Parte 26

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 «Carol?» Mi appoggiai il telefono all'orecchio con mano tremante.

«Mia ma dove...?!»

Cercai di fermarla il prima possibile «Scusa sto bene sono con...» Guardai le bottiglie di liquori e latte rancido sparpagliate sul tavolo, la fila di piatti sporchi nel lavello, Trevor ed il suo fastidioso ghigno davanti a me «... con Daniel»

«Sei con Daniel?!» La voce di Carol era stridula come può essere l'allarme di un auto.

«Si noi stiamo... parlando» Cercai di trattenere la risata nervosa che combatteva per uscire.

«Potevi scrivermi Mia» Ci fu un attimo di silenzio «Camera tua... cosa è successo in camera tua?»

Trevor spostò la sedia su cui era seduto per allungare le gambe davanti a sé ed io lo guardai come per chiedergli aiuto. Lui non se ne accorse e si limitò ad accendersi una sigaretta.

«Carol io... ero agitata, ho fatto un po' di casino» La voce mi si incrinò «Ascolta ci sentiamo dopo. Giuro che metterò a posto»
Riagganciai senza aspettare risposta e mi coprì il viso tra le mani. 

Trevor intanto fumava guardando il soffitto e canticchiando una canzone che non avevo mai sentito. Lasciai che quel suono mi riempisse le orecchie e socchiusi gli occhi.

Come poteva essere vero? Mia madre aveva ragione? E se..
Mi ritornò in mente lo strano sogno che avevo fatto ed il mio cuore mancò un battito. La vana speranza che mia sorella fosse viva si accese dentro di me provocando un'esplosione di emozioni.

Girai il volto per cercare Daniel; l'unica persona con cui avrei potuto parlarne, l'unico che sapeva cosa ero e di cui mi potevo fidare.
Potevo? 

«Daniel non dirà...» Spostai lo sguardo su Trevor «... non dirà a Lisa di me?»

Trevor posò i suoi occhi neri su di me sbuffando via il fumo della sua sigaretta «No Impronta non lo farà, né Liz né Chris riuscirebbero a controllarsi con qualcosa potente come te»

«Mi chiamo Mia» 

Il fumo ristagnava nella piccola stanza rendendo il viso di Trevor solo un'immagine sfocata ed inquietante. L'unica cosa che rimaneva chiara erano i suoi occhi colorati con quel solito nero profondo.
Occhi bui e luminosi nello stesso tempo. 

Qualcosa dentro di me si mosse. Quelli erano gli stessi occhi di Daniel, il buio che li animava era identico, ma Daniel... i suoi occhi sapevano darmi pace, mentre quelli di Trevor suscitavano, in me, solo terrore.

Lui rise appoggiando i gomiti sul tavolo davanti a lui «E' come con gli animali se li chiami per nome poi ti affezioni»

Io rimasi in silenzio fulminandolo con lo sguardo.
«Se Chris e Lisa non possono... perché voi riuscite a starmi vicini allora?» Qualcosa nella mia voce era diventata sprezzante. Di nuovo il timore e la paura stavano lasciando il posto alla rabbia.

Prima che me ne potessi accorgere Trevor arrivò a un palmo dal mio naso, talmente vicino che io potei sentirne l'odore. Odore di tabacco, di alcol e... di sangue «Tu...» La sua voce sembrò raschiarmi dentro tanto era decisa «...fai troppe domande»

Senza dirmi altro si allontanò e uscì dalla stanza.
Io appoggiai i piedi sulla poltrona e mi strinsi le ginocchia al petto. Erano così tante le cose che avrei voluto chiedere... peccato che con me ci fosse solo Trevor. Sbuffai rumorosamente. 

Un piccolo tremore al braccio mi colse di sorpresa e subito lo alzai. 

Di fronte al mio naso e con la punta rivolta verso di me, c'era un pugnale d'argento. Questo rimase a mezz'aria per un attimo prima di ricadere accanto alla poltrona con un grande tonfo.
Trevor, intanto, era in piedi dall'altra parte della stanza con un evidente ghigno sul viso.

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