- Qualsiasi cosa sia successa qui, non è nulla di buono. Io credo che...
Un suono gorgogliante fece sobbalzare entrambi. Ci guardammo intorno circospetti, avanzando l'uno verso l'altra per cercare di proteggerci dalla sensazione di pericolo, cos' forte e insistente da farmi immaginare il suono acuto di un campanellino d'allarme posto all'interno della mia testa.
Accadde in un attimo. Ciò che sentii fu un grido, quello di Dave: l'aria sotto i suoi piedi diventò più densa e scura, quasi fosse fatta di fumo. Delle mani si plasmarono e afferrarono saldamente le caviglie di Dave, facendolo cadere a terra con un tonfo sordo. In pochi secondi, il mio amico venne trascinato via ad una velocità vertiginosa.
Mi resi conto di stare correndo. Sentivo lo stomaco sottosopra e qualcosa dentro di me che si chiudeva e mi impediva di respirare. Percepivo il terrore crescere all'interno del mio corpo come se quelle mani fossero state nel mio petto e mi stessero straziando il cuore, riducendolo a brandelli di polvere e ghiaccio.
La gola bruciava mentre i suoni diventavano ovattati; non mi accorsi nemmeno di stare urlando il nome di Dave. La mia mente non riusciva più a focalizzarsi su un unico pensiero, percepivo come degli echi lontani che mi rimbombavano nella testa.
Non osavo pensare cosa sarebbe potuto succedere se non fossi stata in grado di salvare Dave. Era stato un errore, un semplice capriccio. Arrivare alla fine del Ponte... Che sciocchezza. E Dave stava rischiando la sua seconda morte.
Iniziai a sentire dei suoni più distinti che si mescolavano al frusciare delle foglie che calpestavo.
- T... uto... o...
Non capivo. Non sapevo nemmeno se volessi comprendere ciò che quella voce decisamente non umana mi stava dicendo.
Avrei voluto tapparmi le orecchie, ma non ebbi il coraggio di soffocare i richiami del mio amico. Mi costrinsi ad ascoltare le parole che mi venivano rivolte da una fantomatica voce: - Ti aiuto io.
Non mi fidavo della creatura che mi stava parlando. Chiunque fosse, mi suggeriva un senso di inquietudine che non mi lasciava indifferente. Sarei voluta sparire, finire come avrei dovuto quella volta, cadendo dall'albero per salvare Jimmy...
- No! - urlai di rimando.
Qualcosa che assomigliava ad una risata mi fece raggelare. Inciampai sul tronco di un albero caduto e, rialzandomi, mi accorsi di aver perso di vista Dave.
Le mie gambe cedettero, non erano più in grado di correre e di sostenere il peso del mio corpo. Mi trascinai fino ad una roccia e mi abbandonai ad un pianto isterico. Stava succedendo di nuovo, stavo perdendo il controllo delle mie emozioni, preparandomi a perdere di vista le mie priorità. Ma per quanto mi sforzassi, il mio corpo non rispondeva ai richiami della ragione.
L'unica cosa che sentii fare sfondo al coro di voci aliene fu uno schianto secco ad una ventina di metri da me.
Alzai lo sguardo. Non vidi niente di preoccupante: davanti a me, alcuni scheletri di arbusti impedivano una chiara visuale. Non c'era niente di strano, fatta eccezione per un pezzo di stoffa bucata dalle spine dei cardi. Asciugandomi gli occhi con l'orlo della maglietta polverosa, raccolsi il brandello di abito. Nel momento in cui lo sfiorai, una scarica di terrore mi percosse le membra. Apparteneva a Dave. Seppur lo immaginassi, trovare qualcosa intriso del suo sangue bastò a terrorizzarmi. Quella sostanza scura era nelle mie dita, sotto le mie unghie consumate. Era come se lo avessi ucciso io, se mi stessi macchiando di una colpa mortale.
Lasciai che la stoffa mi scivolasse dalle mani. Il tempo pareva dilatato, i miei passi lenti e pesanti mentre cercavo di incespicare verso il punto in cui avevo sentito il rumore poco prima.
Fu lì che lo vidi, circondato da piante spinose, come un passero morto nel suo nido.
Dave, sdraiato a terra, coperto di sangue rappreso, che pareva non respirare nemmeno. Accanto a lui, una scritta nella terra nera fece tornare ancor più vivo il terrore che mi aveva sopraffatta poco prima.
"Ti sto aspettando".
STAI LEGGENDO
Il Ponte della Vita
FantasyUn Ponte circondato dall'Oblio rappresenta il mondo; ma solo raggiungendo la fine del Ponte si potrà ottenere ciò che tutti desiderano. Peccato che nessuno sa cosa sia. Peccato che una ragazza voglia scoprirlo.