PARTE DUE -Kid-

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-Kid.-
Vi spiegherò in fretta come andò realmente.
James riuscì ad uscire, ma mi vide con gli occhi chiusi e pensò che fossi morta di nuovo. Non riuscì a sopportarlo e, appena uscì dal palazzo, mi lasciò in mano ai pompieri e decise di andarsene.
Io, però, avevo sentito tutto. Avevo sentito i pianti di Logan, le sue grida, le sue imprecazioni, avevo addirittura sentito i suoi calci contro l'ambulanza mentre strillava "Siete in ritardo!" come se fosse colpa loro.
Non ero morta. Ero totalmente viva.
Portarono via Logan perchè era troppo agitato e non riuscivano a calmarlo. Si avvicinarono a me e rimasero tutti sorpresi quando videro i miei occhi aperti. Ero in lacrime, le braccia bruciavano, volevo gridare, ma non ci riuscivo.
"Portiamola subito in ospedale!" esclamarono, prendendo la barella e facendomi entrare in ambulanza. Tentarono di parlarmi, ma io stavo di nuovo chiudendo gli occhi. Non riuscivo a capire bene, ero quasi sicura che stessero cercando James, o un qualsiasi modo per rintracciarlo.
"Brucia!" mi lamentai, mentre le mie palpebre si chiusero.
Mi ritornavano in mente le grida di Logan e il modo in cui era scappato James, avrei tanto desiderato che loro capissero che ero ancora viva.
L'infermiere in ambulanza era allarmato, non riusciva a capire, cercava soltanto un modo per farmi parlare, ma ero troppo debole.
Aprii leggermente gli occhi e mi trovai tra le mura grigie di un ospedale. Iniziai subito ad agitarmi, ma le braccia forti e calme di James  mi fecero calmare immediatamente.
"Logan, dov'è Logan?" domandai allarmata, non ricordando niente. "Dimmi che non è entrato nel palazzo, ti prego! Dimmi che non è entrato!" gridai, continuando a muovermi euforicamente, mentre scoppiavo a piangere e non riuscivo più a smettere.
"Calmati. Cristal, calmati." sussurrò in piena tranquillità, guardandomi negli occhi.
"Che cos'è questa roba? Levamela!" gridai arrabbiata, prendendo i tubi che i dottori avevano messo nel mio naso e tirandoli immediatamente via. Le braccia iniziarono a farmi male, cominciai a gridare di dolore e piansi ancora di più. Non avevo la minima idea di cosa stesse succedendo attorno a me, ma vidi quattro o forse cinque dottori che entrarono immediatamente in camera. Uno di loro mi iniettò qualcosa, probabilmente un calmante. Presi sonno dopo pochi secondi, nonostante io non volessi.

Spalancai di nuovo le palpebre, chiedendo nuovamente dove fosse Logan, ma James non rispondeva, mi ripeteva di calmarmi e quella volta lo ascoltai. Mi afferrò le mani ferite e mi suggerì fare un respiro profondo. Mi asciugò le lacrime con i suoi pollici grossi e iniziò a parlare.
"Logan sta bene." mormorò, sfiorandomi il viso con le dita, quasi come se non potesse credere che fossi davanti a lui.
"Dov'è?" insistetti arrabbiata.
Si guardò intorno e si alzò per chiudere la porta. Sospirò, come se quello che stava per dire lo ferisse nel profondo. "Non potete più vedervi." affermò, abbassando lo sguardo.
"Cosa?" gridai, perdendo quella poca calma che avevo acquisito fino a quel momento.
"Cristal, Cristal! Ascoltami un secondo, lascia che ti spieghi." borbottò, bloccandomi di nuovo in modo da non lasciare che le mie ferite bruciassero. Rimasi immobile, anche se non riuscivo ancora ad abituarmi al fatto di non poter vedere Logan. "Quello è stato un incendio programmato." proclamò, guardandomi negli occhi. "Tu sai bene da chi." aggiunse, facendo scendere altre lacrime dai miei occhi. "E sai anche che restando vicino a Logan lo metti in pericolo. Se fosse rimasto con noi sarebbe morto, morto sul serio." spiegò, asciugando il bagnato sul mio viso e cercando ancora di farmi capire.
Abbassai lo sguardo ed osservai le mie braccia. A dire il vero, non sembravano neanche le mie. La mia pelle era diventata carbone e bruciava ancora come nel momento in cui il fuoco l'aveva invasa. "Mi fanno male." mi lamentai, con un filo di voce a causa del pianto, anche se non era quello il vero motivo per cui piangevo.
"Lo so. Passerà." rispose, immobile, perchè non aveva la minima idea di come si consolasse qualcuno in lacrime.
"Quindi Logan pensa che io sia morta?" perseverai, quasi come se non riuscissi a rassegnarmi.
Annuì ed abbassò lo sguardo.
"E come sta?" chiesi, spaventata per la risposta.
James prese il cellulare e digitò il numero di Logan, applicando il viva voce.
"Logan." qualcuno lo chiamò, era una voce da ragazzo.
"Che vuoi?" sentii la voce di Logan, era ancora più sottile della mia. Il cuore mi si strinse in un colpo solo.
"Ti sta chiamando un certo James. Gli vuoi parlare?" domandò quel ragazzo.
"Non voglio parlare con nessuno." rispose lui, mentre la sua voce si allontanava. Sentii una porta chiudersi e James riattaccò.
Abbassai il capo e scoppiai a piangere, non riuscivo neanche a respirare. I dottori furono costretti a iniettarmi un altro calmante, quello, però, non mi fece addormentare.

Vidi un'infermiera entrare dalla porta, pronta a togliermi la flebo. "Non piangere, dolcezza." sussurrò dolcemente, avvicinandosi al mio viso ed accarezzandomi delicatamente la fronte. "Abbiamo fatto tutti i controlli, il tuo bambino sta bene, i gas nocivi non sono arrivati a lui, per fortuna." continuò.
Annuii e poi ripensai alla frase che aveva appena detto. Aveva realmente pronunciato la parola "Bambino"? stava realmente parlando con me?
James balzò sulla sedia e spalancò gli occhi. "Il suo cosa?" domandò ad alto tono. Almeno lui poteva far capire che era sconvolto, io ero ancora sotto effetto del calmante. "Lei ha...lei ha detto..b...b...bambino?" balbettò, indicando l'infermiera. Gli tremava addirittura la mano.
"Bambino, sì. La ragazza è incinta." rispose lei, continuando ad accarezzarmi il viso.
Scossi la testa e scoppiai a piangere. Non era possibile, non potevo essere incinta, non poteva essere. Logan credeva che io fossi morta, ma in realtà ero viva e dentro di me c'era suo figlio. Non potevo neanche immaginare come sarebbe finita questa storia.
"Si sta sbagliando, sicuramente." protestò James, anche lui era incredulo.
L'infermiera si voltò verso di me e continuò ad accarezzarmi il viso. "Stai tranquilla, è tutto a posto." sussurrò, mentre i suoi occhi cercavano di farmi smettere di piangere.
"Ha sentito cosa ho detto? Lei è sicura che non si sta sbagliando?" perseverò James, picchiettando nervosamente sulla sedia.
Lei sospirò. "Andiamo a fare l'ecografia, così siete sicuri." rispose, prendendo una sedia a rotelle ed adagiandomici sopra. Io volevo camminare da sola, ma non mi lasciavano, perchè in quel momento non riuscivo neanche a parlare.
Mi portarono in una stanza, non sapevo quale, non riuscivo ad orientarmi in quell'ospedale. Mi fecero appoggiare su un lettino ed aspettammo il dottore. Soltanto in quel momento mi accorsi di avere una veste di carta addosso, mi fece capire che non sarei uscita di lì in fretta.
"Ciao." mi salutò il dottore, sorridente e felice.
Feci un cenno con la testa, quasi come se non riuscissi a rispondergli.
Mi fece divaricare le gambe, mentre appoggiò quella cosa della quale non sapevo il nome sulla mia intimità. "Vediamo un po'." continuò, indicandomi lo schermo. Continuai a fissarlo fino a quando non sentii quel cuore battere, misi la mano davanti alla bocca, non avevo più lacrime, le avevo esaurite tutte. "Quello è il suo cuo..."cercò di spiegare.
Lo interruppi subito. "Lo so." affermai secca, facendo restare tutti in silenzio. "Portatemi in camera." conclusi.
"Ma non vuoi sapere altro?" domandò l'infermiera che mi aveva accompagnata fino a lì.
"Ci vado da sola." replicai, scendendo giù dal lettino. Mi fermarono immediatamente e capirono che era meglio aiutarmi, perchè avrei peggiorato le cose.
"Vieni." sussurrò James, prendendomi tra le sue braccia e portandomi in camera. Mi fece coricare sul letto e mi coprì con le lenzuola bianche. Eravamo entrambi muti come pesci.

