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- Non avrei mai voluto dirlo, ma finché tuo padre non ci manda qualche soldo per vivere - Fá un sospiro - Dobbiamo andare a vivere in una casetta più piccola e abbordabile -

- Qui vicino? - Mi allarmo.

Scuote la testa. 

- Lontano da qui? - Esclamo io, le lacrime iniziano a scendere calde sul mio viso quando penso a tutta la mia infanzia vissuta qua, la scuola, gli amici, Alessio.

Mi guarda. - Non posso farci nulla, mi dispiace -

- Io non vengo - Mi alzo dal divano seguita dallo sguardo dispiaciuto di mia madre, se pensa che io venga si sbaglia di grosso, non lascio la mia vita qua per andare in un posto dove, dovrei rifarmi la mia piccola vita per colpa di chi? Di mio padre?

Prendo tutto ciò che mi capita a tiro e lo tiro contro il muro, oramai quel muro è crepato a causa dei miei continui sfoghi.

Chiamo la prima persona che mi capita sulla rubrica.

- Sara? - Quando riconosco la voce di Simone rinizio a piangere.

- Non me ne voglio andare - Dico tra i singhiozzi di dolore.

- Cosa?- È più confuso di me, e c'è ne vuole.

- Devo andarmene - Ridico.

- Aspettami, arrivo - Chiude la chiamata così. 

Dove deve arrivare? Sbatto il telefono per terra e mi siedo dietro al letto, con la testa fra le gambe. Ripenso a quando ero piccola che girovagavo per la casa, fino ad adesso. Ci ho messo 16 anni della mia vita per costruire quello che sono ora, e ora? Me la distruggete così? 

Sento suonare, ma i singhiozzi mi impediscono di capire chi è. 

Sale le scale, non voglio vedere nessuno.

- Sara? - Mi corre incontro inginocchiandosi.

- Vattene - Dico nascondendomi tra le gambe.

SIMONE POV'S 

La vedo rannichiata al bordo del letto, è distrutta. Ultimamente gli gira male, ed è anche colpa mia.

Voglio calmarla, voglio dimostrargli che ci tengo ancora.

- Guardami - Gli dico.

Alza la testa, e le lacrime continuano ad uscire dai suoi occhioni verdi.

Mi siedo accanto a lei, la faccio sedere sulle mie gambe e le faccio appoggiare la testa al mio petto, tenendogliela. I suoi respiri sono affannosi e non ha neanche le forze di ribattere a quel mio gesto.

Restiamo in silenzio fino a quando non la sento più piangere, sono sembrati minuti interminabili.

- Hai voglia di spiegarmi? -

Alza la testa guardandomi, sembra confusa, forse si aspettava Alessio al mio posto, ma devo fargli capire che sono migliore io. 

Fá cenno di no con la testa, me lo aspettavo.

- Va bene, se vuoi me ne vado e ti lascio sola -

Mi stringe la felpa, quasi come dovessi restare con lei.

- Vuoi che resto qua?  - Gli chiedo con una voce dolce.

- Si - Dice con una filo di voce.

Era da tanto, troppo tempo che desideravo riabbracciarla e riaverla mia per qualche istante, mi mancava i suoi capelli, la sua pelle e i suoi occhi, le sue debolezze i suoi punti di forza. 

La porto al petto, e la abbraccio.

- Sono qua - Dico io, baciandogli la testa. Non so esattamente cosa sia successo ma so che ha bisogno di sentirsi protetta.

Ha bisogno di me.

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