Quando la sveglia suonò, io avevo ancora gli occhi sbarrati.
Fantastico: primo giorno di università ed io non ho dormito nemmeno un minuto.Sbattei le palpebre continuando a fissare il soffitto e poi girai lentamente il viso alla mia destra; Carol dormiva in modo scomposto sulla piccola sedia nell'angolo con un libro ancora aperto sulle ginocchia.
Quella notte avevamo passato molto tempo a parlare. Lei voleva sapere cosa ci fosse che non andava in me, ed io volevo convincerla che non c'era nessun problema, che andava tutto bene. Mi alzai dal letto sospirando.
Non ero riuscita a convincerla, ovviamente, come, d'altronde, non ero riuscita a convincere me.La scrollai dolcemente per una spalla «Carol è mattina»
Lei aprì leggermente gli occhi e poi li richiuse subito agitando una mano «Iniziano al pomeriggio le mie lezioni» Le parole uscivano a fatica dalle sue labbra impastate dal sonno «Te l'ho detto almeno un milione di volte»
Una fitta mi perforò il petto.
Me l'aveva detto almeno un milione di volte ma io avevo almeno un milione di altri pensieri per la testa. Mi chiesi per quanto tempo avrei potuto tenere Carol fuori dalle mie pazzie, dal turbine di pensieri e immagini che mi offuscavano la mente e mi risposi che, probabilmente, prima o poi, l'avrei persa.Mi vestì in fretta senza dare troppa importanza a quello che sceglievo e mi guardai allo specchio; due enormi occhiaie mi solcavano gli occhi.
Inorridì e presi il correttore con una smorfia. Avrei davvero voluto che mi importasse qualcosa del mio aspetto, del primo giorno di lezioni e anche di Carol, ma non era così. Non poteva essere così.
I miei pensieri tornavano sempre a mia madre, alle notti insonni che avevo passato e agli occhi scuri di Daniel, di Trevor e di Chris.Per tutta la notte quegli occhi scuri mi avevano perseguitato. Appena le mie palpebre calavano, quelli comparivano chiaramente davanti a me.
Solo due occhi neri e vuoti.
Inizialmente pensavo fossero quelli di Daniel, gli stessi che mi avevano guardato quella notte in macchina mentre ero in preda alla disperazione e ai singhiozzi, ma più li guardavo, più mi rendevo conto che io non potevo saperlo.
Dietro a quelle pupille nere non c'era niente se non buio e ombra.
Potevano essere gli occhi di Chris, o di Trevor o anche di Lisa.
Rabbrividì pensando a quanto i loro occhi fossero simili e allo stesso tempo così difficili da trovare.
Occhi neri, di un' oscurità indescrivibile. Vuoti.Scossi la testa.
«Hai un aspetto orrendo» June entrò nella mia stanza facendo volteggiare le chiavi della macchina «Ti serve un passaggio?»
Io mi girai confusa e scossi la testa «No grazie, pensavo di camminare un po'»
Lei alzò le spalle facendo muovere i lunghi capelli scuri che per una volta non aveva legato in una treccia.
Era serena come sempre e, come sempre, la sua serenità sembrava poter coinvolgere tutto ciò che la circondava. Guardandola mi chiesi, per la centesima volta, perché nella mia vita non ci fosse mai stata una serenità tale. Mi chiesi perché, anche io, non potessi essere così felice, così radiosa, preoccupata solo di arrivare in orario e fare bella impressione.
Quando June chiuse di nuovo la porta afferrai la borsa e scrollai un'ultima volta Carol, per essere sicura che si svegliasse, prima o poi.
«Hei Carol io ... » Sospirai «... vado»Lei agitò una mano in aria «Si tra un'oretta mi preparo ... »
La abbandonai confidando nelle tre sveglie che aveva preparato la sera prima.Quando uscì di casa, il vento fresco di Settembre mi punse la pelle ed io tirai su la zip del giubbotto stringendolo il più possibile a me. Aprì sospirando gli appunti con le indicazioni di Carol sulla strada da fare per arrivare all'università e respirai profondamente come per ricordarmi di saperlo ancora fare.
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APATHY
ParanormalMia Anderson è una diciannovenne bella, esuberante e con la passione per la letteratura. Ma nel suo passato si nasconde un episodio dal quale cerca disperatamente di fuggire: la misteriosa scomparsa di sua sorella. L'inizio dell'università...