Si guardò intorno ed asciugò alcune lacrime che stranamente erano scese sul suo viso. "Sono felice che tu sia ancora qui." sussurrò, sedendosi sul letto e raccogliendomi tra le sue braccia. Mi strinse tanto da togliermi l'aria, mi fece scoppiare a piangere di nuovo. "Non piangere, io sono qui." mi consolò, accarezzandomi i capelli e continuando a stringermi.
"Mi fanno male le braccia." mi lamentai, quando in realtà non erano le braccia a farmi male, ma il cuore. Dirgli che mi facevano male era un modo per fargli capire che probabilmente quello era il momento peggiore della mia vita.
"Passerà in fretta." affermò, continuando ad accarezzarmi i capelli.
"Non potrò più vederlo? Mai più?" chiesi, asciugandomi le lacrime.
"Cristal, devi prima pensare a star bene." mi richiamò, prendendomi il viso tra le mani.
"Non posso stare bene senza di lui!" esclamai arrabbiata, allontanandomi da lui. "Per quanto ancora dovrò stare qui?" lo interrogai spazientita, ero già stanca di quell'ospedale, ero stanca di tutto.
James non rispose, sicuramente era tanto tempo, ma non voleva dirmelo, non voleva darmi altre brutte notizie.
"Perchè non mi lasciano camminare?" continuai con le domande, come se lui potesse sapere tutto.
"I piedi sono nella stessa condizione delle braccia." rispose triste, abbassando lo sguardo.
Piangevo, piangevo come una matta per così tanti motivi che non riuscivo a ricordarmeli tutti, era una situazione così straziante e brutta che non riuscivo a sopportarla. Sembrava di essere sott'acqua e dover tenere in mano un masso più pesante di me. Sapevo che non ce l'avrei mai fatta da sola, qualcuno doveva aiutarmi, doveva salvarmi al più presto, ma quel qualcuno era a casa, mi credeva morta e non rispondeva al telefono, quel qualcuno aveva pianto sul mio seno, pensando che io fossi un cadavere e non si era neanche accorto che il mio cuore batteva ancora, quel qualcuno doveva starmi lontano perchè era in pericolo.
"Cerca di dormire, Cristal, devi calmarti." mi consigliò, spostandomi i capelli dal viso e facendomi chiudere gli occhi. "Vedrai che si sistemerà tutto." sussurrò, fingendo di essere positivo, quando in realtà era più pessimista di me.

L'infermiera entrò di nuovo, sembrava che volesse starmi vicino, quasi come se provasse un certo affetto verso di me, probabilmente le facevo pena.
Aprii in fretta gli occhi e la guardai. Era una donna sui quarant'anni, abbastanza in carne, aveva i capelli neri e corti e sul suo viso non c'era ombra di trucco. Era la stessa che mi aveva accompagnata a fare l'ecografia.
Prese una sedia e si avvicinò al mio letto. "Dormivi?" domandò preoccupata, pensando di avermi svegliata.
Scossi la testa ed aspettai fino a quando non iniziò a parlare da sola.
"Hai avuto un bel trauma, eh?" continuò, quasi come se volesse strapparmi alcune parole di bocca.
Annuii e rimasi in silenzio.
"Ti spaventa di più il fuoco o il bambino?"chiese ancora.
"Non penso di poter tenere quel bambino." affermai, mantenendo il viso triste e il tono spento.
Rimase quasi sconvolta da quella frase. "Vorresti abortire?" spalancò gli occhi e mi afferrò la mano.
Annuii ancora, mentre altre lacrime scesero lungo il mio viso. "Non potresti capire." mi permisi di darle del tu, ormai le mie buone maniere erano sparite del tutto.
"Hai ragione, non posso capire perchè non ho figli." replicò.
"Io non potrei mai essere una buona madre e suo padre non sa neanche che io..." mi bloccai, il pianto aveva invaso tutto il mio fiato.
"Pensa che tu sia morta, lo so." mi interruppe, accarezzandomi il viso per consolarmi.
"Sai tutto?" le chiesi, asciugando tutta quell'acqua salata sul mio viso.
"So tutto." annunciò. "Voglio aiutarti." aggiunse, sorridendo.
"Come?" domandai.
"Conosco un modo per farvi incontrare senza che lui sia in pericolo." sussurrò, facendo sorridere anche me.
Non mi interessava come, quando o dove, volevo solo vederlo, volevo avere la certezza che lui stesse bene, volevo abbracciarlo almeno un'ultima volta.

-Ciao ragazze!
Vi piace l'inizio della seconda parte? Spero di sì.
Ho letto tutte le recensioni alla prima, Dio mio, siete state dolcissime, veramente. Mi avete fatto piangere!
Venendo alla storia, secondo voi come sarà l'ultimo incontro tra Logan e Cristal? Secondo voi sarà veramente l'ultimo? E cosa pensate del bambino?
Grazie mille per tutto, ragazze.
Sapete già che vi amo.

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