Il caldo, quel giorno, era stato davvero opprimente e, anche se ormai erano le otto di sera, non c'era stato alcun miglioramento.
Sventolai la mano sperando di riuscire a trovare un po' di tregua, ma non funzionò.
Carol, intanto, giocava con una bustina di zucchero che aveva rubato chissà dove.«E' una pessima idea»
Lei mi guardò divertita mentre le strade iniziavano a svuotarsi per l'ora di cena. Io sbuffai.
«Perché ce l'hai così tanto con le sensitive?» Carol sorrise inclinando la testa di lato «Ci facciamo leggere i tarocchi, due risate, e poi andiamo via»Lanciai uno sguardo impaurito alla piccola porta a lato del bar.
Non avevo paura delle sensitive. O forse si?
«Perché ci tieni tanto?»Carol aprì finalmente la povera bustina di zucchero e ne ingurgitò gran parte, poi i suoi occhi azzurri si fermarono nuovamente su di me, esasperati.
«Perché sono curiosa Mia» Anche lei sbuffò «E tu sei la mia migliore amica, ti costa così tanto farti dire due cavolate e poi tornare alla normalità?» Il suo sguardo si fece supplicante e io mi sentii un mostro «Non mi ci fare andare da sola, ti prego»Incrociai le braccia al petto, incapace di pensare ad altro che al sudore che mi scorreva dietro la schiena «Certo che vengo con te, ma è una cosa stupida e preferirei non farlo»
Lei sorrise guardando l'ora «Ok tra cinque minuti apre»
Alzai gli occhi al cielo, immaginando tutto il tempo che avremmo perso.
Cercai di ricordarmi tutti i vestiti che dovevo mettere in valigia, sarei voluta tornare a casa in quel momento, farmi una doccia e avere tutto il tempo di prepararmi per la partenza di dopodomani.«Se questa vecchia non si muove stasera non avremo il tempo di prepararci»
Carol non sembrava ascoltarmi «Ce la faremo» Sorrise appena la porta si aprì «Non lo sai comunque se è una vecchia»
Io non risposi.
«Secondo te è il caso di portare già tutti i vestiti invernali? Avremo tempo di tornare a casa durante l'anno?» Ci pensai meglio «Ma si, sicuramente si»
Non potevo credere di stare per iniziare l'università, in un'altra città, con Carol.«Mia smettila, dobbiamo andare in un'altra città, non dall'altra parte del mondo» Carol prese la borsa ed io capii che tra poco saremmo entrate lì dentro «E poi tua mamma, apprensiva com'è, verrà personalmente a portarti i vestiti che ti servono. Dai Andiamo»
Io storsi la bocca.
Mia mamma era apprensiva? Forse si, ma come darle torto. Ne aveva passate molte, troppe.
Carol si accorse dei miei pensieri e abbassò lo sguardo.
« Scusa, non volevo dire.. »
Alzai una mano e sorrisi « Io nemmeno me lo ricordo, tranquilla »Iniziammo a camminare verso la piccola porta con sopra scritto "Tarocchi e Previsioni", e ad ogni passo, dentro di me, mi ripetevo che era assurdo che qualcuno riuscisse a credere ancora a tutte queste cazzate.
Quando entrammo l'aria di chiuso mi fece subito storcere il naso. La stanza era piccola e, grazie alla poca luce che entrava dall'unica finestra, era possibile vedere milioni di granellini di polvere vagare di qua e di la.
Nonostante tutto, però, me l'aspettavo peggio. Non c'erano strane bambole o oggetti inquietanti ma solo un piccolo tavolo colorato con una vernice verdognola che, in alcuni punti, si stava scrostando.
Immaginai che fosse vecchio e mi chiesi da dove venisse.«Buonasera!»
Una piccola donna entrò nella stanza scostando una sottile tenda nera.
Mi chiesi se tutte le sue cianfrusaglie da strega non si trovassero nell'altra stanza e, a questo pensiero, inorridii.Carol mi si avvicinò all'orecchio «Visto, non è vecchia»
In effetti la donna era più giovane di quello che mi aspettavo, ed anche molto bella.
Mentre la guardavo attentamente lei mi sorrise. Un sorriso dolce, stranamente poco inquietante.
Le risposi semplicemente con un cenno, incapace di dire altro.«Bene ragazze che cosa volete provare oggi?»
Carol sorrise con entusiasmo, mentre io mi stritolavo le mani dietro la schiena.
