Capitolo 45

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Avrei tanto voluto urlare. Oppure chiedere a Dave dove mi stesse portando. Abbassai lo sguardo sulla mia mano stretta nella sua, e provai un leggero brivido. Chiusi gli occhi per qualche istante, concentrandomi solamente sulle sensazioni che mi provocava la vicinanza con il ragazzo.
Mentre perdevo il mio tempo ad autocompatirmi, non mi accorsi del tronco di un albero morto e, mio malgrado, andai a sbatterci contro.
Dave strinse più forte la mia mano. - Fai attenzione e guarda dove vai, invece di tenere gli occhi chiusi.
- Io... - avvampai. Dunque si era reso conto del mio strano comportamento. - Temo di doverti parlare.
Lui annuì bruscamente, continuando a tenere lo sguardo fisso davanti a sé. - Dimmi.
Per poco non inciampai. - Ci potremmo fermare un attimo?
Dave si fermò improvvisamente, sedendosi a terra e invitandomi a fare altrettanto.
Ormai manca poco, Dave, pensò la mia mente alla velocità di un treno. Io credo che tu... Cioé io... Cioé... Potremmo farcela entrambi. E quindi noi potremmo stare... Mmm... Ti prego Dave.
- Dove stiamo andando? - domandai per prendere tempo.
Il ragazzo non rispose subito. Il suo indice si muoveva nervosamente sulla terra scura, disegnando immagini astratte. Per qualche attimo i suoi occhi grigi incontrarono i miei. - Amelia io... Io non sono più sicuro che sia una buona idea.
Restai immobile ad osservare le sue labbra prima di rendermi conto che il mio amico aveva finito di parlare. In poco tempo mi riscossi e mi alzai velocemente in piedi. - Cosa? In che senso?
Non ero sicura di aver capito.
Lui continuò a fissare il suo indice, ora macchiato di fango, che si muoveva nervosamente. - Hai inteso ciò che vogliono dire le mie parole. Non credo che sia giusto arrivare alla fine del Ponte.
Il mio cuore smise improvvisamente di battere. - Ma quindi... Vuoi davvero mollare tutto adesso? Perché?
- Non voglio tornare all'inizio del Ponte. Voglio solo trovare un posto in cui stare. Un posto vero.
Mi sedetti affranta accanto a lui, ignorando il suo tono di voce brusco, come se al posto di quella rivelazione avesse voluto intendere "Evita di starmi tra i piedi, Amelia".
- E io che c'entro? Perché mi stavi portando con te? - sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi, diventare un peso insostenibile.
Dave si alzò con circospezione, guardando prima me, poi gli alberi attorno a noi. - Hai ragione. Scusa. So che avrei dovuto parlartene, ma tu sei così presa da Jimmy, dalla missione, da tutto...
- Ma che dici? - sussurrai.
Lui mi prese entrambe le mani e mi aiutò ad alzarmi da terra.
- Tu vuoi arrivare alla fine del Ponte, Amelia?
Incapace di guardarlo negli occhi, mi concentrai sulla terra ai miei piedi. - Sì.
- Allora, temo di non poterti aiutare.
Le sue mani lasciarono le mie, facendomi provare un'improvvisa sensazione di gelo. - Non mi hai risposto.
Dave alzò lo sguardo su di me. - Cosa?
- Perché mi stavi portando con te?
- Non ha importanza. Tu hai una missione da portare a termine, io non ti devo in alcun modo influenzare.
Mio Dio Dave, non lasciarmi. Ti prego.
Nel momento in cui il ragazzo si voltò e si indirizzò verso un punto imprecisato del Ponte, caddi a terra e cominciai a singhiozzare.
Era finita.
- Senza di te io non vado da nessuna parte! - tentai di urlare, ma la mia voce era talmente flebile che persino le mie orecchie la percepivano distante.
Piansi per ore, provando invano ad alzarmi da terra, a seguirlo, ma ormai pensai che fosse troppo lontano.
- Ti amo - mugugnai. Poco dopo, caddi in stato d'incoscienza.

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