Parte 10

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«Allora perché vuoi andare via?»

Le parole uscirono da sole, guidate dall'alcool, totalmente fuori controllo.
Quando mi resi conto di quello che avevo detto abbassai lo sguardo, impaurita.
Cosa stavo facendo?

«Mia ...»

Il mio nome pronunciato da quella voce profonda mi fece sussultare. Non riuscivo a capacitarmi dell'effetto che quel ragazzo aveva su di me. Bastava che lui parlasse e per me non c'era altro oltre a lui, oltre al suono della sua voce.
Cercai di frenare i miei pensieri.
Dovevo smetterla; lui non voleva rimanere, non voleva stare con me.

«Io non voglio andare via» Sospirò, passandosi una mano tra i capelli «Solo che .. è meglio così»

Lo vidi guardarsi intorno preoccupato, spostando il peso da un piede all'altro, e per un attimo ebbi paura che si vergognasse di me.
Improvvisamente il vestito blu notte che tanto avevo amato mi sembrava ridicolo e non osavo nemmeno pensare alle condizioni del mio trucco e dei miei capelli dopo un'intera serata.
Storsi la bocca.
Era stato stupido pensare che lui volesse restare.

«Perché?» Barcollai per un secondo in avanti, poi subito indietro. 

Mi appoggiai di nuovo al muro per smettere di ciondolare e alzai gli occhi verso Daniel.
Sul suo viso era comparso il solito sorriso da sbruffone e i suoi occhi sembravano brillare di nuovo pieni di sicurezza.
«Sei ubriaca Mia»

Io scossi la testa e mi chinai per appoggiare a terra il drink che tenevo ancora fra le mani.
«No»

Lui rise infilandosi una mano in tasca.
«Invece a me sembra di si»

Ci pensai un attimo. Ero ubriaca, forse un po'. Non capivo perché ma questa situazione iniziava a sembrarmi sbagliata. Fino a poche ore prima volevo solo festeggiare l'inizio di qualcosa di .. nuovo, mentre in quel momento avrei voluto solo essere come lui mi voleva, ed "ubriaca" non era, evidentemente, l'aggettivo giusto.

«Questo non ha importanza» Dissi quasi squittendo.

Lui strinse le labbra e di nuovo si passò una mano tra i capelli ricci.
Capii che lo faceva ogni volta che era nervoso e sorrisi accorgendomi di amare quel gesto.
«Non sai quello che vuoi ...» Si mosse verso di me, ma ci ripensò subito fermandosi all'improvviso «... se lo sapessi non mi chiederesti di restare»

Non capivo cosa voleva dirmi, ma non aveva importanza.
Mi coprì subito il viso con le mani e lo sentì ridere di nuovo.

Iniziava ad essere decisamente troppo imbarazzante.
Gli avevo appena chiesto di restare, ero stata rifiutata e ora si prendeva anche gioco di me. Ero sul punto di correre via in lacrime e scappare da quella situazione imbarazzante, quando sentì qualcosa prendermi le mani liberandomi il viso. 

A un palmo dal mio naso c'era lui, sorrideva.
Ma come aveva fatto ad arrivare tanto vicino senza che me ne accorgessi? 

Mi posò le mani sulle guance tenendomi vicino a lui, vicino al suo respiro, vicino ai suoi occhi e ai suoi riccioli scuri e il cuore iniziò subito a rimbalzarmi nel petto.
E' incredibile quante cose possono venirti in mente quando sei così vicino a una persona.

Alzai gli occhi per immergerli in quell'oscurità a cui non sapevo resistere e li sentii diventare lucidi.
Avevo deciso: da quel giorno non avrei mai più bevuto, odiavo perdere il controllo delle mie emozioni.

«Non sei tu il problem...»

«Daniel!»

Al suono di quella voce lui si ritirò di scatto facendo un rapido passo indietro, ed una ragazza, dai capelli anche più scuri dei suoi, corse verso di lui sorridendo. Anche lei era bellissima, decisamente meglio di me; mentre correva i lunghi capelli mossi ondeggiavano sbattendo sul suo vestito nero aderente.

Istintivamente feci anche io un passo indietro.

«Eccoti! Non ti ...» I suoi occhi si posarono su di me e io mi sentii gelare, per un attimo, mi sembrarono neri quasi più del dovuto, come se la pupilla scura si fosse dilatata «..trovavo più»

Distolsi subito lo sguardo mentre dentro di me, non so bene né dove né perché, qualcosa si rompeva andando in mille pezzi.
Una vocina ingannevole continuava a trovare spiegazioni improbabili ripetendomi: è solo una sua amica, ma sentivo che non era così. 

Poi una risata stridula e glaciale interruppe il flusso dei miei pensieri.
Quella ragazza rideva di me.

«Smettila di giocare al gatto e il topo con le ragazzine» Appoggiò una mano sul braccio di Daniel e mi lanciò uno sguardo divertito «E torna dentro»

Daniel mise le mani in tasca e sorrise, anche lui in maniera glaciale, vuota.
Ora dentro di me quel qualcosa che si era rotto era stato totalmente distrutto,al punto che non avrei più saputo dire di cosa si trattasse.

«No .. non voglio tornare dentro, andiamocene da qui Chris» Daniel prese dalla tasca le chiavi della macchina e strinse il braccio intorno alla sottile vita di Chris. 

E mentre loro se ne andavano io me ne stavo li, immobile, pensando solo:
"Ethan aveva ragione".

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