Avrei voluto dire: "Niente, abbiamo sbagliato negozio", ma rimasi zitta e immobile.
Probabilmente avevo la faccia di una a cui stava per venire un infarto e, per evitare figuracce, mi costrinsi a rilassarmi almeno un po'.«I tarocchi, signora»
Lei sorrise e si sedette su una delle sedie intorno al tavolino.
«Bene, io faccio sedute, non solo tarocchi» Indico una piccola ciotola «Sono cinque euro a testa»
Carol prese dal portafoglio dieci euro per entrambe e li appoggiò sul piatto di ceramica, mentre la donna, sorridente, ci invitava a sederci muovendo leggermente la mano piena di anelli e braccialetti.«Cosa...» Le parole uscirono da sole, mosse dalla paura «Cosa significa "una seduta"?»
Carol sghignazzò per il mio, visibile, attacco di panico.«Dipende da chi siete, per ogni persona c'è un modo più giusto» La donna sorrise, posandomi addosso i suoi occhiacci verdi, spaventosi. Ero davvero nel panico.
Annuii e lei giunse le mani.
Ci guardò entrambe.
«Partiamo da..?»
«Da lei» Indicai prontamente Carol e lei mi sorrise, elettrizzata.Dopo dieci minuti scoprimmo che Carol aveva un'aura calda e rosea, che era portata all'emotività e che, presto, si sarebbe innamorata.
Forse c'era anche qualcos'altro ma, dopo poco, avevo smesso di ascoltare. Mi ero persa in qualche pensiero sulla valigia, sulla nuova città, sui nuovi corsi all'università e, concentrata su quei pensieri, avevo finalmente dimenticato dove mi trovavo e cosa stavo facendo.
Almeno fino a quando non incrociai di nuovo quei terribili occhi verdi.«Bene» La donna continuava a fissarmi con un luminoso sorriso, anche se io la guardavo palesemente male «Ora proverò a leggere la tua aura»
Io annuii mentre lei mi osservava incuriosita. Il suo sguardo sembrava leggermi nel profondo e scavare dentro di me.
I minuti passarono come intere ore ed io iniziai a non sopportare più quello sguardo immobile.
Alzai un sopracciglio.«Io...» La donna inclinò la testa «Va bé, proviamo altro» Cercò di sorridere per dissimulare l'imbarazzo. Nonostante questo, però, io potevo ancora sentire il suo sguardo su di me quasi come fosse una presenza fisica.
Prese i tarocchi e me li sventolò davanti, mi fece tagliare un mazzo, poi un altro, ma ogni carta che estraeva non sembrava avere senso.
«Non so proprio..» Lei rimase interdetta e riprese a fissarmi, sempre più intensamente.
Io sorrisi imbarazzata.
Non capivo cosa ci volesse a inventarsi una storia decente.
Poi la mano piena di anelli si allungò verso di me «Posso toccarti?» La sua voce era diventata un sussurro, i suoi occhi continuavano a guardarmi.«Be..si»
Le allungai la mano tremando e lei la strinse con forza, chiudendo gli occhi.
Dopo un tempo che a me sembrò un' infinità li riaprì di scatto iniziando a fissarmi con la bocca semiaperta, quasi boccheggiando.
«Io... non...»
Carol si irrigidì quando io, offesa e turbata, tirai via la mano. Mi prendeva in giro?«Mi dispiace...» La donna continuò «... non ... non vedo niente»
Mi alzai di scatto e la sedia, ondeggiando per il movimento brusco, cadde per terra.
«Posso riprendere i miei soldi?!»
La donna annuì debolmente senza staccarmi gli occhi di dosso. Il suo viso era segnato da uno stupore evidente che mi metteva i brividi e a cui cercavo di non dare peso.Afferrai i soldi e uscì di fretta dal piccolo ingresso con Carol che mi seguiva. Sulla porta andai a sbattere contro qualcosa e per poco non caddi faccia a terra. Alzai lo sguardo, confusa, e mi ritrovai davanti a due occhi neri che mi fissavano inespressivi.
«Ehm ... Scusami»
Il ragazzo a cui quegli occhi appartenevano fece una smorfia e, senza dire altro, entrò nella stanza.
Andai verso la macchina senza guardarmi indietro.
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APATHY
МистикаMia Anderson è una diciannovenne bella, esuberante e con la passione per la letteratura. Ma nel suo passato si nasconde un episodio dal quale cerca disperatamente di fuggire: la misteriosa scomparsa di sua sorella. L'inizio dell'università...