35.

30 1 0
                                    

SARA POV'S 

Sono ancora scossa dalle parole di mia mamma, non ci posso credere.

Mi sveglio ripensando alla frase di mia mamma, un'incubo. Può sembrare eccessivo, ma ci sto male a pensare di dover lasciare tutto. 

Simone è lì, ho la testa contro il suo petto. Sono in stato confusionale e non capisco cosa ci faccia qua, quando mi viene in mente tutto ciò che è successo. Alzo la testa e lo guardo.

- Buongiorno - Dice lui - Come stai? -

Qualcosa dice di non rispondergli, e così faccio. Mi alzo e lui sembra capire di doversene andare, infatti si alza a sua volta ed esce dalla porta guardandomi. Dispiaciuto e offeso. Sinceramente la cosa non mi tocca ora, ho bisogno di sfogarmi. Chiamo Alessio.

- Puoi venire qui? - Non voglio far sentire che ho pianto fino a poco fa. 

Guardo l'orologio. Mi rendo conto che sono passate più di due ore, più di due ore abbracciato a lui.

Mi vengono i brividi al pensiero.  - Certo, arrivo - Dice lui dall'altra parte del telefono.

Neanche il tempo di capire cosa stava succedendo sento la sua moto fermarsi davanti casa mia, suonare,  entrare, salire le scale e venire da me.

Non devo avere un bell'aspetto visto il modo in cui mi guarda.

- Cos'è successo?-

Abbasso lo sguardo e rinizio a piangere, questa volta piango per disperazione, per tutto.

Troppe cose, troppe cose insieme.

Mi corre incontro e mi abbraccia, mi serviva, mi serve, e mi servirà sempre. Ho bisogno disperatamente delle sue braccia attorno a me.

Mi sfogo, piango e questa volta non  mi vergogno di sfogarmi davanti a qualcuno, anzi ne sono grata, perché conoscendomi sarei finita per farmi male.

Continua a chiedermi cosa sia successo, non ho la forza di rispondere, voglio solo avere la sicurezza che lui stia qua, che lui ci sia.

PrideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora