Prima di entrare in casa accartocciai i fogli in borsa, non volevo spiegare niente sulle mie ricerche a Carol o June. Non pensavo che avrebbero capito o, semplicemente, non ero pronta ad ammettere di essere leggermente uscita di testa.
Quando aprii la porta Carol stava leggendo un libro stesa sul divano, mentre June, accanto a lei, guardava un film.
Nessuna delle due sembrò interessarsi a me.«Mi ha chiamato tua mamma» Carol alzò un attimo lo sguardo dal libro «Ha detto che non le rispondi»
Io sbuffai e mi incamminai lentamente verso la mia stanza, lasciando che ad ogni passo il ricordo di Daniel vicino a me si affievolisse. Era un bene, ma sentivo che una grossa parte di me avrebbe voluto trattenerlo.
Era davvero bello, anzi, stupendo.
Scossi la testa, era un' idiota.Entrata in camera, chiusi la porta a chiave, tirai fuori i quattro fogli dalla borsa e li appoggiai sulla scrivania.
Dentro a quel piccolo spazio non riuscivo nemmeno a respirare. Ma era colpa mia, avevo scelto io di prendermi la piccola camera singola.
Maledicendomi mi sedetti sul letto con lo sguardo sempre rivolto alle pagine stampate, non ero sicura di volerle leggere. Mi sembrava tutto così assurdo, incomprensibile. Talmente tanto folle da potere essere semplicemente un'illusione della mia mente.
Stringendomi le braccia al petto mi lasciai cadere sul materasso.
"A volte la mente gioca brutti scherzi", lo psichiatra di mia madre lo aveva ripetuto per anni.Rotolai su un fianco.
Qualunque cosa dicessero quelle quattro pagine non avrei voluto che influenzassero la mia vita.
Ma sarebbe potuto succedere, a mia madre era successo.Sbuffai e presi il telefono dalla borsa. C'erano due chiamate senza risposta.
«Mia?» Sentii mia madre sospirare «Potresti anche rispondere quando ti chiamo... »Sospirai anche io passandomi una mano tra i capelli.
«Lo so mamma, scusa»«Tutto bene? Come vanno le cose li?» Il suo tono era tranquillo e io mi rilassai subito.
«Si benissimo, qui mi piace molto»
«Mmm...» Sentii qualcosa sbattere a terra e la immaginai mentre preparava la cena, facendo cadere tutto, come sempre «... La città è grande?»
Io annuì al muro, con gli occhi che fissavano il soffitto «Più di quanto immaginavo»
«Bene, avevo paura fosse un posto desolato»
«Mamma, tu come stai?» Mi rigirai ancora e una ciocca di capelli castani mi cadde sugli occhi, io la osservai per un po'.
«Bene tesoro, non vedo perché dovrei stare male» La sentii ridere «Forse stasera invito qualche amica a casa»
«Mamma tu dovresti uscire un po'»
La sentii sbuffare «Smettila di preoccuparti per me e, piuttosto...»
La sua voce si abbassò diventando un sussurro e io socchiusi gli occhi «... ti ricordi cosa devi fare se qualcosa ti preoccupa vero?»Rimasi in silenzio mentre sentivo il battito del mio cuore rallentare lentamente.
«Mamma ...»«L'acchiappasogni che ti ho dato, il tuo, lo hai appeso vicino al letto?»
Alzai gli occhi al cielo. Non lo avevo tirato nemmeno fuori dalla valigia, non volevo più vedere quegli affari nemmeno da lontano, non da quando mia madre li aveva sparsi per tutta la casa.
Quando chiudevo gli occhi riuscivo ancora a vederli: solo in camera mia ce n'erano dieci.«Si mamma certo» Mentii e lei sospirò, sollevata.
«Bene tesoro»Un profondo silenzio si allargò tra noi per qualche minuto e io la salutai. Quando chiusi la chiamata mi sentii subito stanca, di una stanchezza simile a quella che si può provare dopo una lunga maratona.
Mi rimisi a sedere e i miei occhi caddero nuovamente sul piccolo gruppo di fogli sopra la scrivania.
Scrollai la testa. Era un'assurdità.
Pensai subito che, probabilmente, avevo disegnato quel segno inquietante solo perché lo avevo visto su quello strano libro e a questa spiegazione sorrisi soddisfatta.
D'altronde quel libro mi aveva colpito, no?
Senza pensarci due volte presi i fogli dalla scrivania e li nascosi insieme al diario. Era meglio così.Mi ributtai sul letto decisa a riposarmi un po' e mentre gli occhi si chiudevano io nutrii la speranza di potere cancellare tutte le mie strane idee con quell'unico gesto. Più la palpebra si chiudeva più mi sentivo lontana dall'immagine di me in biblioteca, dall'immagine di quello strano disegno, dall'immagine di Daniel, dai suoi occhi.
Presto mi addormentai, convinta che tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Convinta di avere fatto la cosa giusta.
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APATHY
ParanormalMia Anderson è una diciannovenne bella, esuberante e con la passione per la letteratura. Ma nel suo passato si nasconde un episodio dal quale cerca disperatamente di fuggire: la misteriosa scomparsa di sua sorella. L'inizio dell'università...