La notte arrivò troppo velocemente e carica di un nero troppo intenso.
Per tutta la sera avevo provato a distrarmi leggendo un libro ma era stato tutto inutile. Non riuscendo a superare nemmeno la prima riga mi ero limitata ad accarezzarne le pagine con l'indice. Come per misurarne la consistenza e lo spessore.
Tra un pensiero e un altro, però, mi rendevo conto di come queste sembrassero non esistere sotto le mie mani. Era come se fossi lontana, troppo distratta per vedere le cose com'erano davvero.
Tutto, infatti, mi appariva sfocato. Persino le risate di June e Carol erano lontane, soffuse, provenienti da un'altra dimensione.Quando uscirono per andare da Alex tirai un lungo sospiro di sollievo.
Appoggiai mollemente la testa sul cuscino e, subito, l'immagine di Daniel comparì nella mia mente. Un sorriso mi sfiorò la bocca seguito da un leggero fremito. Uno di quei fremiti che sembrano piccole scosse e ti colgono impreparata.
Perché non poteva essere tutto più semplice?Mi passai una mano tra i capelli e cercai di non pensare ad Eva, a mia madre o al bosco.
Mi venne da ridere.
Più cercavo di distrarmi più i pensieri si facevano intensi e le immagini nella mia mente si moltiplicavano. Per un attimo pensai di smettere di cercare di distrarmi. In fondo io non ero mia madre. Non ero matta.Scrollai la testa.
Continuavo a vedere davanti a me due luminosi occhi neri che mi guardavano, immobili, perfetti, pronti ad ingoiarmi. Pensai di urlare, di impazzire. Ma qualcosa mi diede forza e non mi mossi. Mi limitai a guardarli con curiosità e mi sembrò di desiderare che rimanessero per sempre.
Sentivo che una parte di me li stava chiamando a gran voce. Come se quegli occhi fossero la risposta per tutto ciò che stava succedendo o per la mia stessa vita.Di nuovo scossi la testa e iniziai a camminare avanti e indietro. Ad ogni passo una nuova immagine si aggiungeva alla precedente, senza sosta. Strinsi le mani con forza, e per un attimo fu come se qualcosa mi pungesse, ma ero ancora troppo lontana per capire, troppe cose si agitavano contemporaneamente nella mia mente.
I pensieri vorticavano velocemente ma, questa volta, invece di opprimermi sembravano liberarmi da un peso e, presto, un sorriso si fece largo sul mio viso. Sorrisi ai ricordi più dolorosi della mia infanzia, agli occhi neri di Trevor, alle cattiverie di Chris e ai tagli che portavo ancora sui piedi e nell'anima.
Poi, improvvisamente, una goccia calda mi scivolò sulle dita cadendo mollemente per terra, accanto al mio piede.
Distratta dai miei pensieri abbassai lo sguardo sulla piccola macchia rossa che sporcava il pavimento. Sangue.Balbettai qualche parola senza significato e alzai la mano ferita verso il muro. Una piccola parte di me si chiese come avevo fatto per ferirmi, ma quella voce lontana e proveniente dalla mia coscienza si zittì quasi subito. Sopita da altro, da qualcosa di più forte.
Lentamente, con il dito sporco di sangue, tracciai un cerchio abbastanza grande sul muro. Dalla mia gola usciva ad ogni tratto un piccolo borbottio, lo scheletro di parole non pronunciate, inutili e forse pericolose.
Sapevo perfettamente cosa dovevo fare e lo feci senza esitazioni, come guidata da qualcun altro, con lo stesso sorriso sulle labbra.
Quando ebbi finito rimasi immobile a guardare. Aspettai senza sapere perché, ma con la convinzione di doverlo fare. Nella mia mente ripetute immagini si facevano strada diventando sempre più invadenti.
Sentivo un pianto, vedevo occhi scuri, capelli neri e lunghi che ondeggiavano a destra e sinistra e ad ogni immagine il sorriso sulle mie labbra si accentuava.
Presto comparve mia madre, i capelli marroni ricoperti da leggere striature grigiastre, il crocefisso che ondeggia lento come un pendolo. Socchiusi gli occhi e sospirai prima che l'immagine di lei si sciogliesse lasciando solo una sagoma vuota con due profonde voragini negli occhi.
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APATHY
ParanormalMia Anderson è una diciannovenne bella, esuberante e con la passione per la letteratura. Ma nel suo passato si nasconde un episodio dal quale cerca disperatamente di fuggire: la misteriosa scomparsa di sua sorella. L'inizio dell'università...