Restammo in silenzio per così tanto tempo, sembrava quasi che avessimo paura di rovinare quel momento. Fece scendere le sue mani lungo le mie spalle, continuava ad osservarmi e gli sembrava di non capire. Era confuso, ma allo stesso tempo felice. Guardavo continuamente le sue labbra rosee e carnose, che avevano accennato un piccolo sorriso e non si muovevano più, a parte quando passava la sua lingua sopra di esse per inumidirle un po'.
"Mi manchi." sussurrò, senza distogliere lo sguardo da me.
"Sono qui adesso." lo fermai, prima che potesse rendere tutto più triste.
"Ma so che non resterai. So che qualcosa ti porterà di nuovo via da me." mormorò, mentre i suoi occhi si inumidivano e lentamente arrossivano. Il suo sguardo si abbassò improvvisamente. Stava piangendo. Stava piangendo per me.
Avvicinai lentamente la mano alla sua guancia e lo accarezzai, ricevendo di nuovo quell'occhiata dolce sul mio viso. "Io ti amo." bisbigliai teneramente. In quel momento fingevo di essere forte, fingevo di non ricordare tutti i miei pianti, lo facevo solo per lui, perchè lui era sempre stato la mia forza.
"Anche io." rispose, mentre il mio pollice arrivava al bordo dei suoi occhi per asciugargli le lacrime.
"Finchè ci amiamo, niente potrà realmente dividerci. Se è vero amore non sarà la distanza a dividerci." dissi, sorridendo e continuando ad accarezzargli la guancia.
Si tirò su e rimase seduto, io feci lo stesso.
"Logan." lo chiamai. Volevo dirgli che ero incinta, sapevo che non se ne sarebbe ricordato, ma volevo dirglielo, lui doveva saperlo.
"Che c'è, piccola?" domandò, afferrandomi la mano. Mi faceva male, ma era un dolore piacevole.
Sospirai, non riuscivo a parlare. La mia lingua sembrava legata, la mia bocca paralizzata. Era tutta colpa del suo sguardo. Le mie dita iniziarono a tremare, i miei piedi pure. Non capivo che diavolo mi succedeva. Avevo paura che la prendesse male pure da ubriaco.
"Ehi, è tutto a posto. Puoi dirmi tutto quello che vuoi." mi tranquillizzò, imprimendo le sue labbra sulla mio fronte.
Mi appoggiai alla sua spalla e lo strinsi più che potevo. Sentii che quello era il momento giusto. "Sono incinta." affermai, aspettandomi che si allontanasse immediatamente da me.
Restò fermo, quasi come se non avesse sentito.
"Sapevo che l'avresti presa male, anche io non volevo crederci, ma..." iniziai a parlare più che potevo, dicevo cose senza senso, o forse un senso ce l'avevano, ma era difficile da capire.
Mi interruppe nel modo più bello che c'era.
Appoggiò l'indice sotto al mio mento. Le sue labbra si adagiarono lentamente alle mie, con tutta la dolcezza che aveva lui, con tutta la sua delicatezza. Sembrava che stesse appoggiando il labiato ad un pezzo di cristallo pronto a cadere in frantumi, ma che stesse facendo tutto il possibile perchè non si rompesse. Si allontanò di poco, sentivo il suo respiro scontrarsi dolcemente sul mio mento e il suo naso sfiorare il mio. Ci stavamo guardando ancora negli occhi, quella situazione era incredibile per entrambi.
"Resta qui, mi prenderò cura di te, di voi."propose nuovamente, facendo scendere la sua mano fino a giungere alla mia pancia e provocando un altro pianto.
"No, piccola. Non piangere, ti prego." mi supplicò, accarezzandomi il viso e stampandomi un bacio sulla guancia. "Io ti amo, guardami. Io ti amo." sussurrò, costringendomi a guardarlo negli occhi.
"Mi amerai sempre?" domandai, appoggiandomi alla sua spalla.
"Sempre." replicò, giocherellando con i miei capelli.
"Anche quando prenderò dieci chili e il mio sedere cadrà?" perseverai, asciugando ogni segno di pianto dal mio viso.
"Certo, piccola." rispose, senza neanche pensarci.
Sorrisi e mi lasciai coccolare dalle sue braccia.
"E comunque, volevo solo farti sapere che cade anche il sedere dei maschi, ma non penso che per te sia un problema." burlò, spostandomi i capelli dal viso e continuando a cullarmi dolcemente.
Iniziai a ridere come una matta. Logan capì che avevo bisogno di allegria, o forse ne avevamo bisogno entrambi. Iniziammo a scherzare come dei pazzi, senza farci più domande, senza più essere seri. Dovevamo stare insieme ed essere felici, perchè eravamo stanchi delle lacrime e della tristezza che aveva invaso le nostre vite dopo quel maledetto incendio. Eravamo esausti delle giornate vuote e inutili.
"Dormi con me oggi?" domandò, accarezzandomi il collo con due dita. Mi coricai di nuovo e rimasi immobile, aspettando che le sue mani continuassero a sfiorarmi dolcemente.
"Sì." replicai, pur sapendo che James mi avrebbe portata via.
"E sarai qui quando io mi sveglierò?" insistette, facendo calare le dita sulla mia spalla.
Annuii e restai zitta.
"Sei così bella, principessa." mormorò, osservando, poi, le mie mani.
"Non del tutto." negai, riferendomi alle bruciature.
"Lo hai sempre voluto, no? Avere qualcosa di brutto e non essere attraente." disse, continuando ad osservarle. Alzò lo sguardo, dopo poco. "Ma per me sei bella lo stesso. Sei bellissima anche quando ti svegli la mattina e hai i capelli spettinati, quando sei senza trucco e indossi un pigiama. Sei meravigliosa anche quando ti fermi davanti allo specchio e odi ogni singola parte di te, o quando sei arrabbiata, o quando sei triste." pronunciò quelle parole tutto d'un fiato, erano arrivate al mio cuore come se fossero degli antidolorifici. "Tu sei bellissima sempre." concluse, sdraiandosi su di me ed appoggiando di nuovo le sue labbra vellutate sulle mie. Sembrava quasi che avesse paura di lasciare l'accesso alla lingua, temeva di trovare qualcosa di diverso dai soliti baci, proprio come me. Avevamo le stesse paure, gli stessi pensieri più nascosti, gli stessi segreti. Noi due eravamo una cosa sola e quando eravamo lontani diventavamo soltanto due insignificanti metà, due metà vuote e dimezzate. Stargli lontano era una tortura.
Iniziò ad agitare la bocca, fino a quando le mie labbra si distaccarono immediatamente, permettendogli di introdurre la lingua.
Le sue mani cercarono le mie tra le lenzuola e le trovarono dopo pochi secondi, mentre le nostre dita si intrecciarono.
Qualcosa in quei baci era cambiato: sembrava la prima volta, il primo bacio, quello in cui nessuno dei due ha il coraggio di prendere l'iniziativa.
I nostri occhi si erano chiusi spontaneamente, le nostre bocche non sarebbero state divise per alcun motivo al mondo. C'eravamo io e lui, solo io e lui. Finalmente avevamo trovato un modo per essere noi, per essere di nuovo Logan e Cristal come lo eravamo una volta.
Si allontanò di poco ed aprì gli occhi. "Resta qui." mi supplicò ancora, senza darmi tempo di rispondere ed iniziando a mordicchiarmi le labbra.
Non avevo neanche il coraggio di muovermi, avevo paura che qualcosa avrebbe potuto rovinare in quel momento, il più bel momento.
Tra tutte le persone del mondo, lui era l'unico capace di farmi sentire perfetta in ogni circostanza, mi faceva sentire a mio agio senza neanche accorgersene, mi faceva sentire al posto giusto, perchè ovunque c'era lui era un posto giusto.
Fece calare il suo palmo fino al mio fianco e rimase fermo a pensare. Vidi il suo viso trasformarsi in una smorfia, abbassò lo sguardo e tirò un po' su la maglia, giusto per scoprire il ventre.
"Non hai mangiato?" domandò, aveva assunto un tono così premuroso.
"Cibo da ospedale." replicai, un po' imbarazzata.
"Sei dimagrita troppo. Hai soltanto ossa!" esclamò, spalancando gli occhi.
"Ingrasserò tra qualche mese." risposi, cercando di non farci caso.
Scosse la testa e si alzò. Si voltò di spalle e non parlò più. Qualcosa non andava.
Mi avvicinai a lui e mi aggrappai alla sua schiena. "Che c'è adesso?" mormorai, iniziando a fargli un piccolo massaggio sulle spalle.
"E' tutto così diverso." si lamentò, scuotendo ancora il capo.
"Ma..." cercai di smentire, ma aveva ragione, stava cambiando tutto.
"Anche se questa notte te ne andrai di nascosto, Cristal, sappi che io ti cercherò ovunque, in tutta la città, in tutti gli ospedali, in tutte le case. Ovunque." affermò, mettendosi le mani davanti al viso.
"Ma domani devi partire." lo fermai, continuando a massaggiargli le spalle.
"Allora non te ne andare. Parti con me." insistette. Quella frase era così fastidiosa, non potevo accettare, nonostante lo volessi con tutta me stessa.
"Ti raggiungerò appena guarirò del tutto." mentii. Sapevo che non ce l'avrei fatta.
"Allora aspetterò fino a quando guarirai." perseverò.
Sospirai, quelle parole erano così belle, eppure ferivano così tanto. Ritorna dei tuoi parenti. Io verrò più tardi. Te lo prometto." lo incoraggiai, fino a quando si voltò di nuovo verso di me.
Mi prese di nuovo tra le sue braccia ed uscì dalla camera. "Dove vai?" domandai spaventata.
"A mangiare." rispose, con tono duro. Mi portò fino in cucina e, a quel punto, mi fece sedere su una sedia. Mi faceva ridere così tanto, voleva farmi mangiare per forza, anche se io non ne avevo la minima voglia.
"Oggi lo chef sono io." scherzò, prendendo un asciugamano ed avvolgendolo attorno alla circonferenza della testa, fingendo che fosse un cappello da cuoco.
Scoppiai a ridere, ricordandomi che lui non sapeva preparare neanche un panino.
Notando che riusciva a farmi sorridere, Logan, decise di assumere un certo accento francese ad ogni frase che diceva. "Facciamo questa cena." affermò, ma fingeva di essere francese, quindi risuonava come un "Fasciamo questa scena." e io ridevo ancora di più.
Mi guardò un'altra volta e corse nuovamente in camera, io non capivo come mai.
Ritornò velocemente, mostrandomi che aveva indossato una camicia bianca per imitare ancora di più la divisa da chef. Aprì il frigorifero e cercò qualcosa di già pronto, ma non trovava niente.
"Les boissons!" esclamò, tirando fuori un the freddo in bottiglia e prendendo due bicchieri che posò vicino a me.
"Devo dire che hai un ottimo accento." ridacchiai, continuando a guardarlo.
"Merci" mi ringraziò, scoppiando, poi, a ridere.
Continuammo a scherzarci su per ore, fino a quando, alle undici di sera, riuscì a preparare "la cena."
Mi portò un piatto con dentro qualcosa di assolutamente incomprensibile. Non capivo se era pasta o zuppa, forse era meglio chiamarlo "intermezzo."
"Sembra delizioso." mentii, cercando di non offenderlo.
Logan si sedette e guardò ciò che aveva cucinato. "Diamine, sto per vomitare." si lamentò, prendendo entrambi i piatti e buttandoli nel cestino.
"Portami il pane, ti faccio dei panini." affermai, grattandomi il mento. Scorsi lentamente il posto in cui mi trovavo, fino a quel momento avevo visto soltanto Logan.
Quel luogo, però, era così disordinato e sporco, si capiva che ci abitavano soltanto ragazzi. Alzai le sopracciglia e posai di nuovo lo sguardo su Logan.
"Che c'è?" domandò spaventato.
"Questo posto è un disastro!" esclamai, guardandolo con aria arrabbiata.
Sorrise e si sedette, aspettando che preparassi i panini. "A dire il vero, ci veniamo soltanto per dormire." confessò, appoggiandosi al tavolo.
"E com'è possibile che sia così in disordine se venite solo per dormire?" lo sgridai, puntandogli per scherzo il coltello con cui stavo tagliando il pane.
"Piccola, vacci piano! Mi ricordi mia madre così!" scherzò, prendendo l'asciugamano che aveva usato da cappello e rimettendolo a posto.
Scoppiammo a ridere di nuovo. Mi ero quasi scordata di quanto fosse fantastico passare del tempo con lui.
-Ciao ragazze! Logan e Cristal hanno passato del tempo insieme e, a quanto pare, Logan la farà mangiare.
Secondo voi, come andrà a finire? James porterà via Cristal per la sicurezza di Logan o lei non accetterà di andarsene?
Mi lasciate qualche commento? Vi prego.
Grazie mille, vi amo!
Scusatemi se trovate qualche errore come tipo Justin Matt Christian ma sto scrivendo tantissime storie e a volte mi confondo.
Oggi pubblicherò una nuova storia, se vi va date un'occhiata.
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Paralayzed
Fanfiction-Facciamo un gioco.- propose, con voce convincente. Mi voltai verso di lui e spostai i capelli dietro alla spalla. -Quale?- domandai, ero curiosa. -Ti faccio delle domande e tu devi rispondere.- enunciò, restando vago. -Non mi piace questo gioco.- l...