Parte 17

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Per tutti quelli che sono arrivati fino a qui grazie mille e tenete duro la storia sta per prendere una piega inaspettata!

Soffiai dolcemente sulla mano destra e storsi la bocca.
Forse avevo sbagliato a scegliere lo smalto marrone.
Forse il grigio sarebbe stato meglio.

Carol soffocò una risata cercando di coprirsi la bocca e io la guardai storto.
«Non posso credere che tu non le abbia risposto» Ridacchiò di nuovo, questa volta senza nemmeno provare a nascondersi «Io le avrei tirato uno schiaffo»

«Io ... » Alzai gli occhi al cielo e provai a concentrarmi di nuovo sul mio nuovo smalto «... preferirei non parlarne»

Carol si agitò sul divano, accanto a me «Non posso credere di non avere visto questa scena»

«Ok, davvero smettiamo di parlarne» Mi agitai anche io lasciandomi sfuggire un urletto strozzato.

Ogni volta che il mio pensiero si avvicinava a quel momento non riuscivo a fare altro che pensare a tutti i modi in cui avrei potuto picchiarle.
Strinsi la bocca.
Un bel pugno in faccia, ecco cosa ci sarebbe voluto.

Il rumore delle chiavi che girano nella serratura ci fece sussultare e la splendida immagine dei miei pugni sul viso di Chris scomparve improvvisamente.

June entrò a piccoli passi nel soggiorno e si sedette sulla piccola e malridotta poltrona marrone di fronte a noi. Mentre ci guardava le sue mani leggere accarezzavano la lunga treccia scura che, come sempre, lasciava cadere sul davanti.

«June!» Carol sorrise radiosa «Non sai cosa ti sei persa!»

Io abbassai lo sguardo, la paura di trovare nei suoi occhi le stesse emozioni di quella notte era troppo forte.
Dentro di me sentivo che non aveva dimenticato quello che era successo.
Scossi la testa. Io non ricordavo nulla.
Era meglio così?

«Dimmelo» June sorrise inclinando la testa e soffocando, con quell'unico gesto, tutte le mie paure.

Agitai la mano in aria «Fatelo quando io non ci sono per favore»
June alzò le spalle e Carol ridacchiò per la millesima volta.

Mi guardai intorno sprofondando nel divano morbido, quando il mio sguardo cadde sul ciondolo che June portava al polso. Era una pietra di un rosa intenso, talmente piena di luce da potere illuminare, con i suoi riflessi rosa e viola, l'intera stanza. 

«Hei» Indicai la pietra con il dito e June sorrise raggiante «E' bellissima»

A quel sorriso non potei non domandarmi se avrei dovuto parlarle ancora, chiedergli scusa. Ancora una volta l'immagine dei suoi occhi spaventati prese posto tra i miei pensieri.

June agitò il braccio in aria e tante scintille rosa brillarono sulla superficie del ciondolo, quasi come fossero tante piccole stelle «Me l'ha data Alex stanotte ... » Appena pronunciò il suo nome i suoi occhi castani presero a brillare «Per calmarmi» Strinse la pietra al petto e sospirò.

«A proposito io ...» La mia voce era tremolante e debole. Avrei voluto chiederle scusa e riuscire, in quel modo, a cancellare quell'enorme peso che mi opprimeva il petto.

June mi interruppe alzando una mano «Non ti preoccupare Mia, non volevo reagire così» Incrociò le gambe «Ho esagerato» Sorrise dolcemente e abbassò lo sguardo sul ciondolo che portava al polso.
La vidi muoverlo avanti e indietro osservando le increspature di luce che vi si disegnavano sopra. 

«Oh che dolci» Carol sbatté le mani in aria dimenticandosi dello smalto fresco sulle unghie «Stasera cosa facciamo?» I suoi occhi azzurri si fermarono sull'unghia che aveva appena rovinato.
La sentii imprecare e ridacchiai.

June scrollò le spalle e si alzò stiracchiandosi «Io sinceramente non pensavo di uscire»

Sapevo che stavano per iniziare le lezioni e che questo era l'ultimo giorno in cui potevamo uscire tranquillamente ma non avevo alcuna voglia di fare tardi o di uscire.
E poi non potevo sapere se avrei incontrato di nuovo Chris e i suoi amici e, dato quello che era successo oggi, era l'ultima cosa che volevo.

Carol sbuffò «Alice va ad una festa, potremmo andare con lei, no?»

Mi arrotolai una ciocca di capelli intorno al dito.
Una festa di nuovo?
Non pensavo di avere abbastanza energie per questo. La mia mente percorse il corridoio ed entrò nella mia stanza fino a portarmi davanti al comodino, davanti ai due libri che avevo preso l'ultima volta in biblioteca e non avevo ancora letto. Pensai alla sensazione delle pagine tra le dita, al modo con cui quella sensazione riusciva a rilassarmi. 

«Io ragazze ... » Carol mi scoccò un'occhiataccia «... vorrei rimanere a casa a dormire un po'»

June si incamminò verso il corridoio, sovrappensiero «Va bene» Guardò Carol con espressione esasperata «Immagino che dovrò venire io alla festa con te, allora»


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