Parte 49

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La grande strada nella quale ci muovevamo era piena di negozi di ogni genere e bancarelle; nell'aria si affollavano gli echi e i bisbigli della folla che si agitava intorno a noi frettolosa e disordinata.

Daniel era sempre al mio fianco, camminava senza parlare, silenzioso e schivo. Ogni tanto mi lanciava uno sguardo obliquo da sotto le ciglia nere e lunghe, ma subito dopo riabbassava gli occhi e il viso verso il basso senza opporsi ai ricci neri che gli cadevano sulla fronte in morbide onde corvine.

La strada era ombrosa e scura, grande ma comunque terribilmente affollata.

La luce del sole arrivava scarica e sbiadita, i raggi sfioravano solo le estremità delle alte pareti in mattoni che circondavano la via da entrambi i lati.

I negozi e i passanti, invece, erano immersi nell'ombra creata dalle mura imponenti. L'aria quindi era fosca, scura e vagamente inquietante ed io mi sentivo sempre più a disagio.

Sembrava quasi di essere in un mercato; ma era molto più grande e bizzarro di qualunque mercato io avessi mai visto.

Ogni tanto mi arrivavano al naso odori dagli aromi forti, profumi buonissimi e irresistibili. Altre volte pareva di passare vicino ad una discarica o peggio ed io mi trovavo ad abbassare la testa, disgustata ed inorridita.

Le bancarelle erano per la maggior parte piccole; carretti o stand di venditori ambulanti; alcuni solo semplici chioschi con insegne sbilenche. Queste erano scritte in lingue diverse a seconda dei casi, ma per lo più erano in inglese.

Ad un certo punto lo sguardo mi cadde su un venditore ambulante fermo sul lato destro della strada; se ne stava in piedi in un piccolo spazio sgombro, vicino ad una fontana dall'aspetto malandato. Teneva davanti a sè un cartone ripieno di granite dal colore rosso sangue e si sporgeva tra la folla ammiccando ai passanti con un sorriso storo. I capelli erano di un biondo argenteo e brillante che stonava in maniera evidente con la sua carnagione olivastra ed innaturale.

Dall'altro lato della strada, vicino ad un grande negozio dalle vetrine ben illuminate, una donna dalla pelle rugosa sedeva al bancone di un piccolo chioscho sbilenco. Sul piano di legno scuro erano ordinate con minuziosità diverse bottigliette di plastica e un grande pezzo di cartone usato come insegna recitava:"Ricordi e sentimenti in bottiglia".

Strinsi le labbra quando mi accorsi della fila di uomini e donne dagli occhi bui e dai capelli d'inchiostro che si ammassavano lì davanti in un gruppo disordinato e rumoroso.

Li scorsi uno ad uno con timore; erano ombre dalla pelle chiara e dai capelli di un nero intenso, a me fin troppo familiare. Anche loro avevano sulle braccia delle iniziali come quelle che già avevo visto su Trevor o Daniel.

Strinsi gli occhi per vedere meglio, presa dalla curiosità, ma la folla che mi accerchiava mi lo impedì.

Distolsi subito lo sguardo quando Daniel si voltò verso di me con un sorriso sghembo sul viso delicato.

Rispetto alle bancarelle i negozi erano più eleganti; edifici belli ed appariscenti in fila l'uno accanto all'altro da entrambi i lati della strada.

Erano tutte attività commerciali più o meno grandi; negozi, locali e ristoranti dall'aspetto bizzarro.

Notai che c'erano molte armerie; scorsi con lo sguardo almeno cinque vetrine ripiene di pugnali e spade lucide che sbrillucciavano da oltre il vetro quando ci passavi vicino.

In un angolo poco affollato c'era anche un locale carino; la facciata era dipinta con un tenue verde pastello e, alla sua destra, c'erano alcuni tavolini di legno chiaro disposti in un piccolo spiazzo erboso.

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